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DIARIO 2018 - MISSIONE A DOBOROVCI: RELAZIONE DELLA SETTIMANA IN BOSNIA DEL 2018

RELAZIONE MISSIONE ESTIVA 13-18 AGOSTO 2018 - ATTIVITA' SVOLTE

Lunedì 13 agosto

- Laura, scrivi tu il diario del primo giorno?

- Sì, va bene!

Dopo 18 anni che non vai in Bosnia, non è che puoi tirarti indietro davanti ad una richiesta così semplice, anche se sai già che per te tanto semplice non sarà... E poi, se te lo chiede il Presidente, non vorrai mica dire di no alla prima richiesta che ti fa??

Allora ti metti in ascolto, apri le orecchie, la mente e soprattutto il cuore, perchè quando vai in Bosnia, a Doborovci, è il cuore che la fa da padrone. è il cuore che ti guida, anche se cerchi di vedere le cose con obiettività, magari anche con spirito critico per dare una motivazione sensata a quello che stai facendo. Anche se provi a rimanere distaccato da ciò che vivi in quella settimana. Anche se quando sei a casa tua hai già tanti pensieri e decidi che andare a fare un campo di volontariato come quello che stai per fare, può aiutarti a staccare un po’ dai problemi della tua quotidianità senza per forza dover farti carico di ciò che andrai a vivere laggiù.

Ma sai già che, anche se questi sono i tuoi “buoni propositi” prima della partenza, quando vai a Doborovci, ad un certo punto, dovrai fare i conti con il tuo cuore e con te stesso. Soprattutto dopo tutto questo tempo in cui sei stato lontano.

Il viaggio dell’andata, domenica, è filato liscio, senza troppo traffico e, a detta dei veterani, con pochissima coda alle frontiere. Bene, ho ricordo del mio primo viaggio fin qui in un pulmino allucinante, nel 1998, durato non so più quante ore e questo effettivamente mi sembra un viaggio di piacere.

Nel tragitto rivedo alcuni posti che pian piano ritornano nella mia mente, il fiume Sava, tra la frontiera croata e quella bosniaca, che quella prima volta avevamo attraversato con una sorta di barcone, dopo una lunga attesa perchè poteva caricare solo un po’ di mezzi alla volta.

L’Arizona, che riconosco solo perchè c’è il cartello con il nome, zona commerciale molto più moderna rispetto al mercato di banchi e merci che quasi invadevano la strada, allora polverosa e piena di gente, oggi invece costituita per lo più da negozi e fabbricati in muratura.

E poi il panorama, quelle dolcissime colline verdi che faranno da sfondo alla nostra frenetica settimana, e che mi fanno pensare a quante belle passeggiate si potrebbero fare anche con i bambini, i nostri e quelli del posto.

Non ci sono più le case ferite dalla guerra, con quegli squarci che tanto mi avevano impressionato quando ero venuta qui, e non ci sono nemmeno più i cartelli che allora segnalavano la possibile presenza di mine anti-uomo ai bordi di alcuni terreni non ancora bonificati... In tutti questi anni sono state fatte delle buone cose per questo popolo, per questo Paese, tutto ciò mi solleva anche un po’. Vedo anche delle belle case, negozi, piscinette nei giardini, una casa piena di fiocchi colorati e con donne e uomini molto eleganti che stanno festeggiando un matrimonio. La vita è andata avanti anche qui, chissà cosa mi aspettavo.

A Doborovci al nostro arrivo stanno allestendo le bancarelle per la festa che si svolge ogni anno in questo periodo, inizio a vedere i primi spiedi di agnelli che girano a bordo strada, i banche di scarpe ed abbigliamento non proprio all’ultima moda, ma nemmeno impossibili da portare, le bancarelle della frutta, dei dolciumi, degli hamburger e dei cevapcici, di cui faremo scorpacciate nei giorni seguenti. Non mi sembra più che sia passato così tanto tempo dall’ultima volta che ci sono stata, riconosco alcuni luoghi e persone del posto, mi sento più a mio agio.

Ci sistemiamo nelle nostre case e svuotiamo le macchine, prima di cenare tutti insieme al ristorante da Kruško, quello che sarà la nostra base per mangiare, per preparare le attività, per fare i laboratori con i bambini, per riflettere su ciò che stiamo vivendo.

Dopo cena giro in giostra per i bambini e poi tutti a letto.

C’è molto bisogno di riposare ma il sonno tarda ad arrivare. Oltre al pensiero che se ne sta lì in un angolo della mia mente su come reagirò a tutto ciò che mi aspetta, un altro tarlo è lì in agguato, ed è come saranno invece i miei figli ad affrontare questi giorni.

Ma il gruppo con cui sto facendo questa esperienza ci accoglie veramente con un calore che difficilmente in altre situazioni ho potuto sentire. è vero, molti di loro li conoscevo già, c’è mia sorella con la sua famiglia, altri con cui ero venuta in Bosnia le altre volte... Ma il modo in cui io e la mia famiglia veniamo trattati, ci fa sentire veramente parte di una famiglia ancora più grande, legata da uno scopo positivo comune, che ci fa unire le forze e sopportare i momenti più faticosi, perchè puoi toccare con mano l’appoggio di tutti, ognuno a suo modo, ma sempre con disponibilità e pazienza, con parole di incoraggiamento e capacità di ascolto. E capisco allora come l’AVIP riesca ad essere ancora viva ed attiva dopo tutto questo tempo, dopo le mille difficoltà che sicuramente avrà incontrato nel suo percorso, dopo i numerosi arrivi e partenze di tutte le persone che negli anni hanno fatto parte di questa associazione. Credo che i volontari che ne fanno parte possano essere veramente orgogliosi di ciò che hanno creato e che continuano a mantenere vivo, e io sono felice di averne fatto parte quest’anno, intanto almeno per questa settimana.

è lunedì, ognuno si organizza in autonomia per la colazione perchè la cucina non è ancora utilizzabile, ritrovo da Kruško più o meno alle 9 e briefing per organizzare la giornata: un gruppo pulisce e sistema la cucina, un altro gruppo si reca in campo sportivo per formare le squadre con i primi bambini che iniziano a farsi vedere di fronte al ristorante, realizzando dei braccialetti di diversi colori per indicare le squadre, e poi inizieranno a giocare a palla guerra e ad altri giochi, un altro gruppo si occuperà dei giochi per i bambini più piccoli - tutti i giochi inizieranno e termineranno con bance e balletti vari - e io con Francesco, Mario e Leila che ci fa da interprete, ci recheremo presso la scuola per incontrarci con il direttore.

Non avevo mai visto l’attuale scuola, è molto bella e ben tenuta, aule luminose e colorate, cartelloni appesi dappertutto, in una parte del salone al primo piano è stato ricostruito un “angolo del caffè” con tappeti, caffettiere e tazzine tipici della tradizione bosniaca.

Il direttore ci racconta che la sua scuola accoglie i bambini dalla 1° alla 9° classe, ma essendoci 227 alunni, le classi frequentano suddivise in due turni, alcune al mattino, altre al pomeriggio. La scuola inizia a 7 anni, con un corso preparatorio che inizia nell’aprile precedente alla classe 1°. Non c’è la scuola dell’infanzia a Doborovci, molti genitori non lavorano e quindi non manderebbero i bambini a scuola, e quella più vicina è a Gracanica, troppo lontana. Purtroppo però ti accorgi che l’assenza di questo grado di scuola si ripercuote sicuramente sulle abilità dei bambini, ed è un peccato.

L’altro problema è la non frequenza di alcuni bambini del campo profughi, per i quali l’AVIP aveva dato la disponibilità di un contributo, ma inutilmente. I genitori portano solamente qualche giorno i bambini a scuola, poi li tengono a casa, sicuramente non li mandano al venerdì, giorno in cui vanno alla moschea a chiedere l’elemosina.

Si è poi parlato del progetto “Scuole - Ponti di pace” che ha avuto un riscontro positivo sia nelle scuole bosniache che in quelle italiane coinvolte. Mario ha consegnato i cartelloni che le scuole italiane hanno realizzato sul tema dell’ambiente, tema in comune con le scuole bosniache, e con i quali si allestiranno delle mostre nelle rispettive scuole, con tutti i materiali bilingue prodotti.

Torniamo che è quasi ora di pranzo, sono stati stabiliti i turni per cucinare e per lavare i piatti, dopo pranzo ci apprestiamo a preparare le attività del pomeriggio e si riparte: i tornei in campo per i bambini più grandi, laboratorio di costruzione di strumenti musicali con materiale di recupero e braccialetti per i più piccoli. Luciana e Silvia, con Biba come interprete - e, a turno durante la settimana, tutti i volontari - iniziano il giro tra le famiglie del campo profughi, prendendo nota delle necessità, della cura nel mantenere decorose le proprie abitazioni, soprattutto nelle case in cui l’AVIP ha ricostruito i bagni, dei nuovi nati e di tutto ciò che queste famiglie hanno bisogno di raccontare. Mi ha colpito molto ciò che molte donne, più o meno giovani, hanno voluto dirci: non si trattava solo di richieste materiali, ma anche solo un voler ringraziare perchè c’era qualcuno che le ascoltava e che cercava di capirle.

Donne spesso in balia di uomini la cui principale preoccupazione spesso non è certamente il benessere delle loro mogli o compagne, ragazze che a volte non hanno nemmeno la licenza di scuola media e che quindi non possono essere iscritte alle liste di collocamento, con conseguente impossibilità a trovare un lavoro, donne che cercano nonostante tutte le avversità, di vivere la loro vita e di dare un futuro ai loro figli.

Intanto finisce questa prima giornata, si cena e ci si ferma a parlare di com’è andato questo primo giorno davanti ad una tazzina di caffè.

Tante le cose da raccontare, da chiedere, su cui riflettere per migliorare. Tanta la stanchezza. Ma tanta anche la voglia di ripartire l’indomani per fare meglio ciò che non sono riuscita a fare oggi, per dare di più di quello che mi è stato chiesto, perchè tanto lo so che, per quanto avrò dato e fatto, ciò che riceverò da questa esperienza sarà sempre infinitamente di più.

E penso al peso che sentivo dentro di me ieri, e capisco che probabilmente era solo la paura di non essere più capace di accogliere e apprezzare la profonda esperienza che sto per vivere, e invece fin da subito le emozioni mi stanno travolgendo, le cose si stanno svolgendo come devono andare, e io mi porterò a casa un bagaglio pieno di storie di persone che, ancora quest’anno come vent’anni fa, arricchirà profondamente la mia vita e allargherà i miei orizzonti.

Laura

Martedì 14 agosto

Martedì è il primo giorno che facciamo colazione insieme, ma possiamo già notare alcuni visi assonati. Nonostante questo si parte subito con tutte le attività del giorno: noi giovani scendiamo per far ballare e giocare i bambini e i ragazzi; altri si sono trovati per far visita al campo profughi e un'altra parte del gruppo a far visita ai casi sociali.

Finiti i giochi abbiamo lasciato un pallone da calcio e alcune casacche per i ragazzi, mentre noi siamo andate ad aiutare a preparare il pranzo, un altro momento di ritrovo e condivisione.

Noi giovani ci dividiamo subito dopo pranzo:una parte va a Vranovici e un altra va a Doborovci.

A doborovci siamo partiti subito con il torneo di calcio, già ferrato perchè collaudato da parecchi anni, diretto da Jacopo.

Invece con quello di pallavolo abbiamo innanzitutto montato la rete aspettato che arrivassero tutti i ragazzi per dividere le squadre in modo equo così che tutti potessero giocare divertendosi, infatti il nostro motto è INSIEME CON GIOIA; diretto da Chiara e Dario.

Nel frattempo Emma e Sofia sono partite per Vranovici con piccoli, medi e grandi.

Una volta arrivati ci accolgono correndoci incontro abbracciandoci con grande affetto, come sempre.

Siamo partiti con dei bans per farli scaldare, in seguito li abbiamo fatti giocare dividendoli in squadre, siccome faceva freddo abbiamo deciso di entrare a scuola e fare dei laboratori con le bambine e le mamme.

Mentre abbiamo lasciato i ragazzi andare in campetto a giocare a calcio.

Intanto a a Doborovci i tornei erano finiti anche perché il cielo si era oscurato e aveva iniziato a piovere.

Una volta tornati in patria doccetta veloce e fresca nella casa della gioventù.

Siccome pioveva la comitiva si è spostata dentro da Kruško per cenare.

Ma noi impavidi esploratori siamo andati fuori a giocare a carte a lume di torcia.

Un'altra giornata di questa bellissima esperienza finì.

Stanchi ma soddisfatti!

Chiara, Emma e Sofia

Mercoledì 15 agosto

Mercoledì 15 agosto. In Italia è Ferragosto, e noi siamo qui impegnati in varie attività, ma non è un problema: la vita in gruppo, così come il rapporto con la gente di Doborovci (grandi e piccoli) è, come sempre, gratificante.

Il temporale di ieri sera ha portato un po’ di fresco, dopo la calura dei giorni scorsi.

Oggi è il giorno del concorso di pittura in ricordo di Angelo Panizzolo (Nini) un socio che si è sempre speso con convinzione e dedizione per i progetti dell’A.V.I.P., ed è mancato nel 2013 a causa di una grave malattia.

Quando arriviamo a scuola, i bambini sono già lì che ci attendono. Quest’anno gli iscritti sono 87: vuol dire che il concorso “ha preso piede” tra gli alunni di Doborovci.

Entriamo a scuola e suddividiamo i partecipanti in due gruppi: da una parte gli alunni dalla classe prima alla classe quinta (6-11 anni), dall’altra gli alunni dalla sesta alla nona classe (12-15 anni).

Ai partecipanti viene consegnato il materiale: foglio da disegno per tutti, colori a cera per i più piccoli, colori a tempera e pennello per i più grandi.

Per il concorso il tema assegnato è “FANTASIA DI COLORI”.

Appena comunicato il tema, alcuni si mettono subito a disegnare, altri sono fermi a riflettere; ma dopo qualche minuto sono quasi tutti al lavoro (solo pochi alunni lavorano con poca motivazione).

Entro il termine fissato tutti consegnano il proprio lavoro. Diamo un’occhiata ai disegni e possiamo constatare che si tratta di elaborati molto vari; non ci sono lavori stereotipati, e si notano dei dipinti di notevole creatività.

Appena consegnati i disegni entro l’ora stabilita, si svolge una lotteria con la quale possiamo far vincere dei regali a tutti i partecipanti. Come premi ci sono quaderni, colori, piccoli giocattoli, berretti, magliette; semplici cose, che però fanno la felicità dei bambini: a loro basta così poco!

Al termine della mattinata, ci ritroviamo per il pranzo in gruppo. Dopo pranzo, c’è tempo per una riflessione di gruppo sull’esperienza (siamo a metà settimana). Si ragiona soprattutto sulle situazioni di particolare bisogno con cui siamo a contatto in questi giorni: ci si confronta sulla necessità di arrivare a scelte condivise per i casi più complessi. Questa riflessione ci porta a constatare che, pur impegnati ciascuno in una specifica attività, possiamo trovare un denominatore comune: andare oltre il proprio punto di vista e la personale sensibilità per condividere gli obiettivi generali. Proseguendo con le riflessioni, si scopre che questo impegnarsi insieme e confrontare le impressioni è un modo, anche, per fare formazione sul campo.

Al pomeriggio si svolgono, come negli altri giorni, le gare dei tornei di calcio e di pallavolo, mentre altre persone continuano le visite alle famiglie del campo profughi e ai “casi sociali del villaggio.

IMPRESSIONI PERSONALI

1. Posso dire che, anche grazie allo scambio di pareri del dopo pranzo, la missione 2018 è andata bene. Io ho partecipato a quasi tutte le missioni dal 1996 in poi: dopo alcune esperienze precedenti più problematiche, quella del 2018 si è rivelata come un’annata buona. I volontari nuovi si sono ben integrati con i cosiddetti “vecchi”, in completa condivisione. L’atmosfera serena nella vita di gruppo è stata accentuata anche dalla presenza di alcuni bambini, tutti tranquilli, gioiosi e composti nella stesso tempo. Alcuni volontari, infatti, sono venuti con le famiglie al completo: una bella prospettiva per augurare luna vita all’AVIP.

2. Io ho seguito, con altri volontari, i casi sociali segnalati dalle Comunità Locali di Doborovci e di Doborovci Alto. Sono presone o famiglie con grossi problemi di salute, o condizioni economiche precarie. Ci siamo recati a visitare queste persone, per stabilire una forma di vicinanza umana e per avere delle informazioni sulle loro situazioni, in base alle quali decidiamo gli aiuti. Abbiamo potuto toccare con mano situazioni veramente tristi, di fronte alle quali sentivamo il limite della nostra presenza una volta all’anno. Ma tutti hanno ripagato la nostra visita con una forma intensa di gratitudine per il nostro pur modesto contributo.

Mario Fiorin

Il campo sportivo

Questo pezzo di terra che fa da piazza al paese, a volte verdissimo a volte terra e fango, questo infinitamente piccolo pezzo di mondo è da più di vent'anni il centro di un altro mondo.

è un contenitore di emozioni, di sudore, di giochi, di balli e di musica.

Quel giorno di molto anni fa si riempì di più di 300 bambini fuggiti con le mamme dalle atrocità della guerra.

Ogni giorno per tutta la settimana, per ogni anno, in quel campo il nostro cuore si è aperto all'umanità .

Nessuno di noi potrà dimenticare gli abbracci, le mani strette, gli sguardi, le lacrime.

Nessuno potrà dimenticare le mamme sedute ai bordi, che finalmente vedevano i loro bimbi tornare a sorridere .

In questo campo abbiamo giocato la partita più importante della nostra vita.

Abbiamo giocato contro la tristezza, e abbiamo vinto.

Abbiamo capito il valore della solidarietà.

Ora giochiamo con i figli di quei ragazzi ed è sempre sudore, sono sempre sorrisi e abbracci.

Sono sempre piccoli e semplici momenti di gioia

E cerchi..mano nella mano sempre più grandi.

Francesco Zanin

Venerdì 17 agosto

è già venerdì, la stanchezza si fa sentire, ma la gioia della condivisione rende tutto più leggero!

Già durante la colazione iniziamo ad organizzare le varie attività.

Chi seguirà l’animazione e i laboratori, chi deve completare la visita ai casi sociali e al campo profughi, chi segue i tornei di calcio e pallavolo giunti alle finali, chi si preoccupa di acquistare bibite e dolci per la sera, quando è previsto un momento con la gente del villaggio in cui si proietteranno le fotografie scattate in questi giorni, chi non ha ruoli precisi ma come tutti si dà da fare affinché tutto vada al meglio.

è questo che mi piace di questa settimana, è questo che trovo nelle persone che vivono con me questa settimana: ciascuno, a suo modo, è disponibile, partecipe, volenteroso, umile, sorridente. E questo mi fa star bene.

Stamattina non partecipo ai giochi in campo con i piccoli, resto a preparare i materiali per i laboratori che, come sempre, sono un successo. Vedere i piccoli e i ragazzi destreggiarsi con carta, colla, nastri, colori, spugnette, ma soprattutto vedere il loro stupore e la loro soddisfazione per aver realizzato un piccolo oggetto da portare a casa dà gioia!

Dopo pranzo mi unisco a Biba, Silvia, Luciana e Ivana per la consegna degli abiti al campo profughi. Con noi viene anche Penny che visita il campo per la prima volta. Non so cosa si aspetti, l'entusiasmo all'inizio non è molto, ma a fine pomeriggio capisco dalle sue parole che l' esperienza è stata di sicuro positiva: è entrata in contatto con una realtà diversa e sconosciuta e ha sperimentato la dignità e l'umiltà con cui siamo state addirittura accolte in una casa ed assistere alla preparazione della pita.

Dopo una cena velocissima, troviamo le gradinate del campo da calcio piene di gente in attesa di scoprire cosa ci sarà in serbo stasera. Il gruppo dei ballerini di Ramsa si esibiscono nelle loro danze tradizionali, poi la proiezione delle fotografie coinvolge tutti i ragazzi e i bambini che aspettano di vedere il proprio volto tra le foto, sorridendo incuriositi. Segue la premiazione dei vincitori del concorso di disegno e la serata si chiude con i balli di gruppo a cui partecipiamo divertiti mescolandoci agli abitanti di Doborovci.

Un'altra giornata di intense emozioni, di condivisione, di sorprese e pure di imprevisti. Un'altra giornata di missione in Bosnia. Un'altra giornata INSIEME CON GIOIA!

Stile predefinito (basso contrasto).Cambia stile (testo scalabile, medio contrasto).Cambia stile (testo scalabile, alto contrasto).[Non definito.]
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