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BOSNIA - Doborovci

In alcuni momenti significativi, l'A.V.I.P. ha dato il proprio contributo alle missioni rivolte ad una città della zona centrale della Bosnia, cioè Gračanica (nel Cantone di Tuzla): Pasqua 1993, estate 1994, autunno 1995, estate 1996, estate 1997, maggio 1999 (per aiutare nuovi profughi, a causa della guerra del Kosovo). Dal 1996 l'A.V.I.P. si è fatta carico di aiutare in modo specifico la popolazione di Doborovci, un villaggio appartenente al Comune di Gračanica. Gli aiuti sono rivolti sia agli abitanti del posto (circa 2000 persone), sia ai profughi (all'inizio 1000 persone circa, ora meno di 500) provenienti da Srebrenica e da altre località colpite dei massacri della pulizia etnica, compiuta in quella cittadina dai Serbi a danno dei musulmani, complice la negligenza delle truppe olandesi della N.A.T.O.

Si lavora tutto l'anno per raccogliere fondi, tenere i contatti con i nostri referenti locali ed organizzare la nostra missione nei dettagli e poi - quando arriva agosto - ci rechiamo per le nostre "ferie" per una settimana a Doborovci, dove facciamo animazione con gli oltre trecento bambini - tra profughi e residenti - che ci aspettano impazienti. Essendo finita l'emergenza bellica, non c'è più un urgente bisogno di generi di primo soccorso (cibo e vestiario) perciò attualmente vengono portati aiuti più "mirati": un'auto per il servizio del medico del villaggio, attrezzi agricoli per i profughi cui è stato assegnato un appezzamento di terreno, materiale didattico per le scuole; filati di cotone e lana per i lavori artigianali delle donne che ricamano soprattutto centrini e tappeti tradizionali che vengono venduti in Italia nelle bancarelle dell'A.V.I.P. per fornire un certo reddito alle donne. Le missioni estive - incentrate soprattutto nel rapporto con i bambini ed i giovani -sono denominate "INSIEME CON GIOIA". Si è arrivati alla sesta edizione, con la partecipazione di 22 volontari. Durante tali missioni vengono organizzati giochi, intrattenimenti ed attività di laboratorio (decorazioni artistiche) per i bambini e ragazzi in età scolare. In occasione della missione dell'agosto '98, è stato realizzato un parco giochi con il contributo finanziario dell'AVIP e della Regione Veneto; nella missione del '99 è stato ritinteggiato l'edificio adibito ad asilo ed a centro ricreativo per i giovani. Per valorizzare la sensibilità dei bambini nei rapporti di pace tra i popoli, sono state promosse iniziative di scambio epistolare tra la scuola di Doborovci e le scuole della zona di S.Angelo di Piove. In questo comune nel mese di giugno del 2000 sono stati ospitati i giocatori della squadra di calcio di Doborovci, per una partita con la squadra del C.S. Santangiolese nell'ambito del progetto "SPORT-AMICIZIA-PACE". Attualmente l'A.V.I.P. contribuisce alle spese per l'asilo del villaggio con una quota di 100 euro al mese. Durante la missione del 2001 è stato dato un contributo al "Consiglio del Villaggio" per il completamento della piattaforma sportiva, con l'allestimento degli impianti per il basket: le azioni per dare occasione di sport e di svago ai giovani trovano d'accordo l'AVIP e la gente di Doborovci. Sarebbero molte le cose da fare per quei giovani, lontani da diversi anni dalle loro case, col ricordo delle paure e dei lutti provocati dalla guerre, senza nulla per cui impegnarsi e senza prospettive per il futuro.

Cosa può fare l'AVIP - con le modeste risorse che può avere un gruppo di semplici volontari - animati di tanta buona volontà ma con pochi mezzi economici? A questo problema finora sono state dedicate molte riflessioni, ma non abbiamo ancora trovato una risposta soddisfacente. Per dare un'idea precisa della questione, si riporta una parte del diario relativo alla missione 2001.

Alle 14 arrivano degli ospiti: abbiamo chiesto ai ragazzi che sono venuti in gita a Sarajevo di venire a prendere un caffè da noi per stare un po' assieme e per raccontarci qualcosa di loro. Non sono molto convinta di questo incontro, forse preferirei dedicarmi ad altre cose ma resto lo stesso ad ascoltare. Le frasi che più mi colpiscono sono quelle di Atif: "Quando sono scappato dal mio paese, avevo 13 anni, ero assieme alla mia famiglia, dopo un po' mia mamma e mia sorella sono state portate in un altro posto. Io correvo per i boschi con mio padre ma un giorno ho perso anche lui e da allora non l'ho più rivisto. Sono arrivato in un paese dove arrivavano pullman pieni di gente e ho aspettato che arrivasse qualcuno che conoscevo. Così è stato e con questa gente sono arrivato qui a Doborovci". Un altro ragazzo dice: "Anch'io ero piccolo quando è successo, mi ricordo che per un anno dall'inizio degli scontri, noi bambini giocavamo ancora tutti assieme, io avevo degli amici serbi che abitavano nel mio stesso paese e giocavo con loro. Dopo le cose sono cambiate e non abbiamo più potuto giocare assieme ma non per colpa nostra, erano i genitori che ce lo impedivano". Jasmin dice: "Come passiamo le nostre giornate adesso? Lavoriamo un mese all'anno quando ci chiamano per i raccolti nei campi e poi al mattino ci alziamo ed aspettiamo che arrivi la sera per giocare a calcio e dopo andiamo a letto e aspettiamo che arrivi il mattino". Uno di loro dice: "Anche noi siamo contenti quando venite voi italiani, vi ringrazio ancora per la gita di ieri a Sarajevo e spero che anche l'anno prossimo organizzerete una gita in un posto più lontano". Noi chiediamo un po' di collaborazione da parte loro durante i giochi e i laboratori del pomeriggio e loro accettano. Un'ora passa veloce e capiamo che tutti vorrebbero lasciare Doborovci per andarsene in America come tanti di loro hanno già fatto. Alle loro frasi non riesco a fare commenti, sono rimasta in silenzio ad ascoltare e sono contenta di averlo fatto, adesso li conosco un po' di più e posso avere più rispetto per loro.

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