AVIP

Comitato Provinciale di Sostegno alle Forze ed Iniziative di Pace - Provincia di Padova

PROGETTO “ SCUOLE PONTI DI PACE” - Anno scolastico 2011-2012

SCUOLE ITALIANE E BOSNIACHE A CONFRONTO - LA DIDATTICA DELLA LINGUA INGLESE E DELLA GEOGRAFIA

RELAZIONE SULLA VISITA DEGLI INSEGNANTI E DIRIGENTI ITALIANI NELLE SCUOLE BOSNIACHE DEI COMUNI DI Gračanica E PETROVO - DAL 4 A 9 APRILE 2012

La visita è stata preparata dal gruppo degli insegnanti e dirigenti a partire dal mese di settembre 2011. Durante gli incontri sono state riprese le considerazioni svolte dopo la visita degli insegnanti bosniaci in Italia nel mese di aprile 2011, per individuare alcuni aspetti da focalizzare durante la nostra visita, tenendo sempre il riferimento alle finalità generali del progetto “SCUOLE PONTI DI PACE” . Dopo aver concordato con un congruo anticipo il periodo per la visita, sono stati successivamente tenuti dei contatti per definire insieme il programma e le modalità di svolgimento. Da parte del gruppo italiano è stato chiesto di poter effettuare le visite a tutte le scuole impegnate nel progetto nel seguente modo:

Inoltre si è chiesto di poter assistere non solo alle lezioni curricolari, ma anche ad attività parascolastiche.

Nel mese di marzo il gruppo bosniaco ha proposto una bozza di programma, chiedendo di presentare suggerimenti, modifiche, integrazioni. Su tale bozza gli italiani hanno proposto solo qualche aggiustamento organizzativo, dato che il programma si presentava interessante e vario, sia per la conoscenza della realtà scolastica, sia per la possibilità di conoscere le risorse culturali del territorio.

La visita si è svolta rispettando tutte le fasi del programma.

Gli insegnanti delle varie scuole hanno sempre seguito insieme con noi le varie attività, sia durante le nostre visite alle varie scuole, dove abbiamo assistito ad alcune lezioni o ad altre attività, sia durante le “uscite” nel territorio.

Per la parte relativa alle visite nelle scuole, si rimanda alla sezione specifica della relazione.

Le bellezze del paesaggio e del patrimonio storico-artistico sono state tutte molto interessanti, e sono state illustrate con competenza. Fra le tante cose visitate, ricordiamo: la visita alle moschee di Soko (quella antica e quella attuale), durante la quale abbiamo potuto conoscere aspetti importanti dell’Islam in Bosnia; la città di Tuzla (in particolare il villaggio che presenta gli insediamenti e le abitazioni del Neolitico); la fabbrica Tehnogas a KaKmuz; il Monastero del monte Ozren, centro artistico e culturale importante per la diffusione della religione cristiana-ortodossa nel territorio.

Anche nei momenti più distensivi (situazioni conviviali o spettacoli proposti dalle varie scuole) abbiamo avuto la dimostrazione di un profondo spirito di ospitalità e di desiderio di rafforzare i rapporti d’amicizia. Abbiamo apprezzato le esibizioni dei gruppi folkloristici, che ci hanno proposto suggestivi spettacoli di musiche, canti e danze rappresentativi della storia e cultura bosniaca; le attività folkloristiche sono realizzate con passione e competenza da parte degli insegnanti e i ragazzi si impegnano con entusiasmo e orgoglio per il loro patrimonio di cultura popolare. Anche nei pranzi e cene, allestite in modo pregevole dalle varie scuole, abbiamo colto la volontà di riservarci un trattamento molto ospitale; ci siamo sempre sentiti assorbiti in un’atmosfera di forte amicizia e affiatamento.

Pertanto abbiamo percepito una forte motivazione a continuare e sviluppare in futuro il progetto, aggiungendo altre finalità ed attività.

Oltre alle visite nelle scuole, si sono avuti alcuni importanti incontri con i rappresentanti delle istituzioni educative e politico-amministrative.

Nel Comune di Gračanica abbiamo potuto incontrare sia il Vicesindaco, sia il Presidente del Consiglio Comunale, mentre nel Comune di Petrovo abbiamo incontrato la responsabile del Centro culturale- sportivo e l’incaricato per i progetti giovanili. Durante tali incontri è stata ribadita l’importanza dei progetti che coinvolgono le scuole negli scambi internazionali, per la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e i benefici sul piano educativo, soprattutto nei rapporti interculturali.

Per noi si è trattato di un’esperienza arricchente dal punto di vista professionale e umano. Al nostro ritorno ci siamo sentiti motivati a diffondere ciò che abbiamo potuto conoscere nelle scuole bosniache, sia i molti aspetti positivi, sia gli aspetti problematici (molto simili alle difficoltà che noi abbiamo nelle nostre scuole).

INCONTRO CON I RESPONSABILI DELL’ISTITUTO PEDAGOGICO DI TUZLA

Un appuntamento importante è stato l’incontro con il Consigliere per l’Educazione, Sig. Sehad Jahiċ, presso l’Istituto Pedagogico di Tuzla, che si occupa di tutte le scuole del Cantone, sia con funzioni amministrative, sia con funzioni di consulenza e supporto in ambito didattico. Gli argomenti di particolare interesse sono stati:

  1. le funzioni delle singole scuole e dell’Istituto per la carriera degli insegnanti (fascicolo anagrafico e fascicolo pedagogico, che riguarda l’attività di formazione svolta da ciascun insegnante e la valutazione sulla sua azione professionale);
  2. i provvedimenti di riforma in atto (esempio: l’allungamento da 8 a 9 anni della scuola di base);
  3. gli interventi a favore degli alunni disabili: mentre nel passato si erano registrate valide esperienze nel campo della didattica per i disabili, nei primi anni dopo la guerra erano emerse alcune difficoltà.

Attualmente si lavora per l’inclusione di tutti gli alunni con attività di formazione per gli insegnanti in collaborazione con esperti dell’Università di Bologna .

METODOLOGIA E DIDATTICA A CONFRONTO

Durante le visite effettuate nelle scuole bosniache, sono emersi alcuni aspetti significativi relativi alla metodologia.

Ogni lezione dura 50 minuti, con brevi pause tra una lezione e l'altra. Il tempo della lezione viene utilizzato in modo proficuo: c'è un momento iniziale in cui l'insegnante sintetizza i contenuti della lezione precedente, la parte centrale è dedicata al nuovo argomento ed infine nella parte finale si svolgono esercizi e conversazioni guidate inerenti il nuovo argomento.

In generale si è osservato un maggior ricorso all' “oralità” intesa come conversazione, confronto comune, spiegazione, esercizio...; in particolare per quanto riguarda l'inglese questa scelta metodologica è molto evidente.

Sfogliando i vari quaderni, si è notata un'attenzione particolare per la “bella calligrafia” ottenuta tramite specifici esercizi: anche nella compilazione dei registri, giudicati dalle dirigenti presenti nel nostro gruppo più funzionali, i docenti adottano una scrittura molto precisa.

Gli alunni ci sono sembrati più disponibili all'attenzione ed hanno partecipato attivamente alle varie proposte in un clima sereno, senza il bisogno di interventi costrittivi da parte del docente. Largo utilizzo è stato dato al lavoro di gruppo o a coppie.

Nei momenti liberi o ricreativi (spettacoli di benvenuto, ricreazione, spostamenti da un' aula all'altra, entrata ed uscita dall'edificio scolastico.....) si è osservato un comportamento vivace , ma comunque corretto e rispettoso per cui ogni alunno sapeva controllarsi e gestire autonomamente il proprio compito.

All'interno delle aule sono presenti spesso manufatti inerenti le varie discipline ( plastici, modellini, semplici strumenti di misura e scientifici...) e questo a nostro parere indica un'attenzione particolare per lo sviluppo della manualità fine, che abbiamo osservato essere già ben sviluppata anche nei bambini più piccoli grazie alle numerose esperienze concrete che comunemente svolgono nel loro ambiente di vita.

I libri di testo consultati sono risultati chiari nell'impostazione grafica, con contenuti essenziali e quindi, a nostro parere, risultano più accessibili agli alunni.

Gli insegnanti spesso sono impegnati in attività extra-scolastiche volte a valorizzare alcuni aspetti espressivi della cultura tradizionale bosniaca: danza, canto, teatro, musica strumentale.... Tali attività si svolgono all'interno dell'edificio scolastico che risulta quindi gestito con tempi e modalità più flessibili di quelli italiani.

La visita alla scuola materna comunale di Gračanica è risultata molto interessante. E' da premettere che la scuola dell'infanzia statale non è molto diffusa; nei centri abitati più consistenti ne sono state create alcune a gestione comunale con rette pagate dalle famiglie. In tali strutture sono accolti bambini in età prescolare anche inferiori ai tre anni con orari molto flessibili in base alle esigenze dei genitori.

Ben fornita di materiale didattico, strutturato e non, con arredi semplici, ma adeguati ed accoglienti, questa realtà scolastica presenta metodologie molto simili alle nostre. L'unico aspetto che si discosta è che i bambini dell'ultimo anno vengono avviati all'apprendimento della scrittura, lettura e calcolo, secondo quanto previsto dai programmi ministeriali.

RELAZIONE SULLA TAVOLA ROTONDA “VALUTAZIONE DEGLI STUDENTI” SVOLTASI A SOKO IL 6 APRILE 2012

L’incontro si apre con la presentazione del sistema di valutazione della scuola bosniaca, a cura dei docenti della scuola di Soko.

Alcune problematiche riguardanti i criteri generali di valutazione risultano simili sia nella scuola bosniaca che in quella italiana: verranno pertanto qui di seguito evidenziati gli aspetti più significativi emersi dalla discussione.

In riferimento agli apprendimenti delle discipline, nella nostra scuola di recente si è adottata una scala di valutazione di tipo numerico (da 1 a 10) in tutte le classi dell’obbligo, mentre in Bosnia sussiste un sistema che prevede l’uso dei giudizi per i primi tre anni per poi passare ai voti (da 1 a 5) negli anni successivi: il nostro gruppo di lavoro ritiene positivo l’uso dei giudizi nei primi anni di scuola, modalità adottata fino a pochi anni fa anche in Italia.

La discussione si è concentrata poi sul tema della bocciatura, che è stato l’argomento più sentito durante il confronto. Qui infatti si riscontrano le differenze più importanti fra i due sistemi scolastici.

Sia in Italia che in Bosnia, nei primi anni di scuola, si tende a non bocciare, se non in casi eccezionali. Molti colleghi bosniaci hanno insistito nel sostenere che è compito del docente far emergere, con diverse strategie, tutte le potenzialità dell’alunno, e in questo si concorda. Le divergenze emergono soprattutto negli anni della scuola secondaria di primo grado (classi 6^-7^-8^ in Bosnia); infatti in Italia la bocciatura è molto più diffusa e viene motivata per problemi a livello di apprendimento e di comportamento. Anche se la normativa italiana prevede la funzione formativa della bocciatura, si ritiene che il suo eccessivo utilizzo sia legato a volte ad una funzione sanzionatoria.

La maggior parte dei nostri colleghi bosniaci è contraria a questo genere di provvedimento, ritenuto fortemente lesivo della dignità dell’alunno e inutile sia dal punto di vista dell’apprendimento che del comportamento. In Bosnia si ricorre alla bocciatura nella misura dell’1%, in Italia del 5%.

A questo punto si chiedono delle informazioni sulle modalità adottate in Bosnia in presenza di alunni “difficili”. Nella scuola bosniaca, di fronte a gravi lacune negli apprendimenti, i docenti sono tenuti ad organizzare corsi di recupero pomeridiani e/o estivi. In genere, se il comportamento è corretto, si tende a promuovere l’alunno anche in presenza di insufficienze.

Più complesso l’iter previsto in caso di comportamenti devianti: vengono coinvolti progressivamente tutti gli organi collegiali, a partire dal Consiglio di Classe fino al Collegio Docenti, fino a prevedere lo spostamento in una classe parallela o in altra scuola; nei casi più gravi vengono coinvolti i servizi sociali.

Si ritiene positivo e proficuo questo iter che prevede la presa in carico dell’alunno problematico da parte di più figure, offrendo al ragazzo maggiori possibilità di modificare il proprio comportamento.

Dagli interventi emersi, risulta evidente una differenza per quanto riguarda la realtà sociale: in Italia si stanno diffondendo nella scuola le conseguenze di ciò che Alex Langer chiamava “impoverimento da benessere”. Con questa espressione Alex Langer voleva descrivere le trasformazioni della nostra società: in pochi anni il nordest d’Italia si è arricchito notevolmente; la fine dei bisogni materiali ha messo però in crisi il modello famigliare tradizionale: entrambi i genitori spesso lavorano e hanno poco tempo da dedicare ai figli. Da una famiglia forse troppo autoritaria ma affettiva, si è passati a un’educazione spesso priva di limiti e regole. Le sempre più frequenti separazioni e i problemi tra padre e madre generano spesso sofferenza nei figli. Molti ragazzi arrivano quindi a scuola carichi di frustrazione o non abituati a rispettare limiti, regole, autorità e assumono comportamenti a volte fortemente scorretti e devianti frutto anche di condizionamenti sociali provenienti in particolare dai mass media.

A ciò si deve aggiungere la significativa presenza nelle nostre scuole di alunni stranieri di II generazione. Questi due aspetti determinano gruppi classe fortemente eterogenei e con dinamiche molto complesse tali da mettere in difficoltà l’insegnante che spesso fatica a trovare le modalità adeguate per entrare in comunicazione con i ragazzi.

Sembra che la realtà sociale bosniaca, almeno quella riscontrata nei villaggi visitati, sia più semplice ed omogenea, con disagi prevalentemente collegati all’aspetto economico. In questo contesto la scuola mantiene ancora un ruolo fondamentale per l’acquisizione di apprendimenti e di abilità sociali importanti per la formazione del cittadino, pertanto anche la figura dell’insegnante riveste un rilievo maggiore.

La partecipazione dei docenti bosniaci alla tavola rotonda è stata molto ampia: tutti i presenti hanno evidenziato una forte motivazione al confronto su problematiche legate all’insegnamento, concordando sulla responsabilità del ruolo docente e sull’importanza di considerare ogni alunno una “persona”.

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