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Comitato Provinciale di Sostegno alle Forze ed Iniziative di Pace - Provincia di Padova

BIH - VIAGGIO di CULTURA AGRICOLA e TURISMO IN VENETO

missione dedicata ad Andrea Brugnolaro

A cura di Lucia Zanarella. Relazioni di Damiano Parolin, Milo Lucatello

Campo San Martino, 16 settembre 2009

Curo questa relazione pensando a voi tutti, volontari dei Comitati comunali di sostegno alle forze e iniziative di pace, impegnati ora per partecipare alla 5^ maratona sulla Spreča ed a costruire sempre nuovi ponti di pace in quel nostro angolo di Bosnia.

Questo scambio culturale agricolo si è felicemente concluso.

Milo Lucatello scrive le sue Riflessioni.

Era da più di 10 anni che il Comitato di Sostegno alle forze ed iniziative di pace aveva programmato il Progetto agricoltura , forse il primo progetto a cui Lucia aveva pensato e a cui teneva in maniera particolare!

Il connubio tra TERRA-LAVORO-PACE da far riscoprire ai nostri amici bosniaci, riuscire a trasmettere il significato profondo che il legame fra un ambiente straordinario che la Bosnia oggi possiede e un’agricoltura sana può portare a questi territori un “sobrio-benessere-economico” a beneficio di una pace sociale per tutte le popolazioni presenti.

Come comitato abbiamo sempre preteso la presenza di tecnici e agronomi mussulmani e serbi. Già 10 anni fa delle persone di Gračanica e Petrovo si erano preparate con un corso d’italiano tenuto dal professor Sulajc Pero per essere ospiti di aziende agricole italiane; al tempo la burocrazia, la difficoltà dei visti e la scarsa pressione delle istituzioni italiane impedirono lo svolgersi di questo progetto rimasto in sospirata attesa per tanto tempo ma vista l’ottima riuscita di quello appena conclusosi posso dire che i tempi di “lunga-maturazione” porteranno forse dei frutti ancora più buoni!

Durante la settimana di presenza degli amici bosniaci sono stato presente in Consiglio Provinciale a Padova e alla cena presso l’agriturismo di Campo San Martino, per me due momenti veramente significativi è stata innanzitutto l’occasione per rivedere vecchi amici volontari e per conoscere i nuovi che con tanta passione stanno portando avanti il lavoro di tessitori di pace, ma la cosa che più mi ha colpito e stata la presenza convinta delle Istituzioni (Assessori comunali, Sindaci, Provincia di Padova con Assessore Mauro Fecchio Mauro, la Regione Veneto con il Consigliere Franco Frigo) al fianco dei volontari in un sinergico lavoro d’intenti che raramente avevo sentito negli anni precedenti

Io ho fatto parte della commissione agricoltura che si è occupata dell’organizzazione, la mia presenza è stata molto saltuaria e perciò un ringraziamento particolare va rivolto ad Anna e Luigi che in questi mesi si sono dedicati in modo assiduo e a Lucia che ha messo a disposizione l’esperienza di tanti anni di amore per la Terra e per chi la lavora con rispetto.

Con tanta voglia di tornare presto in Bosnia.

Milo

La cronaca commentata di questo viaggio “agricolo” in Veneto!

Dal 3 al 9 settembre 2009 sono stati in Veneto, ospiti del Comitato di sostegno alle forze e iniziative di pace della provincia di Padova – coordinamento di comitati comunali, gli “agricoli” di Bosnia Herzegovina, da Gračanica, (C.ne Tuzla) e da Petrovo (R.Srpska), le due Municipalità adottate dai Volontari dei Comitati comunali del Veneto e “gemellate” con la Provincia di Padova

Della delegazione hanno fatto parte anche un agronomo di Doboj Istoc, e, per soli due giorni, una agronoma di Brsko che vive a Roma da vent’anni. L’autista del pulmino veniva da Gradacac. I partecipanti:

Il viaggio di istruzione agricola ha avuto il Patrocinio dei Comuni di Campo San Martino, San Giorgio in Bosco, Piazzola sul Brenta, Villa del Conte, della Provincia di Padova e con il Patrocinio, anche un contributo di 2.000 €., dal Consiglio Regionale del Veneto

Si è realizzato “un ponte di pace” del “PROGETTO AGRICOLTURA BOSNIA HERZEGOVINA” che, da anni, impegna il Comitato provinciale e si è svolto con la protezione del cielo, per i giorni bellissimi di sole che hanno favorito lo svolgersi al meglio del programma.

I giorni “ agricoli“ in Veneto

Giovedi 3 settembre 2009
La “Latteria di Summaga” e gli Esperti di progetti agricoli CEE

A Portogruaro (V.relazione di Luigi) con il dott. Gianpaolo Simonato, che ha organizzato al meglio questa sosta per noi, Luigi Calore, responsabile della Commissione agricoltura e Ivana Mandic’, interprete, abbiamo incontrato gli ospiti.

Il dott. Simonato ci ha guidato a Summaga dove ci aspettava una ospitale accoglienza, a “Ca’ Menego” e un impegnativo pranzo di lavoro con il Presidente del Caseificio Adriano Greguol e gli esperti Luigino ed Andrea Ballarin su: “Progetti agricoli CEE con paesi dell’Est e con le Regioni”. Hanno portato per tutti una cartellina con un’ articolata documentazione sui regolamenti e direttive CEE..

Poi la visita davvero interessante alla latteria di Summaga con il Presidente Greguol. Andrea ci fornisce, dal distributore automatico, il latte fresco per la colazione degli ospiti!

La magia della musica per il benvenuto nella terra della Brenta

A Campo San Martino, (v. relazione di Laura) verso sera, la sistemazione degli ospiti in case private ha visto il primo intervento come interprete di Ana Knezeviċ, l’interprete ufficiale anche alla cena sociale di martedì otto, ma per tutta la settimana aiuterà Renata a preparare le colazioni del mattino ma soprattutto ci assicurerà la loro puntualità per ogni nuovo giorno. Sarà.

La cena, in una accogliente saletta “Alla Penisola”, per la serenità e la magia portata dalla musica del violino del Maestro Luciano Ferrari e del flauto magico di Luigi Scapin, fa dimenticare agli ospiti la stanchezza del lungo giorno.

Laura Ceron del Comitato Comunale rende gli onori di padrona di casa.,

Venerdì 4 settembre
IN TERRA VENEZIANA

La mattinata viene spesa con Guglielmo Donadello, che pur con un piede ingessato non rinuncia, in carrozzina, ad esserci di guida in questa mattinata che ci ha aiutato a programmare. Ci ha scritto: “Ho fatto vedere Uniagro perché quell’attrezzatura industriale costa relativamente poco e si può ripetere in ogni dove con poca spesa anche in  Bosnia dove le  patate sono tante  . anzi potrebbe essere una forma  di cooperazione mettere  in piedi una società fra  la coop Uniagro e una  coop in Bosnia .

La cooperativa di consumo “Il Ponte” invece l’ho fatta conoscere perché se non ci si organizza nella vendita del prodotto non si assicura il giusto reddito ai contadini...che è il problema di sempre del mondo agricolo.

La distribuzione in cassetta funziona! Basta organizzarla e crea anche relazioni sociali  intense soprattutto fra i giovani.”

La visita all’ azienda “UNIAGRO”

Alle nove siamo già a Rosolina, nella visita all’ azienda “UNIAGRO” di Michele Tognana. Michele mostra tutto il ciclo produttivo della sua fabbrica di confezionamento industriale di carote, patate e cipolle. Vi lavorano una trentina di operai.

Spiega da dove arriva il prodotto, i cicli di raccolta stagionale, la modalità di funzionamento delle macchine ultramoderne che forniscono prodotto pulito e confezionato a regola d’arte con peso esatto ed etichettature a norma dove si indica anche la provenienza e le caratteristiche del prodotto. Mostra anche il depuratore delle acque che vengono usate per lavare carote e patate.

Regala a tutti una confezione di carote.

La fatica maggiore qui è per Abida che oltre a fare l’interprete di un gruppo curioso e dispersivo vuole anche riprendere tutto con la sua telecamera!

L’“Asta a recia”

Alle 10.30 siamo a Brondolo al mercato orticolo. E’ in pieno funzionamento la vendita del radicchio all’ “Asta a recia” , unica in Europa, di origine bizantina.

Ci accoglie ospitale il direttore del Mercato, Pietro Cigna.

E’ stato informato dall’astatore Carlo Boscolo del nostro arrivo.

Vediamo Carlo all’opera ed altri astatori. Tutto si svolge molto, molto velocemente, in modo quasi frenetico...Solo le spiegazioni del direttore ci permettono di capire quello che succede. I compratori a turno o sovrapponendosi quasi dicono all’orecchio dell’astatore, che gode della fiducia dei produttori, il prezzo che offrono. Poi l’astatore indica il compratore a cui assegna la merce. Questo compratore deve dire il prezzo che ha proposto a voce alta ed il gioco è per il momento chiuso. Un impiegata del mercato, efficiente, elegante, velocemente registra il prezzo ed è garante di quanto è successo.. non è tutto così semplicemente qui ma per noi profani questa visita breve si chiude così...

Cooperativa di consumo “IL Ponte”

A Chioggia, il dott. Donadello ci guida, nella sua sedia a rotelle, nel capannone, lungo la Romea, dove per la Cooperativa di consumo “IL Ponte” della quale è ideatore e presidente, si preparano le cassette di frutta e verdura per la distribuzione del pomeriggio.

Ci spiega la finalità della giovane cooperativa: mettere in comunicazione diretta produzione e consumo per fornire i migliori prodotti dell’agricoltura italiana al più basso prezzo possibile, controllando la qualità e con grande attenzione all’ambiente.

Ci spiega come in soli cinque mesi di attività i risultati siano incoraggianti!

Sono oltre 1200 i quintali di frutta e verdura che hanno distribuito agli associati e ai cittadini, con più di 8000 “dispense Gran Risparmio” e migliaia di cassette con “ mono-prodotto di stagione”, finalmente privi di Ogm e sempre più liberi da residui di pesticidi, grazie alla coltivazione con la lotta integrata.

Ci dice, con orgoglio: ”Abbiamo sottratto una quota rilevante del nostro cibo alla speculazione, all’intermediazione. Abbiamo tutti insieme premiato quell’agricoltura che, pur attenta al reddito, produce con grande attenzione ambientale per preservare la salute dei consumatori i beni comuni come l’acqua, l’ambiente e il paesaggio.

Vogliamo costruire una realtà distributiva altra rispetto ai modelli consumistici esistenti!”

La cooperativa si propone quindi di assicurare ogni settimana alle famiglie la scorta di prodotti di qualità controllata a buon prezzo ed insieme garantire una remunerazione più dignitosa al contadino che lavora la terra.

Le cassette con 10-12 kg. di frutta e ortaggi di stagione costano 10 euro .

Mostra il contenuto del paniere, in distribuzione venerdì 18 settembre, con l’indicazione della provenienza di ciascun prodotto e dei produttori che aderiscono alla campagna per l’Agricoltura di Qualità (LAIQ) per annullare il residuo chimico.

Ora distribuiscono, ogni venerdì, le cassette nei quartieri di Padova (Arcella, Chiesanuova, Brusegana, Guizza,:Palestro), a Vigodarzere ma anche a Mestre e Sacile. La Cooperativa porta i suoi prodotti direttamente anche presso varie aziende e là dove un gruppo di persone voglia dar vita ad un nucleo d’acquisto che abbia una consistenza numerica minima da giustificare una consegna ad hoc. Esistono gruppi d’acquisto di condominio, nell’ambito dell’associazionismo e del volontariato, in circoli ricreativi e culturali.

Ci informa della Dispensa Gran Risparmio del 18 settembre. Ogni cassetta conterrà:

La Dispensa Tutta Frutta conterrà:

Ci sono le offerte di stagione che propongono le eccellenze stagionali della nostra agricoltura: confezioni dedicate per avere sempre in casa una scorta di prodotti impareggiabili.

Per la distribuzione del 18 settembre sono attive le seguenti offerte:

Le Patate Americane, prodotte da lotta integrata a Camposampiero (Padova) per conto di Uniagro (l’azienda visitata al mattino); Le confezioni, da circa 5-6 kg, costano ai soci 10 € come

le Mele Nuove dal Trentino in confezione da 8 kg , coltivate dalla cooperativa Valdadige di Mezzocorona;

l'Uva Bianca “Vittoria”, una cassetta da 5-6 kg di uva da tavola, proveniente da lotta integrata; l'Olio Extravergine Biologico, prodotto in Puglia secondo i dettami dell'agricoltura biologica e certificato dall'ICEA in lattina da cinque litri al prezzo di 32 euro.

Qui Guglielmo saluta gli ospiti per rientrare al lavoro nella sua cooperativa.

Non ci raggiungerà nemmeno per il pranzo!

“Gli orti di Chioggia”

Sante Tiozzo, storico ortolano e nel suo orto che ci aspetta! Ci racconta la storia degli “Gli orti di Chioggia”! Ricorda come da bambino partiva con il padre alle quattro del mattino, con la barca a remi, per essere a Rialto a vendere i prodotti benedetti di quella terra.

Ora i tempi sono cambiati, molti orti sono abbandonati ma lui continua per la passione e l’amore per quella sua terra che dato da mangiare ai veneziani, per secoli..... gli orti e Venezia

Ci spiega la rotazione delle colture, come il letame lo vengono a comprare nelle stalle dell’Alto padovano, ci mostra l’angolo dei fiori e, con soddisfazione, le enormi zucche gialle ormai mature. Sona da bellezza ci dice , non buone da mangiare.

La visita impegna Abida in una traduzione un po’ al vento perché il gruppo si disperde in piccoli gruppi a commentare sulla terra sabbiosa o sulle patate americane.

Pranzo sul mare, alla foce della Brenta

Il pranzo, alla foce della Brenta, sul mare, è una bella pausa ristoratrice a “Bagni di Brenta” di Sottomarina.

Mentre si aspetta il pesce fritto il bosniaco di Doboj Istoc approfitta per una nuotata in mare.

C’è un sole stupendo in cielo e una benefica corroborante brezza porta buon umore a tutti!

A VENEZIA (vedi relazione di Anna)

Con Anna Brusarosco alle due inizia la visita alla città in traghetto sul Canal grande, fino a San Marco.

La cena di lavoro con Gianni Tamino e Franco Frigo, ai “Do forni” dalle 19 si conclude alle 22, solo per dare tregua ad Abida, dopo un ricco scambio di domande e risposte degli ospiti con Tamino. Franco Frigo, Consigliere della Regione, assistito dal funzionario Marcello Favaron onorano gli ospiti con doni della Regione e il loro è un commiato caldo e affettuoso mentre ci assicurano, come una benedizione, un passaggio notturno sulla laguna fino al Tronchetto in motoscafo.

In Pullman con noi viene Gianni Tamino fino a Padova.

Si va a letto contenti ma muti per la stanchezza del lungo bellissimo giorno!

Sabato 5 settembre
Altopiano di Asiago e Cartigliano. Relazione di Damiano Parolin.

La giornata di sabato 5 prevede la visita all’altopiano di Asiago ospiti della Comunità montana dei Sette Comuni. L’obiettivo della visita è quello di far conoscere ai nostri ospiti bosniaci la realtà dell’Altopiano, dei suoi caseifici e delle malghe di montagna.

La partenza è alle 7.15 circa con Enisa Bukvic, interprete, il suo ospite Luciano Ferrari, io e Lucia . Il pulmino, con 15 persone a bordo, ha preso la direzione delle montagne e intorno alle 8.45 siamo ad Asiago.

In Comunità montana l’appuntamento (d’ora in poi CM per semplicità) era previsto per le 9.30 per cui c’è stato il tempo di raggiungere il centro storico del paese per prendere un caffè nella piazza centrale ai piedi dello storico municipio. Alcuni nostri ospiti non si sono equipaggiati adeguatamente alle condizioni climatiche dell’altipiano per cui hanno sofferto un po’ il freddo...comunque il sole, con noi tutto il giorno, ha in parte compensato questa piccola disattenzione.

Alle 9.30 abbiamo incontrato il dott. Giambattista Rigoni Stern, fino allo scorso anno presidente della CM, che ci farà da guida per l’intera giornata. Con lui siamo stati accolti dallo staff della CM, in particolare: il presidente, sig. Giancarlo Bortoli, il dott. Giuseppe Fincati, responsabile tecnico e ultima ma non ultima, la dott.sa Laura Veronese, padovana doc (sarebbe meglio dire euganea, visto che è di Monselice).

Una volta accomodati nella bella sala riunioni della CM Lucia ha presentato uno per uno i nostri ospiti bosniaci. Dopo di che il dott. Fincati ha presentato brevemente il programma della giornata e ha quindi lasciato la parola al presidente della CM, Giancarlo Bortoli.

La relazione del Presidente Riassumo qui di seguito i contenuti della sua relazione:

L’Altipiano copre una superficie pari a un quarto della superficie totale della provincia di Vicenza. Il 1310 è la data alla quale si fa risalire la nascita in Altipiano di una piccola repubblica indipendente che durerà fino a Napoleone.

Quanto alla lingua parlata dalle genti dell’Altipiano, questa era, fino al 1900, il cimbro, lingua somigliante al tedesco e al sassone.

Il bosco e il pascolo sono sempre stati i pilastri dell’economia dell’Altipiano. L’allevamento bovino è una introduzione relativamente recente se si pensa che fino al 1780 i pascoli dell’Altipiano ospitavano una mandria di circa 200000 pecore! Questo enorme “organismo” ovino svernava in pianura (fino a Trieste) e ogni anno, entro il 25 aprile (San Marco), risaliva in Altipiano. A partire dal 1780, com’è detto, un insieme di ragioni economiche e politiche spingono all’abbandono degli ovini e alla loro sostituzione con i bovini: brevemente le ragioni del cambiamento sono rintracciabili nelle differenze di prezzo e qualità tra le lane inglesi e quelle dell’Altipiano e nell’insorgere di divergenze sempre più profonde tra i contadini di pianura e quelli di montagna. Le pecore vengono così sostituite dalle vacche da latte.

Il documento più antico che ci parla delle malghe risale al 1260.

Che cos’è una malga? E’ un complesso immobiliare composto di 3 elementi inseparabili: edifici per gli uomini e per le bestie, il pascolo e il bosco. Se manca uno di questi elementi non si può parlare di malga ma magari semplicemente di Casara, ossia di un luogo deputato a fare il formaggio (Kese, Cheese,...).

Caricare malga significa portare gli animali alla stessa non appena la neve se n’è andata e i pascoli hanno prodotto erba sufficiente per nutrire gli animali: a seconda dell’andamento climatico stagionale l’arrivo in malga avviene intorno alla metà di giugno; gli animali vi resteranno finché c’è erba, ossia in media fino al 20 settembre.

Il 21 settembre giorno di San Matteo si svolge ad Asiago una fiera molto antica durante la quale, in passato, i malghesi scendevano in paese per scambiare a suon di monete d’oro i pregiati prodotti della malga: lana e formaggi. Una piccola curiosità: il duomo di Asiago è dedicato a San Matteo, che il protettore della Guardia di Finanza.

Il ruolo del bosco nel sistema delle malghe è fondamentale: la malga stessa e tutti gli attrezzi della stessa, compresi quelli per fare il formaggio, era in legno. A tutt’oggi la legna permette ancora di scaldare le persone che lavorano in malga e la “caliera” in rame dove il latte verrà riscaldato a seconda della tipologia di formaggio che si vuole ottenere.

I prodotti in malga.

Il primo prodotto che si ottiene dal latte una volta munto è, per affioramento, la panna e da questa il burro (è un procedimento che possiamo fare anche noi in casa nostra acquistando del latte crudo) A questo punto si procede a fare il formaggio e da questa lavorazione si ottiene un liquido molto importante, il siero, che darà origine ad una seconda filiera produttiva, quella della carne, alimentando i maiali. Lavorando ulteriormente il siero si ottiene la ricotta, formaggio che riempie la pancia ma di certo non nutre.

Come si vede la malga è un’azienda a ciclo chiuso: ogni risorsa viene generata e reinserita all’interno della malga stessa.

Il formaggio Asiago. Per importanza il formaggio Asiago è al 5° posto in Italia. Se ne producono di varie tipologie:

  • FRESCO, stagionatura fino a 3 mesi
  • MEZZANO, stagionatura fino a 7/8 mesi
  • VECCHIO, stagionatura fino a 12 mesi
  • STRAVECCHIO, stagionatura fino a 18 mesi e oltre

Situazione attuale in Altipiano: si ritrova la più grande concentrazione d’Europa di malghe: ce ne sono ben 80, di cui 36 lavorano direttamente il latte in loco e fanno formaggio, le restanti consegnano il latte ai 3 caseifici attivi sull’Altipiano (2 di tipo cooperativo e 1 privato).

Le malghe sono beni collettivi gestite dai comuni e assegnate con asta ogni 6 anni: le domande sono sempre superiori all’offerta. Per via del regime di contributi che “inondano” il settore primario, l’affitto annuo di una malga è largamente coperto dai contributi europei erogati in base al numero di capi caricati e alla superficie della malga.

La lavorazione del latte in malga permette di ottenere un formaggio a più alta tipicità (ogni pascolo è diverso da un altro) e maggiore qualità (si lavorano quantità di latte più piccole).

Problematiche: convincere i malgari a fare il formaggio in malga, assicurare le forniture di acqua ed energia elettrica, persuadere le autorità sanitarie a praticare una certa tolleranza nell’applicazione delle norme di loro competenza e che in malga risultano oltre che inutili dal punto di vista pratico economicamente insostenibili.

Essendo i tempi molto stretti non c’è stata la possibilità di fare domande al presidente, anche se la sua relazione ne aveva stimolate parecchie.

Al Caseificio Pennar

Al caseificio Pennar, ci siamo quindi così trasferiti di corsa.

Questo caseificio è un vero fiore all’occhiello dell’Altipiano per quanto riguarda la produzione di formaggi di qualità.

Il caseificio ha vinto la Medaglia d’Oro alle Olimpiadi del formaggio di Monaco 2008 col suo Grana a marchio Pennar.

Di grana ne produce anche un’altra linea col marchio del consorzio Grana Padano.

Qui al Pennar la nostra giornata è passata sotto la sapiente guida di Giambattista Rigoni Stern e del tecnico di laboratorio del caseificio stesso, dott.sa Francesca Pezzin. Il Pennar è un caseificio sociale: ad Asiago ne esistevano ben cinque in passato.

I caseifici sociali hanno sostituito i caseifici ternari dopo la Prima Guerra Mondiale: a turno un contadino lavorava il latte per tutta la contrada e si portava via il formaggio con un conguaglio in proporzione al latte conferito.

Il caseificio Pennar conta 50 soci e lavora mediamente 220 quintali di latte al giorno. L’organismo di gestione del caseificio è un consiglio che si occupa di vendita e di gestione. Il 60 % della produzione si vende direttamente attraverso due spacci, uno in sede e uno in centro ad Asiago. Per tradizione il Pennar lavora soltanto latte crudo, quindi latte di qualità.

Le linee di produzione prevedono grana padano, asiago nelle varie tipologie e formaggi freschi anche erborinati (adesso vanno di moda, ci dice Rigoni).

La garanzia della qualità del latte deriva dal rispetto da parte dei contadini di un Regolamento di alimentazione degli animali molto severo: fieno dei due tagli che si fanno in Altipiano più alcuni mangimi; niente insilati (mais tagliato verde, triturato e fatto fermentare...principale responsabile degli “odorini” che sentiamo nelle stalle moderne, aggiungo io), barbabietole e girasole; si a soia, mais e orzo concentrati. [il tema del Regolamento di alimentazione va approfondito perché è un punto fondamentale!!].

Sui proprio prodotti il Pennar può utilizzare due marchi: il Dop (Denominazione di origine protetta) e il Prodotto di Montagna (quando si superano i 600 m di quota e si lavora il latte interamente in loco).

Ai suoi 50 soci il Pennar paga il latte conferito a 0,42 €/litro, molto di più di quanto possa prendere ad es. un contadino di pianura [altro tema fondamentale].

Una volta che il latte arriva in caseificio segue due vie: da crudo attraverso la scrematura si arriva alla panna e da questa al burro; da pastorizzato si iniziano le lavorazione che portano ai formaggi. Per avere un’idea della resa che può dare il latte si pensi che dalle caldaie da 10 q del caseificio si possono ottenere 2 forme di grana (del peso di 72 kg) o 10 forme di asiago (il peso medio delle forme di asiago pressato è 11-15 kg). Il Pennar utilizza un caglio in polvere di origine animale. Per ricavare il grana usa il siero innesto, per l’asiago il latto innesto, per i formaggi minori dei fermenti specializzati.

Per il grana sono previste le seguenti tipologie in base alla durata della stagionatura:

grana da tavolo – 12/15 mesi; mangia e gratta – 20/24 mesi; da grattugia – oltre i 24 mesi

Come detto sopra il Pennar produce una linea di grana a marchio proprio e una linea a marchio Consorzio Grana Padano (che si riserva di effettuare tutti i controlli previsti dal relativo disciplinare).

Per l’asiago le tipologie sono:

pressato–min. 40 giorni, allevo–min. 6 mesi, vecchio–min. 10/12 mesi, stravecchio–min. 24 mesi.

Sia per l’asiago che per il grana la stagionatura avviene su assi di abete rosso dell’altipiano.

Al termine della visita al caseificio c’è stato il tempo per uno scambio di battute mentre il calore del sole si faceva particolarmente apprezzare (soprattutto da chi era entrato in pantaloncini e maglietta)

In malga Busa Fonda

In malga Busa Fonda.Siamo allora risaliti sul pulmino e ci siamo diretti a malga Busa Fonda, a 1500 metri, in Comune di Gallio. Il malgaro e casaro Francesco Spiller ci aspettava.

Ci ha mostrato le stanze dove si fa il formaggio e ci ha spiegato, in breve, il procedimento; quindi siamo passati alla stanza dove lo stagiona (ci ha tenuto a sottolineare che non c’era neanche una forma di formaggio che non fosse sua, come a dire che c’è qualche furbetto che compra il formaggio chi sa dove e poi lo spaccia come formaggio di malga...). A questo punto inebriati da tanta bellezza non potevamo che, finalmente, accomodarci a tavola.

Lo stare a tavola è stata occasione ulteriore di scambio di pareri, in particolare sul ruolo delle donne come agenti di sviluppo locale e sull’immobilismo della classe politica bosniaca (questo nel mio angolo di tavolo).

A pranzo ultimato ci siamo spostati su di un lungo tavolo nel cortile della malga e qui, dopo aver preso dolce e caffè, si è discusso di varie cose.

Gianni Rigoni ha presentato il suo progetto di sviluppo agricolo per i contadini bosniaci: un piccolo caseificio che possa lavorare il latte direttamente in loco e un intervento sui pascoli per liberarli dall’invasione di felci.

Le nostre donne hanno chiesto a Francesco Spiller se fosse fidanzato e com’è la vita in malga. Gli hanno anche chiesto del perché avesse varie razze di mucche nella sua mandria e lui ha risposto che ognuna da un latte con caratteristiche particolari che alla fine rendono il formaggio migliore. Alla fine abbiamo capito che, se ben gestita, una malga è molto redditizia. L’attività di ristorazione, la vendita del formaggio e dei salumi, e la copertura delle spese data dai contributi pubblici rendono questo tipo di attività molto appetibile: non a caso, come detto sopra, le domande per subentrare nella gestione di una malga sono sempre superiori alle offerte.

Intorno alle 16 abbiamo lasciato la malga. Il dott. Rigoni ha regalato a tutti uno squarcio di Dolomiti facendo salire il pulmino di qualche chilometro verso un punto di apertura del panorama verso nord. Una bella foto di gruppo e siamo ridiscesi ad Asiago: il tempo di un caffè ai piedi del municipio (gentilmente offerto da Rigoni) e siamo ripartiti per l’ultimo appuntamento di studio della giornata: la visita all’azienda agricola Vecchio Mulino di Cartigliano (Vicenza).

Al Vecchio Mulino di Cartigliano

Al Vecchio Mulino di Cartigliano, azienda bio, allevamento caprino, formaggio e forno

Qui ad accoglierci abbiamo trovato un’indaffaratissima Eliana e suo marito Luigi Scalco. Mentre Eliana era impegnata al banco del piccolo spaccio dove vendono i loro prodotti, Luigi ci ha fatto vedere la stalla delle capre e la fase di mungitura. Eliana si è liberata in seguito e ci ha mostrato la sala dove produce il formaggio.

Ci ha anche raccontato la storia della sua azienda e degli enormi sacrifici che ha comportato realizzarla. Le nostre donne sono rimaste impressionate dal forte indebitamento contratto dall’azienda. Del resto in quanto imprenditrice femminile e per la scelta di fare agricoltura biologica, Eliana ha avuto il 40 % dei finanziamenti a fondo perduto e ha optato per l’importo massimo finanziabile (500 milioni delle vecchie lire). In vista poi di lasciare qualcosa di riutilizzabile ai figli ha costruito una stalla che possa essere eventualmente riconvertita in attività artigianali o industriali.

Oltre agli ottimi formaggi di capra Eliana ha aperto anche un forno a legna con il quale produce vari tipi di pane e di dolci, tutti rigorosamente da ingredienti bio.

Villa del Conte, casa Knezeviċ: cena “bosniaca”

Villa del Conte, casa Knezeviċ: cena “bosniaca” con capretto, vino e pane del “Vecchio Mulino”.

A questo punto il programma della giornata era stato completato e la comitiva, salutati Eliana e Luigi, si è diretta a casa della nostra amica Ana di Villa del Conte: qui abbiamo trovato un’ospitalità meravigliosa e una cena da mille e una notte.

Intorno alle 22.30 ci siamo salutati e abbiamo fatto ritorno a casa per un meritato riposo.

Domenica 6 settembre
Terra della Brenta.

Ci aspetta un giorno tranquillo senza lunghi spostamenti ma alla fine sarà, come gli altri, impegnativo se, dopo la cena agreste a Busiago vecchio, offerta da Luigi Finco, si preferisce il letto al giro notturno in Villa Contarini, dove ci aspetterebbe come guida ospitale l’Assessore Alessandro Paiusco!

Azienda “Mungi e bevi”

A S.Giorgio in Bosco, la visita all’azienda “Mungi e bevi”con Egidio Franceschetti inizia alle nove. Egidio ci aspetta e ci riserva una “gustosa” accoglienza, a base di stuzzicanti assaggi dei suoi formaggi nel suo negozio, sulla statale 47, E’un bellissimo e fornitissimo spaccio di formaggi, salumi, vini ed ogni grazia di Dio.

Ci accoglie nel piazzale e racconta con passione la storia del successo del suo “Mungi e Bevi” ma ci fa presto entrare per allontanarci dal rumore del traffico.

Spiega come è nata l’idea di portare il latte direttamente nelle case dei consumatori per assicurare una giusta remunerazione a chi il latte lo produce di fronte ai prezzi stracciati che paga il mercato.

Il suo orgoglio è come la qualità del suo latte sia a prova del gusto dei bambini che una volta assaggiato non sopportano altre marche di latte! La diffusione della distribuzione casa per casa avviene a macchia d’olio per non incidere, con il trasporto sul prezzo della vendita al consumatore. I conti quando è sera devono tornare! Per questo anche l’acquisto dei furgoni ora viene sostituito dal noleggio che permette di avere mezzi efficienti tutto l’anno a minor costo. Solo i cassoni con la pubblicità dell’azienda è di loro proprietà.

Ci accompagna poi a Lobia, un paesino vicino, a visitare la stalla del fratello dove funziona la mungitura delle vacche da latte con un robot, 24 ore su 24! E’ tutto ora facile, le vacche ogni sei ora sentono il bisogno di essere munte e si portano nella postazione. La mungitura è controllata da un computer che segnala anche se il latte ha problemi perché la mucca soffre di una mastite o altro. Da non credere! La stalla ha ................

L’inizio è stato difficile ed l’addestramento delle mucche alla mungitura con questo sistema ha richiesto un grande impegno da parte del nipote.

Allevamento bovino “La Fontana”

“La Fontana”: allevamento bovino e produzione formaggio a Villa del Conte.

Alle 11 siamo a Villa del Conte dove con il Sindaco Francesco Cazzaro si visita l’Azienda agricola “La Fontana” di Giovanni Marcolongo. Sotto un gazebo coperto di rampicanti verdi, al riparo dal sole, con il rumore di una acqua sorgiva che sgorga e scorre, Giovanni ci parla del suo allevamento bovino e del suo piccolo caseificio dove produce formaggio e ricotta che vende direttamente ai consumatori nel suo piccolo negozio sotto casa.. Si visita la stalla e poi si va nel caseificio dove il figlio Andrea sta lavorando a fare il formaggio di quella giornata domenicale. Di solito la domenica si riposa ma l’evento è stato preparato eccezionalmente per la visita dei nostri ospiti. Alla fine ci portano stuzzichini e pizzette a base di formaggio e mentre si parla arriva una cliente che si serve al distributore automatico del loro latte, sistemato nel piazzale, a ridosso dello spaccio. Andrea e Giovanni non si sottraggono alla possibilità di ospitare nella prossima estate qualche giovane bosniaco che volesse imparare a fare il formaggio.

A San Anna Morosina al ristorante “Da Giovanni” ci guida Francesco Cazzaro con la moglie.

Ci aspettano anche il Sindaco di Campo San Martino, Paolo Tonin, Silvia Pettenuzzo che farà gli onori di padrona di casa, la neo presidente del Comitato comunale “Unamano” con numerosi volontari ed i Relatori.

Dalle 13 alle 17, il lungo pranzo di lavoro, (vedi relazioni di Silvia ed Ilaria) con:

La scheda inviata da Stefania Ziglio (“Agriturismo responsabile Valle Spreča”) e tradotta per gli ospiti:

Turismo responsabile nei Balcani

Per i turisti stranieri:

1) Per il turista che viene dall’estero si tratta innanzitutto di un modo di viaggiare consapevole, attento e aperto a cogliere le diversità culturali dei luoghi

2) Un’opportunità per immergersi in sguardi, voci, racconti, profumi, sapori che ci fanno apprezzare al meglio quanto il territorio di un certo Paese ha da offrire

Per gli operatori in loco:

1) Una presa di coscienza di quanto ricco è il proprio territorio, di antichi saperi, ricette da recuperare, parchi e bellezze naturali e artistiche da ri-valorizzare, da far rivivere con iniziative che coinvolgano tutta la comunità

2) Le iniziative di turismo responsabile partono da persone che amano la propria terra e cercano una strada per farla apprezzare ai visitatori

3) E’ il desiderio di sviluppare economicamente il proprio territorio con un basso impatto, lavorando con le risorse a propria disposizione e creando una rete tra tutti gli attori che possono dare un contributo a questo processo (agricoltori, allevatori, albergatori, famiglie disposte ad ospitare turisti, artigiani, associazioni giovanili e di artisti attive sul territorio ecc.)

4) La necessità che, pur partendo da un progetto di cooperazione internazionale, diventi un’iniziativa sostenibile nel tempo, che le Istituzioni (locali e nazionali) riconoscano il valore aggiunto di tali attività e le promuovano e sostengano

Per la comunità locale:

1. Questo tipo di investimento deve avere una ricaduta sul proprio territorio, e non restare solo nei racconti di viaggiatori venuti da lontano!

2. Non solo a livello economico, ma anche e soprattutto deve tradursi in aumento della sensibilizzazione verso l’ambiente in cui si vive.

3. Ecco perché è fondamentale che gli operatori si occupino di formazione e sensibilizzazione nelle scuole e giornate di sensibilizzazione ai temi della raccolta differenziata, dell’ambiente anche nelle pubbliche piazze: se la comunità intera si preoccupa di avere una città più pulita, un parco senza rifiuti per terra agevolando uno sviluppo del territorio e diventando un luogo più accogliente per chi viene da fuori.

4. Organizzare visite guidate per le scuole alla scoperta delle bellezze del proprio territorio, conoscere e amare il luogo in cui si vive è il primo passo per rispettarlo

L’esperienza dell’Associazione Viaggiare i Balcani

Portale web di informazione e aggiornamento sulle iniziative culturali e sui possibili viaggi nei Balcani in collaborazione con One World Platform for South East Europe

La rete del turismo responsabile legata sinora soprattutto alle tre realtà dove opera la Coop.ne Trentina Prijedor (Bosnia Erzegovina): Associazione Promotour sostenuta dall’Associazione Progetto Prijedor ;

Peja/Pec (Kossovo): ONG Rugova Experience www.rugovaexperience.org sostenuta dal Tavolo Trentino con il KossovoKraljevo (Serbia):Consorzio Put Vode www.putvode.com sostenuta dal Tavolo Trentino con Kraljevo

Stefania poi ci segnala il contatto con Claudia Vorobiov che è la coordinatrice di Viaggiare i Balcani a Trento. La sua e mail è: claudia.vorobiov@viaggiareibalcani.net

E rinnova la sua disponibilità a collaborare con chi è interessato al turismo responsabile in BIH

Il pranzo di lavoro finisce alle 17 e non ci sono energie per una visita turistica a Cittadella dove i volontari del “perché no?” sarebbero felici di fare gli ospiti!

La pausa di riposo è breve.

Alle 18.30 già siano a Busiago Vecchio: cena agreste e concorso gastronomico “Piatto con la polenta”

A Busiago Vecchio siamo accolti da Mariano Marangoni del Comitato “Il premio al seminatore” . Per la visita al lungo tavolo dei piatti del concorso gastronomico “Piatto con la polenta” ci si mette in fila come in processione perché la postazione è molto affollata.

Poi Mariano ci fa accomodare in un tavolo a noi riservato e presto siamo serviti.

Luigi Finco, industriale, già Sindaco di Campo San Martino che sempre ha sostenuto il nostro lavoro in Bosnia, anche attivando gli Industriali e facendo lui stesso una missione a Gračanica, viene a salutare gli ospiti ed in un orecchio mi dice “guarda che siete miei ospiti”, che significa... non preoccuparti di pagare il conto!

Poi una nota gentile ci viene portata da Claudio Griggio, un mio compagno di scuola e di Università, ora esimio professore dell’Università di Udine, che saluta i commensali trasmettendo accoglienza e grande rispetto.

Lunedi 7 settembre
Padova

Provincia di Padova, al mattino. (V.relazione di Luigi Calore e Laura Ceron , foto di Claudio Olivato)

Nella sala del Consiglio. Dino Scantaburlo, Vicepresidente del Consiglio Provinciale da il suo partecipato benvenuto agli ospiti. Poi arrivano anche l’ Assessore Mauro Fecchio e la Presidente Luisa Serato.

In sala, a scaldare l’ambiente un bel gruppo di volontari per assistere alle comunicazioni dei professori Renzo Antonelli (acqua), Rinaldo Genevois (frane), e Francesco Vallerani (paesaggio) dell’ Università di Padova e di Venezia, su:

“Acqua, terra e paesaggio: agricoltura e tutela dell’ambiente.”

E’ con noi il prof. Marcello Zunica.

Pomeriggio: Pranzo in città al “Pagopago”, con Luisa Serato, Mauro Fecchio, Alessandra Tormene e Iles Braghetto.

Visita centro storico con Laura Ceron e pizza da “Serius”vicino a Prato della Valle.

Ore 22: Busiago di Campo San Martino - Saluto agli ospiti nella Festa “del Premio al Seminatore”.

Martedì 8 settembre
Sulla Pedemontana: Galliera Veneta, Riese, Giavera del Montello

Il mattino si arriva a Galliera con mezz’ora di ritardo perché Ana è mancata a dare “la sveglia”. Ana ha avuto nella notte un’emergenza umanitaria ma gli amici bosniaci sapevano che Antonio si era alzato ben presto e che ci aspettava puntuale! Ci attende anche l’agronomo-forestale Luca Parolin che sarà con noi tutta la mattinata, declinando l’invito a scrivere la relazione delle visite. Questo è un peccato perché con la sua competenza in agricoltura biologica e biodinamica avrebbe scritto meglio di me su queste visite davvero interessanti. Forse io non ho saputo chiederglielo nel modo giusto....

“La ruota”, Cooperativa di agricoltura biologica, produzione e vendita diretta.

Di Galliera Veneta, in territorio di San Martino di Lupari ai confini della castellana c’è Antonio Berti che ci aspetta, sorridente e ospitale nella sua “La ruota”. Ci porta subito a vedere la grande ruota del vecchio mulino, che è stato dei suoi avi. Il rumore dell’acqua che scorre impetuosa ci porta ai tempi passati e ci parla del suo sogno di restaurare il vecchio mulino. Sono certa che ci riuscirà! E’ un contadino autentico, pieno di energia e di determinazione, quanto basta per realizzare i sogni più ambiziosi quando sono così etici e pieni d’amore per la terra e per gli esseri umani.

Ci porta nella parte di edificio, dove c’era la stalla, restaurata e ricostruita con tetti di legno e lo spaccio anche questo con l’arredamento caldo del legno. Parliamo in una stanza, con un pianoforte (un sogno antico della madre che si realizza nei tempi liberi dal negozio dove sempre lo aiuta!) che viene usata anche come aula didattica per i bimbi che visitano l’azienda o per corsi di cucina vegetariana o per la formazione dei contadini sulla agricoltura biologica e biodinamica. C’è un cartellone grande colorato, dove a mano sta scritto un detto degli indiani d’America:

“GLI ALBERI SONO LO SFORZO SENZA FINE DELLA TERRA DI PARLARE AL CIELO”.

Ci accompagna poi sul pulmino a visitare l’azienda e ci spiga come ha ripiantato le siepi, il compost, importante per la concimazione organica, la rotazione delle colture.. E’ una visita, purtroppo troppo veloce e, comunque, grazie alla “sua storia” che ci aveva inviato e che non sono riuscita a far tradurre in tempo, ci da materiale per conoscere quanto amore e quanta fatica lui sa spendere a protezione di madre terra e per assicurarci un cibo sano! Ci fermiamo per raccogliere qualche zucca per gli ospiti prima di salutarci.

La storia de “ LA RUOTA” di Antonio Berti

La Ruota è una cooperativa agricola, una piccola cooperativa per la precisione, è nata il giorno di San Martino, l'11 novembre 2005.

E' nata dalla volontà di 5 aziende agricole locali, il cui primo fattore comune era la volontà di produrre in maniera sana e naturale e il secondo quello di portare i propri prodotti direttamente nelle case delle persone senza passare per i grossisti.

Questo non solo per un motivo economico, in quanto per noi risulta essere un grosso dispendio di energie, e ci distoglie dalla produzione, ma è anche un motivo di portare un prodotto fresco e poterlo spiegare alla gente, metterci la faccia direttamente, con maggiore soddisfazione.

Io sono Antonio, presidente e responsabile della cooperativa.

La mia storia incomincia nel 1998 come azienda agricola, a quell’ epoca facevo un altro lavoro, ero progettista meccanico alla Pavan SpA di Galliera Veneta, ditta leader mondiale nel settore della pastificazione.

L'esperienza maturata in quel settore, mi ha permesso di ampliare i miei orizzonti e mi ha aperto la mente sulle mie possibilità personali su un settore così diverso come l'agricoltura.

Sono molto contento di aver lavorato nel settore industriale perché certe volte quell'esperienza mi aiuta ancora adesso. Dico questo per i più giovani perché un titolo di studio, qualsiasi esso sia, è importante per affrontare meglio la vita.

Dicevo, ho iniziato nel 1998, quando ancora lavoravo a tempo pieno presso la Pavan, mi dedicavo all'orto dopo le 17.30 e talvolta alla mattina presto prima di iniziare il lavoro alle 8.00, e naturalmente il sabato e la domenica .

Mio padre quell'anno mi affittò 1 ettaro (=10 mila metri quadrati ) di terreno , perché voleva che mi prendessi le mie responsabilità fin da subito e questo è stato un bene perché ho potuto fare fin da subito le mie scelte.

La prima cosa che feci, era il 31 gennaio 1998, fu di aprire l'azienda agricola presso la camera di commercio di Padova, mentre la seconda in seguito ad una fiera, fu la certificazione all'agricoltura biologica.

La terza cosa che feci, purtroppo, fu quella di girare per le aziende agricole del basso padovano e nel trevigiano; dico purtroppo perché mi resi conto che ogni azienda agricola era un piccolo laboratorio di chimica, eh si, in ogni capannone trovavo barattoli e cartoni pieni di prodotti chimici di ogni tipo, dai pesticidi ai diserbanti e dire che fino a quel momento avevo sempre avuto il motto “una mela al giorno leva il medico di torno”, da quel momento non ero più tanto sicuro!

Con questo non voglio dire che tutte le aziende agricole che ci sono fanno chissà cosa, voglio dire semplicemente che quei prodotti che provengono dalla terra, che io pensavo ingenuamente, fossero genuini, forse non lo erano poi così tanto.

E del resto dai corsi che feci successivamente, non tardai a rendermi conto della situazione, in un corso in cui c'era il dottor Pasinato dell'USL 15 di Cittadella, lui diceva che il 50% dell'inquinamento che c'è nell'ambiente proveniva dall'agricoltura.

I miei colleghi di corso erano stupiti, io sinceramente no e probabilmente per questo motivo: è diventata consuetudine, o meglio è entrato a far parte della mentalità comune usare nei campi di mais e anche nell'orto di casa, prodotti di ogni tipo, dalla classica UREA(=nitrato ammonico) che si da al mais a giugno quando è alto 20-30 cm e gli si da terra, alla nitrofosca che è quella blu che oltre al giardino si usa ormai ovunque, ai vari pesticidi.

Soprattutto negli orti famigliari si usano prodotti chimici purtroppo in maniera smisurata, perché non si hanno neanche gli strumenti di precisione adatti, cosa che almeno l'orticoltore professionista ha.

Pensate che secondo l' ARPAV in Veneto sono versati ogni anno 13.000 tonnellate di prodotti chimici(ma sono senza dubbio metà della statistica reale), direte voi : è grande il Veneto!

Ma pensate però che 13.000 tonnellate di prodotti chimici alla fine vanno sicuramente ad inquinare la terra e poi le nostre falde acquifere.

Riprendendo il discorso della conversione.

Sia io che il mio terreno iniziammo insieme una conversione.

La conversione è un periodo di tempo che per gli ortaggi dura due anni, mentre per gli alberi da frutto dura 3 anni, e serve per purificare la terra affinchè si possa dire che sia un prodotto da agricoltura biologica.

Una delle cose più importanti in agricoltura biologica è cercare di portare equilibrio nel campo e proprio come c'erano 40-50 anni fa e anche meno bisognava ripristinare i filari di siepi autoctone. Fu così che piantai 600 metri di siepi tutto intorno agli appezzamenti

per contrastare l'effetto deriva dai campi vicini, e quindi bloccare l'effetto dei diserbanti,

per smorzare l'azione del vento ma soprattutto

per cercare di ricreare l'ecosistema in maniera da portare un rifugio agli insetti utili, tra cui coccinelle e api.

Le prime, le coccinelle sono di fondamentale importanza perché soni i predatori degli insetti dannosi, le api perchè sono di fondamentale importanza per l'impollinazione.

NB:Senza api non c'è vita, senza polline che gira non c'è la fecondazione, in pratica è come se in una famiglia mancasse uno dei genitori=sterilità, come sterile è il rischio che ha un terreno dall' uso incondizionato di concimi chimici. Questa era l'altra priorità, dare un po' di vitalità a quel terreno che per oltre 30 anni aveva visto solo MAIS e concimi chimici.

Pensate un terreno per dirsi VITALE, dovrebbe avere almeno una percentuale di 2-2,5 % di sostanza organica(=S.O.), ci sono terreni qui vicino cha hanno appena uno 0,5-1 % di S.O. quando va bene, ciò significa che senza concime si fa poco.

E' qui bisogna intervenire con gli ERBAI DA SOVESCIO, ossia si seminano essenze di leguminose o graminacee o crucifere, in autunno o in primavera , dopo di ché si trincia e si fa una leggera aratura o erpicatura per mescolarle al terreno, dopo 20-30 giorni si semina o si trapiantano le piantine.

Un esempio può essere anche l'erba medica, che però si lascia almeno 3 anni quando si fa riposare il terreno, le sue radici raggiungono anche 2-3 metri di profondità.

Con questo sistema si soffocano anche le infestanti, nonché si ristruttura il terreno.

Il metodo dell'erbaio da sovescio si può fare anche nell'orto di casa, e nei corsi che facciamo a LA RUOTA insegniamo come farlo.

Si perché a LA RUOTA, è molto importante anche fare cultura, spiegare il perché delle cose, e dare anche la possibilità di auto produrre quando possibile, soprattutto con le generazioni più giovani.

Facciamo appunto corsi di cucina, per insegnare le proprietà dei cibi, le combinazioni alimentari adatte, e come si deve cucinare in maniera corretta, oppure facciamo corsi di agricoltura biologica e biodinamica sia per chi vuole fare un orto famigliare che per il professionista che vuole convertire l'azienda.

I canali di vendita della cooperativa sono molteplici non a caso, ma proprio per sopperire ai cali stagionali che ognuno di questi canali ha, e sono :

  • Il punto vendita che offre al consumatore i prodotti che vengono direttamente dai soci produttori
  • I negozi specializzati dei paesi vicini
  • GAS, ossia gruppi d'acquisto solidale
  • Ristorazione e mense scolastiche
  • Mercatini biologici, manifestazioni a tema ecc.
  • Grossisti, ossia altre cooperative che fanno distribuzione , ma questo resta un canale più che altro per gli eccessi di produzione.

San Martino di Lupari, agosto 2009 - Antonio Berti

A Riese Pio X - “Indigena” di Luca Berdusco, la Fattoria didattica, biodiversità e paesaggio agricolo

A Riese arriviamo abbastanza puntuali e Luca Berdusco ci aspetta, ospitale, nella sua fattoria didattica.

Ci accoglie in un angolo riparato e coperto attorno ad un grande tavolo quadrato con delle panchine dove ci fa accomodare.

Ha preparato come regalo per gli ospiti delle mappe a colori di quel suo incredibile paradiso e ce le spiega.

Poi visitiamo, con brevi soste per le spiegazioni, i diversi “luoghi” ed il gruppo si disperde con curiosità e interesse nelle diverse postazioni, ora sulla zona umida ora a vedere i diversi animali, mentre le capre hanno il loro spazio per “bonificare” dove possono arrivare.

C’è tempo anche per assaggiare i fichi....senza chiedere il permesso per farlo!

Non c’è tempo invece per visitare altri terreni dove con un contratto d’affitto trentennale, ideato da Luca stesso, assolutamente innovativo, coinvolge piccoli proprietari nell’impresa titanica di restaurare e ricostruire la nostra terra!

Stare con Luca meriterebbe una settimana di tempo ma il tempo proprio non lo abbiamo...nemmeno per visitare il Giardino Botanico dei Tartari, il Giardino Botanico della Prudenza o il Giardino Botanico Nino Fero!

Spero che Luca si concederà una missione lunga in Bosnia, se ci verrà dagli ospiti richiesto”

Trascrivo la scheda della sua fattoria didattica, frutto davvero di una mente geniale ma anche di tantissimo lavoro fisico.

“Indigena”

“Indigena è un’azienda agricola specializzata nella produzione di biodiversità. La molteplicità dei suoi prodotti agroalimentari e vivaistici è il risultato di un singolare cammino di sperimentazione ed applicazione delle scienze naturali, agrarie e forestali.

In particolare l’azienda applica l’ecologia delle specie e degli ambienti mirando alla conservazione delle risorse, alla protezione delle biodiversità locali, alla sostenibilità ambientale, incluse le prescrizioni dell’agricoltura biologica, ed è pertanto orientata alle politiche ambientali europee.

Grazie a questo tipo di approccio Indigena collabora da alcuni anni con vari professionisti per fornire un servizio di progettazione ambientale e paesaggistica nel quale emerge l’originalità delle sue idee.

Inoltre, come “fattoria didattica”, persegue un progetto culturale finalizzato alla sensibilizzazione verso un consumo consapevole dei prodotti agroalimentari e vivaistici.

L’azienda coltiva e alleva in proprio quanto serve alle realizzazioni ed è in grado di curarne la gestione anche attraverso la collaborazione con cooperative sociali.

Indigena nasce originariamente come realtà amatoriale e progetto culturale finalizzato alla protezione dell’identità locale di luoghi destinati a scomparire e delle varietà botaniche in essi contenute.

E’ stata sostenuta per più di dieci anni quasi esclusivamente dal suo fondatore Luca Berdusco che ha ottenuto concessioni di coltivare terre e di occuparsi di luoghi di valore abbandonati, realizzando così il Giardino Botanico Senza Senso.

Oggi questo giardino, cresciuto per proteggere e studiare la flora spontanea dell’Alta Pianura Trevigiana, è un luogo dove sono riprodotti i diversi habitat della pianura e dove sono state introdotte le specie caratteristiche, diventando così modello riconosciuto per lo studio delle relazioni ecologiche e delle tecniche di ripristino naturalistico.

Il Giardino Botanico Senza Senso è patrocinato dalla Provincia di Treviso, dal Comune di Riese Pio X, dal Consorzio di Bonifica Pedemontano Bretella di Pederobba, dal Centro Don Paolo Chiavacci, e recentemente ha attirato l’attenzione del WWF.

Indigena sostiene con la sua attività e il suo impegno altri tre luoghi preziosi per la nostra cultura locale.

Il Giardino Botanico Nino Fero, modello di paesaggio rurale veneto dell’essenzialità, è un giardino privato, porzione di campagna perfettamente conservata, unico caso in Veneto di giardino rurale della sussistenza d’inizio secolo dove è ancora esistente il sistema delle colture che ha permesso ai nostri antenati di vivere in condizioni di autosufficienza.

Il Giardino Botanico dei Tartari, esempio di arboricoltura e di colture consociate, è un arboreto di specie legnose tipiche del nostro territorio, arricchito dalle possibili consociazioni per il miglioramento della produzione.

Il Giardino Botanico della Prudenza è un giardino in costruzione, ove darà possibile sperimentare colture alternative per la biodiversità agraria e per l’agricoltura sostenibile. Qui le collezioni di germoplasma agrario saranno disposte secondo modelli colturali idonei alle produzioni biologiche.

I Giardini Botanici sono tutti accessibili ai clienti dell’azienda agricola e forniscono tangibile testimonianza dei principi a cui l’azienda si ispira.

info@indigena.tv

“Mele antiche” a Giavera del Montello

Azienda familiare di trasformazione frutta in succhi e marmellate

A Giavera del Montello, arriviamo poco prima di mezzogiorno e subito visitiamo l’erboristeria della famiglia dove si vendono anche i prodotti dell’ azienda “Mele antiche”, ricavati dalla trasformazione della frutta in succhi e marmellate che viene fatta a vapore.

Il papà Giorgio ci accoglie. La storia della sua azienda, è stata tradotta in bosniaco da Ana e letta da Rabija a tutti mentre in pulman si andava da Riese a Giavera e allora Giorgio mostra i diversi prodotti che fanno, in eleganti contenitori di vetro dalle diverse forme, ne spiga l’etichettatura e risponde a tante domande. Hanno imparato dagli svizzeri e dai francesi questa tecnica di estrazione al vapore e mostrano le antiche ricette francesi su preziosi libri comprati o fatti arrivare dalla Francia

Ci mostrerà più tardi il sistema di produzione oltre che il suo frutteto di mele antiche venete del quale sono molto orgogliosi.

A casa ci aspettano Fiorella ed Alessia che ci hanno preparato un pranzo vegetariano ricco di colori e di ogni ben di dio che, insieme alla visita al laboratorio ed al frutteto, darà il colpo di grazia agli ospiti. Al ritorno infatti, affaticati e ben nutriti, i più si addormentano e non riesco nemmeno ad offrir loro un caffè in Cittadella.

Da questa visita forse ci sarà per me un regalo...una gattina bianca che chianerò Fiorella o Florance, che mi ha fatto innamorare e che deve ancora succhiare il latte materno per essermi data in adozione (a condizione che non la sterilizzi..!)

Ma soprattutto ho conosciuto personaggi davvero straordinari e già ho anticipato al gran maestro dei Cavalieri di san Bovo che ho da proporre per la nomina a Cavaliere sia Antonio, sia Luca, sia Giorgio e Fiorella! Sono davvero dei gran cavaliere dell’UTOPIA!

La scheda sull’azienda “Mele Antiche” di Alessia Martinazzo, figlia di Giorgio e Fiorella..

L’azienda agricola Mele Antiche di Giavera del Montello nasce nel 1992 per desiderio di Fiorella e Giorgio Martinazzo. I due coniugi, dopo aver ricevuto un piccolo appezzamento di terra in eredità, decidono di trasformarlo in un frutteto biologico costituito in netta prevalenza da piante di varietà “antiche”. Così, accanto a numerosi ciliegi, peri, susini selvatici, fichi e piccoli frutti, mettono a dimora più di 600 meli di cultivar dimenticate e perciò scomparse dal mercato ortofrutticolo moderno: Promessa, Regina delle Renette, Rosa mantovana, Pomella di Soligo e molte altre. Giorgio gestisce le sue piante, oltre che con amore, anche con i metodi dell’agricoltura biologica e talvolta con il supporto dei fiori di Bach che lui stesso produce.

Gli alberi sono liberi di crescere secondo la forma naturale e raggiungono così l’altezza di 5/6 metri.

Nelle annate più favorevoli, la produzione è elevatissima e alla raccolta partecipano numerosi amici-aiutanti.Talvolta, a scopo didattico ed educativo, si aggregano anche gli allievi di una scuola elementare e alcuni ragazzi disabili.

L’eccesso di produzione ha ben presto posto un problema: che fare della frutta in più?

La risposta è stata la costruzione di un laboratorio per la trasformazione delle eccedenze: Giorgio dedica molto tempo alla preparazione delle confetture di frutta (con zucchero di canna), alla produzione di succhi di frutta con il metodo dell’estrazione a vapore, alla produzione di sciroppi di frutta e di piante medicinali (dei veri e propri preparati erboristici) e ultimamente si dedica anche alla creazione del sidro (cioè vino di mele) e dell’aceto di mele aromatizzato alla frutta e alle erbe.

Poi Fiorella si occupa di seguire il processo di etichettatura dei prodotti e di gestire le procedure burocratiche. L’azienda infatti è certificata biologica come il resto dell’azienda.

Le mele e i trasformati di frutta vengono poi venduti nel loro negozio oppure nei mercatini che si svolgono qua e là in tutta la provincia ogni sabato e domenica. Giorgio e Fiorella partecipano poi stabilmente ad un mercato di piccoli produttori agricoli che si tiene tutti i sabati a Montebelluna.

Per far conoscere le mele antiche a più gente possibile e per promuovere la loro azienda, organizzano anche due feste all’anno: una in giugno dedicata alle erbe spontanee e l’altra in novembre dedicata alle mele antiche. Nel cortile dell’azienda viene allestita un’esposizione che attira sempre migliaia di visitatori e in tutta la via si tiene un vivace mercato.

Giorgio, Fiorella e l’associazione onlus Avalon, di cui sono fondatori, organizzano durante l’anno svariate attività culturali per la promozione dell’agricoltura biologica, della sana alimentazione e dell’erboristeria.”

Le persone che non dormono possono ammirare le mura di Cittadella dai finestrini del pulmino. Si arriva a casa comunque per le cinque ed il tempo per un meritato riposo è poco. Per questo l’appuntamento delle 19 svanisce ed andremo alla Penisola per la cena che è quasi buio ed io non posso regalare loro, come vorrei, la bellezza della mia ansa sulla Brenta al tramonto!

A Campo San Martino c’è il saluto agli ospiti con la Cena dei 115 alla “Penisola”.

Ci sono Rappresentanti della Regione Veneto, della Provincia di Padova, di 8 Comuni padovani, Volontari

vecchi e nuovi da 36 Comuni del Veneto, Cavalieri di San Bovo e cavalieri della Brenta. La serata viene benedetta dalla recita di Eusebio Vivian sia dell’Uivaro e sia della “pace” di Giovanni Parolin.

(Vedi relazioni di Laura e altri)

Mercoledì 9 Ritorno in Bosnia Herzegovina.

Campo San Martino, 11 settembre 2009

Ho fiducia davvero che da questa esperienza, in cui molti di voi hanno attivamente collaborato, nascano nuove “vocazioni” a seguire il fronte agricolo, difficile e misconosciuto ai più.

Qualche altro di voi, oltre che ad impegnarsi nel proprio Comitato comunale scoprirà la voglia di rinforzare la Commissione agricoltura!

Se ci si appassiona alla terra ed a chi la lavora, ha ragione Milo, si apriranno nuovi sentieri di impegno anche per assicurare speranze di pace e politiche agricole sane, in Bosnia e qui da noi, in ciò che resta delle nostre campagne. Per questo allego alla relazione un po’ di nostra storia agricola in BIH

E ci incoraggia ancora Andrea Brugnolaro!

Dopo il 1° seminario agricolo a Gračanica, novembre 1995, con il piemontese Giuseppe Andreis, a commento della sua esaustiva relazione scrisse: L’ultima missione in Bosnia l’ho vissuta in modo molto particolare, era fuori dai soliti schemi e per questo è stato come scoprire qualcosa di nuovo. La pausa di un anno unita alla compagnia con cui sono ritornato in Bosnia hanno creato una situazione unica che mi ha permesso di ricevere tantissimo.....

ho visto molto più a fondo di quanto abbia potuto fare in questi anni.. ho avuto la fortuna di poter toccare le sensazioni di chi crede veramente in questo progetto....è stata una presa di coscienza che cercavo da un po’.

Anche la figura di Beppe mi ha colpito molto, la sua estrema diplomazia, il parlare sempre composto e mai a sproposito, quel guardare sempre dall’alto senza farsi abbagliare dai propri pregiudizi.

Tutto ciò ha contribuito ad una nuova motivazione e nuova percezione delle cose.

Molto bella è stata la giornata del sabato, dove è stato possibile formare i tecnici su quello che riguardava l’organizzazione di una cooperativa.

Mi è stata utile soprattutto perché ho compreso quanto importante sia tutt’ora una sana agricoltura. Prima pensavo che fosse destinata anche lei all’ industrializzazione, invece Beppe mi ha fatto capire come siamo attaccati alla terra e, per quanto cerchiamo di volerlo evitare, dipendiamo da lei. Ciò devo dire che mi ha rincuorato perché troppo spesso vedo perdere certi valori in nome di qualcosa di futile e più facile.

Ciò mi fa sentire più uomo e meno macchina.

Quando sono tornato a casa ero più fresco e riposato, se non di fisico certamente di cuore, e dopo un periodo un po’ scuro, questa missione è stata un momento di serenità e di crescita.

E Beppe Andreis allora ci ha scritto dalle Langhe:

“Cari amici

Grazie per l’amicizia che mi avete dimostrato, così un esperienza interessante è diventata anche bella. Ho visto come il vostro impegno dimostri che piccoli gruppi con mezzi poveri possono fare molto di più della grande politica: questo è Vangelo che affida ai piccoli ed ai poveri quello che nasconde ai ricchi ed ai potenti.

Qualche considerazione sul da farsi: sapendo che non ci sono nuove, credo che nel prossimo futuro dovrete essere più catalizzatori che operai del pronto soccorso.

Ho visto infatti a Gračanica ed a Petrovo molta vitalità ma penso che sia necessario il rafforzamento delle regole ed il desiderio di dialogo tra le parti. Non penso che si possa invocare troppo il valore del perdono, che tra l’altro appartiene a chi è stato offeso, ma penso che il tempo e l’oblio possano essere validi surrogati.

Sulle questioni di politica agricola: valida l’idea del corto raggio, del cibo a ciclo corto, ma gli agricoltori devono fare i conti con il mercato.

E’ giusto quindi puntare sulla cooperazione; sarebbe però opportuno capire meglio il ruolo dei commercianti privati e dei piccoli trasformatori che molte volte svolgono un ruolo utile ed importante.

Alla Bosnia Erzegovina non servono supermarket e consumismo, (con i quali comunque occorre fare i conti), meglio una rete di piccole imprese che sappiano – come successe anche in Italia- essere capaci di fare credito nei momenti difficili.

Credo che la signora Abida Jahiċ possa essere un buon interlocutore, tra l'altro il problema da lei posto di facilitare il passaggio delle terre incolte o prossime all'abbandono da parte dei vecchi e dei migranti, potrebbe trovare soluzioni già sperimentare dalla legislazione comunitaria, collegando incentivi sociali alla concessione delle terre in affitto. Naturalmente sono disponibile "con judicio" a collaborare con voi.Grazie ancora.

Con amicizia. Beppe

L’impegno a sostegno di quell’agricoltura ha per noi radici ancora più lontane.

E’ del 1994 il protocollo agricolo firmato da Hazim Vikalo, allora Sindaco di Gračanica e da Vincenzo Burnelli, esperto di cooperazione internazionale in agricoltura. Ancora nel 1994 sono arrivati i 70 q. di sementi da orto che hanno permesso ai nostri “gemelli” di sopravvivere quando infuriava la guerra.

Nel 1997, Rasim Husic’, rappresentante del settore agricolo, partecipava ad una visita in Veneto con insegnanti, industriali e medici ed ha avuto modo di visitare la Cooperativa “Battistei” di Cittadella e di avere come grande interlocutore Giovanni Parolin.

Negli anni 2000 si attivano nuove iniziative: il sostegno dato dal Comitato comunale di Villa del Conte ai contadini di Petrovo, le missioni in Bosnia di Enrico Pettenuzzo e quelle più recenti di Luigi Calore e di Anna Brusarosco sia per organizzare questo viaggio in Veneto, sia la sua preparazione con la visita alla Cooperativa agricola delle donne di Bratunac’ (frutti di Bosco).

Non voglio dimenticare la missione dei tre geologi che il 26-27 novembre 1999, in una missione record di 40 ore, hanno fatto due perizie sulle frane che incombevano dalle colline, a Stubo e Soko.

La relazione “...leggeri, come caprioli sulla collina” dettatami allora da Renata Zucko:

Tre Geologi dal Veneto a Gračanica,

La delegazione:

  • Prof. Rinaldo Genevois, Facoltà di geologia Università di Padova,
  • Ing. Ermanno Gaspari, Genio Civile di Belluno Regione Veneto,
  • Geologo Sandro Silvano,CNR (Consiglio Nazionale Ricerche) Padova,
  • Dott.ssa Renata Zucho, interprete e passpartout.

Nella tormenta.

La prima missione in programma il 19-20 novembre non va a buon fine a causa di una tempesta di neve che coglie i nostri esperti, “volontari davvero speciali” in Slovenia. Riescono ad arrivare sino a Postumia. Impiegano due ore per fare 50 km. nella tormenta di neve che paralizza per due giorni l’intera regione, con una bora fredda che non concede alcun riparo. Sono gli unici “giramondo” in una autostrada deserta che viene chiusa alle loro spalle. Desistono e rientrano in Italia. Comprendono quanto sia l’emergenza Frana Stubo e come sono attesi in Bosnia e quanto sia importante anche per noi portare questo sostegno tecnico ad un Sindaco che sa difendere il dialogo multietnico in una città che ospita ancora 7000 profughi in maggioranza da Srebrenica ma anche 500 Kosovari (albanesi serbi e rom). Annullano impegni precedenti, di famiglia e di lavoro e si ripromettono di ripartire la settimana successiva.

La missione dei geologi. Il 26-27 novembre i nostri Esperti partono davvero verso l’”ignoto” da Padova e da Belluno alle cinque di mattino. C’è alta pressione, ghiaccio, nebbia ma le strade sono aperte e la neve si è sciolta. Rientreranno alle 21 di sabato 27, dopo 40 ore di missione, con un gran lavoro fatto.

A Gračanica sono attesi da Fikret Suvalic, (di Suncokret e direttore Azienda Comunale dei Trasport)i e dal geologo dell’Università di Tuzla, prof. Amir Barakovic. Tempo di prendere un caffè e di cambiarsi i vestiti e subito il sopralugo alla frana Stubo. Dirà Fikret “Mai visto una cosa simile, tanta efficienza e poi come ragazzini di 15 anni, di corsa sulla collina” e Amir Barakovic: “ Che meraviglia! Tre persone tutti carta e penna e poi su per la montagna, leggeri come caprioli. Ispirano tanta sicurezza e fiducia”.

Eppure i nostri geologi non hanno fatto un viaggio facile.

Renata per commuoverli a comprendere la tragedia consumata in Bosnia e quanto pesanti siano le ferite aperte, e da tutti dimenticate, di quella folle guerra li guida per strade difficili anche affrontando lo stress da polizia serba. Infatti attraversano la Sava a Bosanski Brod, sull’ultimo traghetto che ancora funziona. Naturalmente Renata deve discutere molto con i poliziotti serbi ma non paga il “pedaggio” chiesto. Percorrono la riva destra della Sava verso Derventa. Cento kmetri tra case sventrate, da obici o da bombe a mano, e le rovine seminate dalla pulizia etnica durante la guerra ed ora, territorio della Repubblica Srpska, una delle riserve etniche in cui è spartita la Bosnia Erzegovina. Gli accordi di Dayton hanno fatto tacere le armi ma blindato e fatto dimenticare quanto sia ancora tragica l’emergenza in Bosnia e come nulla si faccia per ricostruire le case e permettere alla gente di ritornare, avendo vere garanzie di salvaguardia dei diritti umani.

Il primo incontro con Amir e Fikret è caldo e cordiale. Amir Barakovic è professore alla Facoltà di geologia di Tuzla. Abita a Miricina e con la delegazione del suo Villaggio, gemellato con Cadoneghe, è venuto in Italia nel ‘97. Ha avuto nell’occasione un incontro con il prof Renzo Antonelli e la prof.ssa Marchiori, ed al Bo’ con il prof. Giorgio Franceschetti.

Si erano allora costruite le premesse per uno scambio culturale tra le due Facoltà, grazie alla disponibilità del prof. Giampaolo De Vecchi. Poi tutto è saltato anche per “passività bosniaca”. Questa missione ha riaperto la speranza che si possa costruire un autentico “gemellaggio” tra le due Facoltà. Sentono di essere in ritardo nella ricerca e negli studi di almeno 50 anni e soprattutto sul problema delle frane non hanno esperti. Barakovic’ assicura che invierà quanto prima in Italia i sondaggi necessari, chiesti dai nostri geologi. Ora però sanno che non saranno soli nell’affrontare questi incombenti disastri naturali.

Gli incontri con i colleghi dell’Università di Tuzla hanno permesso uno scambio di preziose informazioni e di esperienze.

Le perizie tecniche, non una ma due, sulle incombenti frane, a Stubo e nel Villaggio di Soko hanno richiesto ore di lavoro, A Soko ci sono andati sabato mattina, supplicati dal Sindaco che ha detto. “la frana Stubo incombe sul centro della città ma a Soko è la scuola che rischia di arrivare a valle”. I rilievi sul campo sono durati ore, frammisti a conti e confronto di ipotesi di soluzioni tecniche.

Ciò che è stato fatto finora per tamponare la frana Stubo ha prosciugato le magre casse del Comune ma non ha grande valenza tecnica. La perizia è costata 4.000 marchi e si sono spesi altri denari per spostare 8 mila metri cubi di terra ma senza sortire risultati positivi

Il lavoro fatto e gli scambi tecnici sulle frane, hanno portato grande sollievo al Sindaco Ibrahimovic’.

Questi volontari italiani davvero speciali, persone non solo competenti ma straordinariamente disponibili, hanno assicurato ogni loro interessamento come consulenti ma, , sicuramente sapranno anche aiutarci ad individuare canali istituzionali per trovare dei finanziamenti per le opere pubbliche necessarie a salvaguardare Gračanica e Soko dalle frane

(Molti soldi sono stanziati dal Governo Italiano e dalla CEE per la Bosnia ma vanno a finanziare solo mega opere come aereoporti o altro. Sarà possibile che ci siano fondi anche per questa primaria necessità!?).

La missione è stata molto buona. ottima, assicura l’esigente Renata! I nostri Esperti hanno toccato con mano come i Tecnici dell’Università di Tuzla manchino di strumenti elementari di indagine e poi sono stati “commossi” dall’ospitalità e dal paesaggio dolce di Bosnia. Sperano di tornare ed intanto contano di inviare una delegazione di sismologi ed elettrogeologi per avere più dati tecnici anche sulle frane viste.

Il loro “portavoce ufficiale” forse è stato l’ing. Gaspari ma tutti, in una magica sinergia di competenze e umanità, hanno manifestato di aver apprezzato molto questa, pur faticosa, missione in terra di Bosnia.

Noi ci chiediamo come sia riuscito questo miracolo: nemmeno a cercare con la più ottimistica immaginazione potevamo mettere insieme un così grande tesoro da portare a Gračanica.

Grazie Rinaldo, grazie Ermanno, grazie Sandro!”

Ed ora una breve relazione di questo ultimo scambio culturale. Sarà esaustiva solo se accompagnata dalle relazioni dei volontari presenti ai diversi incontri ed alle tante visite alle aziende agricole.

Lettere

lettera di Lucia Zanarella

Carissimi Professori,

allego il mio GRAZIE di cuore per il regalo che ci avete fatto con la vostra relazione in sala del Consiglio Provinciale.

Dalle lettere che ho ricevuto da Gračanica e da Petrovo potete comprendere che il vostro intervento, pur stretto dal poco tempo a disposizione, è stato dai nostri ospiti molto vissuto.

So che la speranza è l’ultima a morire e per questo io la coltivo: sogno che i nostri amici bosniaci vi chiedano di andare li, con loro almeno per un giorno intero a dire solo quello che con poco tempo avete anticipato

Potrebbe essere una occasione per mettere insieme studiosi e tecnici sia musulmani che serbi e ogni passo che si fa su questa modalità aiuta non solo a migliorare la qualità della vita ma cura le loro anime ferite e ancora divise da quella guerra assurda…. A crederci poi anche i sogni si realizzano!

Di certo non vedo l’ora di vedervi per un grande abbraccio pieno di gratitudine!

Vostra Lucia Zanarella

“della terra della Brenta”

lettera di Rabija Fišiċ - ringraziamenti

Gračanica, 15 settembre 2009

Rabija Fišic Tel: 00387-35-703970

Cari amici italiani,

Vi ringrazio tanto della vostra ospitalità.

Sono ammirata per come avete organizzato la nostra visita in Italia.

Tutto è stato perfetto.

Ho la sensazione di essere ancora con Voi.

Penso che tutto quello che abbiamo visto ed ascoltato in Italia ci aiuta molto nel proseguire il nostro lavoro con gli agricoltori e per l’agricoltura della Bosnia.

Invierò la mia relazione.

Un caro saluto a tutti e grazie ancora per la bellissima accoglienza.

Rabija Fišic

lettera di Rabija Fišiċ - relazione

Gračanica,17 settembre 2009

Al “Comitato di sostegno alle forze e iniziative di pace,, provincia di Padova

Relazione sulla visita in italia dell'agronoma Rabija Fišic

Dal 3 al 9 settembre il gruppo di agricoltura da Gračanica e da Petrovo è stato in Italia, nella provincia di Padova

E' stato rispettato il programma, addirittura sono state accettate richieste per visitare altre aziende di mucche da latte, oltre quelle in programma in aziende agricole di produzione di formaggio, in collina e in montagna.

In Veneto abbiamo vistato aziende di agricoltura biologica e di produzione di frutta di bosco e di trasformazione dei prodotto.

Abbiamo visitato aziende di agricoltura biologica, di agriturismo e abbiamo visitato il mercato orticolo dove si incontrano produttori e compratori e venditori, addirittura fanno il prezzo all'orecchio.

Abbiamo avuto incontri con responsabili politici della Provincia di Padova, della regione Veneto ed Europarlamentari e con professori dell'Università di Padova e Venezia, che ci hanno parlato di terra, di difesa dell'ambiente e di agricoltura.

E' importante ricordare che c'è un patto di collaborazione tra Gračanica, Petrovo e la Provincia di Padova.

Siamo sicuri che l'Italia ci può aiutare in quei progetti che riguardano lo sviluppo agricolo con fondi Europei.

Ed siamo d'accordo che anche che tre -quattro persone andranno in Italia per imparare a fare il formaggio nell'altopiano di Asiago.

Penso che questa visita è stata un'opportunità che ci aiuta a migliorare la nostra realtà agricola dei villaggi.

Penso che noi abbiamo grandi opportunità per l'agriturismo ed anche per la produzione e la trasformazione della frutta.

Pensiamo che dobbiamo fare delle cooperative per riorganizzare i piccoli poderi anche per presentarsi meglio sul mercato.

Voglio ringraziare tutti coloro che hanno collaborato per organizzare la nostra visita che è stata magnifica.

Grazie, grazie a tutti per l'ospitalità che ci avete riservato.

Tanti saluti da

Rabija Fisiċ

Da Nermina Trutoviċ dipl.ing.polj.

Municipio di Gračanica tel.035/700-800 fax 035/702-222 gsm: 061/675-661

Gračanica, 17.09.2009. Traduzione di Ana

Cari amici,

Ancora una volta volevo ringraziare per l'ospitalità e le bellissime giornate trascorse nelle vostre case. Per me è stato un onore conoscervi. Questi giorni trascorsi in Italia per me veramente sono stati un’ utile esperienza. Ancora voglio dirvi che la porta di casa mia è sempre aperta per voi e per i volontari.

La mia casa è in città, vicino alla scuola dell'obbligo e vicino alla palestra.

Spero che ci saranno altri incontri e nuovi progetti. Per adesso auguro buona salute, felicità e che tanti progetti agricoli siano realizzati. Come avete chiesto invio la mia relazione.

Visita in Italia del gruppo agricoltura da Gračanica e Petrovo

3 - 9 settembre

In gruppo sono stata anch’io come rappresentante del Comune di Gračanica.

Sono ingegnere agricolo. In Comune lavoro come esperta e responsabile del settore agricolo, delle acque e della protezione dell'ambiente.

Per me tutte le visite nelle fattorie e nelle aziende agricole, gli incontri con rappresentanti delle Istituzioni politiche e con i Professori sono stati importanti e interessanti.

Le domande che ho fatto sempre erano praticamente volte a capire quelle esperienze italiane nel settore dell'agricoltura, dell'acqua e della protezione ambientale.

E anche mi interessava comprendere come si entra nella CEE.

Praticamente mi sono interessata per capire cosa occorre fare come Comune e Villaggi per camminare su questa strada.

La Politica nel mio Comune sulle iniziative a sostegno dell' agricoltura e della produzione è molto attiva e interessata.

Voglio dire anche che da noi i contributi statali non lasciano niente per fare iniziative in agricoltura e questo sarebbe un obbligo dello Stato.

Con buoni progetti e investendo molti soldi nelle infrastrutture, si creano situazioni per vivere meglio e si stimola a fare restare la gente nell'agricoltura e nei villaggi.

Penso a come costruire un buon progetto e con tutto quello che ho visitato e compreso penso che siamo sulla buona strada e spero che questa politica e questo progetto possa essere appoggiato anche da voi.

Quando ho calcolato tutto, viste le capacita e le risorse delle persone che lavorano, penso che siano poche le persone davvero interessate e per questo non sono contenta.

Ho visto che in Italia i produttori sono più uniti che da noi e sono collegati con diverse organizzazione così si presentano meglio sul mercato sia per vendere che per acquistare le sementi ed altro.

Quasi tutte le realtà agricole visitate sono organizzate insieme ad altri e questo è un fattore importante.

Quando parliamo di agriturismo che si può organizzare in una famiglia è per avere anche un reddito in più. Devo dire che nel nostro paese non esiste una esperienza simile. Noi abbiamo una ricca cultura e tanta storia, un bel paesaggio e tante costruzione storiche Le colline sono ricche di boschi anche per la caccia. Per quel progetto mancano investimenti e formazione.

Quando si presenta un progetto ai nostri contadini e si parla di investimenti Europei bisogna dite che il Comune di Gračanica aveva già alcune idee e progetti sui quali occorre parlare di più perché chi può beneficiarne sia più responsabile e si impegni di più.

17 settembre 2009 da Nermina

Da Nebojša Trifkoviċ di Petrovo

Cari Amici!

Voglio ringraziare a mio nome, a nome del Comune di Petrovo e del Sindaco Zoran Blagoieviċ, per tutto quello che avete preparato e organizzato in Italia.

Io sono ancora pieno di emozioni per quello ho vissuto in Italia. Mi è difficile spiegare come mi sento. Quando sono tornato ho spiegato quello che ho visto che abbiamo fatto, dove siamo stati e così a tanti è dispiaciuto che non sono venuti in Italia.

Per quanto riguarda l’ospitalità e l’accoglienza è stato tutto Ok e extra Ok! Può darsi che per qualcuno è stato troppo impegnativo e così non hanno capito tante cose. Il tempo è stato poco per mostrare le tante cose che abbiamo visto.

Io personalmente volevo vedere ancora di più nelle fattorie e parlare con gli agricoltori perché più di tutto mi interessa l’allevamento delle mucche e la produzione del latte.

Sono contento di aver visitato Asiago e le montagna a 1400 metri ed i malgari che hanno fatto un paradiso terrestre in alta montagna. Mi ha affascinato la bellezza e l’organizzazione della vita e del lavoro di chi vive in montagna.

Ho visto che da voi la produzione agricola in gran parte si appoggia a concimazione organica.

Ho anche capito che l’Italia è molto organizzata nell’agriturismo. Anche in quel settore si vede il grande lavoro che ci sta dietro. Da noi abbiamo tutti gli elementi per la concimazione organica e possiamo cominciare con l’agriturismo solo che non siamo capaci di spendere bene le nostre risorse e di valorizzarle. Non sappiamo così proteggere i nostri prodotti e le nostre bellezze!

Tante cose ho visto della vostra agricoltura; i produttori, i modi di produzione e il sistema di organizzarsi per stare nel mercato.

Sono felice e sorpreso per la festa dei contadini a Busiago dove sono stati tanti i produttori e tante le persone che apprezzavano i loro prodotti e sono felice per aver conosciuto come si mantengono le tradizioni. Sono felice perché ho visto apprezzata l’agricoltura, i contadini ed i prodotti biologici.

Potrei scrivere ancora tanto e tante parole di complimenti. Non ho nessuna critica da fare.

Mi dispiace di non aver avuto la possibilità di parlare di più con voi perché non conosco la lingua italiana.

Tante cose mi interessavano, che vorrei conoscere di più per capire e imparare.

Questa volta saluto, ringrazio di nuovo per tutto quello che avete fatto per noi.

Saluti ai volontari e tutti quelli che abbiamo conosciuto.

Spero che ci vediamo presto.

Neboisa

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