AVIP

DIARIO 2002 - MISSIONE A DOBOROVCI: RELAZIONE DELLA SETTIMANA IN BOSNIA DEL 2002

domenica 4 lunedì 5 martedì 6 mercoledì 7 giovedì 8 venerdì 9 sabato 10 domenica 11

INSIEME CON GIOIA ANNO 2002

Diario, appunti e riflessioni della settimana in Bosnia nel villaggio di Doborovci trascorsa dai volontari del Gruppo A.V.I.P.

DOMENICA 4 Agosto 2002

a cura di Michele Marchetto

Ore 6:00 incontro in campo sportivo (Sede AVIP), ci siamo tutti, sono venuti a salutarci anche Ivano, Francesco, Maria Grazia, Virginia, Manuela e Giorgio. Stiamo ultimando i preparativi per il viaggio: Daniela sta raccogliendo i soldi da dividere per le macchine, Dario e Antonio stanno caricando le ultime cose sul Ducato in particolare le valigie dei partecipanti alla missione. Ci dividiamo nelle macchine:

Ore 6.30 Finalmente si parte, prima tappa Calcroci, si unisce alla comitiva Erika che va a prendere posto nella Luciana-MOBILE. Inizia il nostro viaggio al completo, ma già prima di Mestre alcuni di noi si fermano in un'area di servizio per aggiungere l'olio motore al Camillino. Ha inizio l'odissea. Arriviamo verso le 9.00 all'area di servizio Gonars dove ci fermiamo per una veloce colazione. Si riparte ma viene deciso di diminuire il carico umano del Camillino, quindi gi&ù; Marianna S. e Sabrina rispettivamente raccolte dalla Michele-MOBILE e dalla Dario-MOBILE. La carovana si divide; la Mariano-MOBILE si dirige a Trieste per caricare anche Giacomo Scotti, il nostro interprete e compagno da generazioni, mentre il resto della carovana si dirige a Fernetti. Dopo esserci riuniti prima della dogana, proseguiamo passando il confine Italiano senza problemi (anche con carte d'identità scadute e passaporti non rinnovati) al confine Sloveno. Passano tutte le auto tranquillamente ma al momento del passaggio del Ducato sembrano esserci dei problemi. Il Ducato condotto da Antonio ("Toni Potensa") e dal navigatore Mario C. viene condotto per controlli alla Dogana dove vengono controllati solitamente i TIR. Il resto delle auto segue la situazione dall'uscita dello scalo merci in territorio sloveno. Passa il tempo e sono già le 11 quando decidiamo di ripartire lasciando il Ducato al suo destino. Ci dirigiamo verso OTOCEK, prendendo l'autostrada. La Michele-MOBILE diventa la capofila ed ad ogni casello Daniela raccoglie i biglietti delle auto per pagare tutti i pedaggi in un'unica soluzione "a tasso zero". Giungiamo ad Otocek alle 13.45, e con nostro stupore scopriamo che non si può bivaccare nel parco a differenza degli anni precedenti. Ci sono due signori in divisa che ci impediscono di "accamparci" per il pranzo. Nessun problema, da bravi Italiani mangiamo in piedi, raccogliamo tutte le cartacce e andiamo a prendere un caffè al bar dell'albergo, anche per approfittare della lussuosa toilette. Arrivano anche il Ducato e la Mariano-MOBILE. Ci raccontano delle "tangenti" (spese doganali) che hanno dovuto sborsare per passare la frontiera. Alle 14.30 si riparte compatti al grido "Nessuno ci fermerà". Arrivati velocemente alla frontiera Croata la superiamo velocemente. Non ci sembra vero, infatti, dopo neanche un chilometro, la "Policija" ferma la Mariano-MOBILE per eccesso di velocità nei pressi di un casello. Anche qui da bravi Italiani la multa si trasforma magicamente da "eccesso di velocità" a "guida senza cinture" con un notevole risparmio economico (e poi in Bosnia ci dicono sempre: "Italia-Mafia"). Il viaggio prosegue attraverso la Croazia ma quando Andrea si sente poco bene ci rifermiamo. Dopo aver preso un po' d'aria si riparte con un altro cambio di passeggeri: Andrea al posto di Sabrina. Arriviamo alla frontiera Bosniaca, molti sospirano "Iera ora". Sono le 19.30, tutto sommato non è neanche troppo tardi: meno di un'ora e siamo a Doborovci. Ma anche qui il ducato viene controllato accuratamente, Mario F. e Scotti cercano di far capire lo scopo della nostra missione, inutilmente perché si riparte solo alle 20.30. A questo punto siamo arrivati "tutti" in territorio Bosniaco, e perfino il cielo si commuove: inizia un nubifragio. Proseguiamo in direzione Sebrenik, ed il nostro viaggio continua immerso in una fragranza di gasolio che percepiscono un po' tutti, al punto da fermarsi pi&ù; volte per controllare le auto. Arrivati a Srebrenik cominciano le dolci salite per raggiungere Doborovci. Il convoglio italiano prosegue lentamente sui continui saliscendi della strada rallentando un po' il traffico della circolazione locale, infatti siamo continuamente e pericolosamente superati dagli Schumaker locali un po' frettolosi. Ad un certo punto ci si riferma proprio a causa di uno di questi piloti locali finito in un fosso, ma come nelle scene di "Ultimo Minuto" gli italiani organizzano i soccorsi tirando fuori i malcapitati (anca se ghe stava ben) e si riparte con un po' di timore. Dopo le ultime curve arriviamo a Doborovci, sono le 22.30 ed il Camillino arriva a motore spento; si scoprirà pi&ù; tardi che era proprio il Camillino a creare la dolce fragranza di gasolio che ci ha accompagnato per l'ultima parte del viaggio. Ci riuniamo tutti da KRUSKO dove ci viene offerto da bere con la solita ospitalità che contraddistingue i bosniaci. Mangiamo qualcosa prima di dividerci nelle case, siamo contenti di essere arrivati. Verso mezzanotte siamo tutti nelle nostre stanze, penso che tutti siano esausti e che nessuno abbia faticato ad addormentarsi quella sera.

LUNEDI' 5 agosto 2002

a cura di Dario

Ci voleva proprio una bella dormita dopo l'estenuante viaggio di circa undici ore che da Sant'Angelo di Piove ci ha portati a Doborovci. E così la giornata di lunedì è iniziata per il gruppo AVIP alle nove di mattina... sotto la pioggia!!! Arrembaggio da Krusko per la colazione e primo contatto con i bambini, che emozione! Osservare l'espressione di gioia sulle loro faccine è stato il pi&ù; bel benvenuto che potessero darci. C'era chi sorrideva, chi ci scrutava con curiosità, chi cercava di riconoscere gli animatori che pi&ù; di altri avevano lasciato un ricordo nei loro cuori negli anni precedenti, addirittura bambini che ci porgevano dei fiori ed altri che già bisticciavano per poterci tenere la mano. Non posso scordare Amarai, una bambina di 8 anni e la tenerezza che ho provato quando mi ha fatto cenno di abbassarmi e mi ha dato un abbraccio forte forte! Ho colto questo primo impatto con stupore. Questi bambini erano lì per noi, è come se avessero aspettato per un anno intero questo momento e adesso che eravamo lì in mezzo a loro è come se ricominciassero a vivere, a sperare... Prima di iniziare le attività bisognava organizzare diversi lavori, come scaricare il furgone, sistemare la cucina, organizzare la scuola ed in fine fare il punto della situazione. Io dovevo intrattenere i bambini in campo sportivo affinché non intralciassero il lavoro degli altri membri dell'AVIP. Ahi, ahi, ahi, povera voce... tra canti, urla e schiamazzi è venuta a mancare ben presto, ma niente paura, ho imparato a comunicare con il linguaggio del corpo e così, tra una corsa e l'altra, è arrivata anche per noi l'ora del pranzo. Ho capito subito che avevamo in dotazione due cuochi SUPER... come ho mangiato bene in quei giorni! Intanto nel cielo si stava facendo largo un timido spiraglio di sole. A bere il caffè assieme a noi sono venuti i giovani del paese. E' apparso subito un clima festoso. Il pomeriggio è stato abbastanza all'insegna dello svago. Abbiamo sistemato le valigie ed alcuni di noi hanno giocato con i bambini per le strade e nel campo sportivo. La sera, dopo cena, siamo andati a Gračanica, una città a pochi minuti dal villaggio. E' apparsa subito ai nostri occhi la differenza tra i due posti. Il villaggio così piccolo e deserto, la città grande ed affollata. Negozi di vario genere nonché locali, ristoranti, birrerie, dopo un breve giro per il centro ci siamo fermati in una gelateria a degustare il gelato del posto che a mio avviso era niente male, anzi! E' stata una bella serata, il gruppo AVIP è molto affiatato e al suo interno si ride e si scherza di cuore. Sono felice di aver avuto la possibilità di vivere questa esperienza con un gruppo come l'AVIP.

MARTEDI 6 agosto 2002

a cura di Stefano

Il primo pensiero dopo il risveglio va alla notte appena trascorsa. Anche questa passata in un sonno di piombo, ancora una volta la prova che una giornata con i bambini vale come 20 caffè mentre la vivi, come 30 valium la sera dopo che l'hai vissuta (meditate voi farmaco-dipendenti). Sveglia generale, fuori di casa che siamo in ritardo, colazione! Oggi si comincia col lavoro duro! Ci portiamo in campo; i bambini, neanche a dirlo, sono gia una nube tutto intorno a noi. "U krug! U krug!" In cerchio! Seee hai voglia! Alla fine riusciamo a sistemarli, la Daniela ci chiama al centro per un veloce briefing. Io e Davide ci prepariamo a distribuire i cartelli degli Arabi. ("Segue, commentato, un dialogo Davide-Daniela che avrà grosse ripercussioni sul futuro") Daniela: "Allora, lo vedete quel gruppo?" indica un gruppo di tredici bambini un po' pi&ù; grandi degl'altri "Quello è il gruppo dei pi&ù; scalmanati. Prendetevene uno come caposquadra così vi aiuta con gli altri. " Davide: "Va bene." Si avvia verso il gruppo. Individua un ragazzino col berretto blu, palesemente il leader, e lo invita a venire con noi. Manco a dirlo tutti gli altri dodici "scalmanati" gli vanno dietro. "No no! voi no!"... partita persa in partenza. Nasce così la squadra degli Arabi o "I miei mastini" come li definisce un animatore di cui è giusto e pio si taccia anche il nome. Dieci minuti per prendere su i nomi. Ok pronti. "Aspetta!" fà una delle nostre dolci animatrici, " prendi anche queste!". Porge due bambine di età massima 8 anni. Rivolta. Caos. Suppliche. Qualcosa ci suggerisce che i ragazzi NON vogliono donne in squadra, proviamo ad insistere ma senza speranza, il maschilismo oscurantista alla fine prevale. Il torneo: la rivolta antifemminile viene punita subito alla prima partita del torneo. Nulla possono gli Arabi, tecnicamente superiori e maggiormente carichi, contro la supremazia numerica dell'avversario che lentamente falcia tutti gli esponenti del medio oriente. Ultimo baluardo a resistere è Aldan il caposquadra, anche lui alla fine colpito dalla palla fatale. Qui la cronaca del torneo deve interrompersi poichè il vostro umile cronista deve abbandonare il campo per dedicarsi alla mensa dell'AVIP. Non ci sono parole per ringraziare chi, con tanta maestria, ha preparato i nostri pasti durante questa settimana. Basti uno dei pi&ù; sentiti " Grazie " che mai lo stomaco abbi suggerito al cuore. Dopo il pranzo inizia il lavoro duro, bisogna infatti preparare la scaletta del corso di computer. Roberto, il responsabile-direttore, chiama a raccolta lo staff. In tre, con velocità ed efficienza, buttiamo gi&ù; una traccia della prima lezione. Sarò sincero, non pensavo che saremmo riusciti a fare così tanto, a trattare tutti gli argomenti che ci eravamo prefissati. In certi momenti avevo pensato che il corso sarebbe stato disertato dai ragazzi. C'è stato un momento, durante la prima dose di teoria, in cui ho temuto che tutto ciò stesse accadendo davvero. Fortunatamente, sebbene i ragazzi pi&ù; grandi abbiano tagliato la corda, ci è rimasto un nutrito numero di giovanissimi (anzi, soprattutto giovanissime) ansiosi di imparare. Torniamo alla cronaca. Arriviamo sul posto; montiamo i pc (senza lesinare le preghiere) e cominciamo con la teoria. Sui volti dei pochi sopravvissuti alla terribile logorrea dell' insegnante vi sono espressioni di sconcerto, vuoto, NOIA MORTALE. Essi si sono tuttavia guadagnati l'ingresso nel paradiso delle lezioni pratiche; così, quando l'insegnante li invita a sedersi in due gruppi davanti al calcolatore e li fa provare, uno ad uno, i volti si illuminano, gli animi si destano e anche noi ci sentiamo un po' meglio. E' sempre piacevole, per chi ha fatto del pc il proprio mestiere, vedere, negli occhi luccicanti dell'allievo, uno che non considera la macchina solo uno strumento di arida PRODUTTIVITA', ma che ancora la vede come una specie di magia. Finisce così la prima lezione del corso di computer. La serata, a Gračanica, è un'occasione per legare col resto del gruppo, ma anche per vedere un centro abitato che non sia un villaggio. Devo dire che sono rimasto sorpreso nel constatare l'assoluta mancanza di differenze tra questa cittadina e Padova. Davvero non sembrano appena usciti da una guerra. Si torna a casa, serata da camerata che, forse è meglio non raccontare (le hanno vissute tutti). Ci addormentiamo nell'attesa del domani.

MERCOLEDI' 7 agosto 2002

a cura di Marialaura

A causa del maltempo dobbiamo fare un cambiamento di programma, al posto della passeggiata tutti assieme, volontari e ragazzi, abbiamo dovuto andare nella scuola a continuare la fabbricazione di costumi per la "festa dei popoli" che stiamo organizzando. Poiché ieri abbiamo visitato la moschea nel pomeriggio ci siamo recati in un numero ristretto: il nostro presidente, Marianna, Roberto, Stefano ed io siamo stati invitati dall'Imam nella sua casa a prendere il caffè. Siamo stati accolti dall'Imam e da sua moglie nella loro casa accogliente, linda ingentilita da piante e centrini. Nella loro cucina soggiorno, seduti in comodi divani attorno ad un tavolino, ci hanno servito il loro caffè che è come quello turco e cioè non filtrato. Il caffè, una volta versato nelle tazzine va lasciato pochi minuti, così da lasciare che i fondi si depositino; lo si può zuccherare ma è consuetudine sgranocchiare una zolletta direttamente in bocca che addolcisce il caffè fin che viene sorseggiato. Il caffè ci è stato servito assieme a caramelle, cioccolato e una specie di gelees, bon bon tipico di Sarajevo. Nel vassoio, assieme al caffè vengono sempre servite acqua e bibite. La moglie dell'Imam, una signora molto dolce, dai tratti somatici un po' Etruschi, che non era mai ferma e quando si sedeva si acciambellava accanto al marito sopra l'immancabile tappeto, dopo il caffè ci ha portato pannocchie di mais novello bollite. Per gli altri del gruppo una novità perché da noi in Italia non si usano, personalmente le conoscevo in quanto si mangiano in varie parti del mondo. Alla fine ci è stata servita un'anguria dolcissima. E' consuetudine che gli insegnanti della scuola materna ed elementari allestiscano con i loro alunni e con i ragazzi grandi del campo profughi uno spettacolino di balli e canti popolari in nostro onore. Per la sera eravamo invitati allo spettacolo e ci siamo ritrovati assieme ai cittadini di Doborovchi tutti in una grande sala dove era stato allestito il palco. Eravamo in tanti, noi gli ospiti seduti davanti nei posti "d' onore", gli abitanti del paese un po' pigiati, dietro. Devo dire che mi sento pi&ù; importante a Doborovchi in una settimana, che in tutto il resto dell'anno che trascorro in Italia. Lo spettacolo è stato bello, tutti i partecipanti erano emozionati e impegnati a dare il massimo, dal canto nostro penso che li abbiamo gratificati con dei dirompenti battimano ed un sacco di fotografie, forse anche i ragazzi sul palco come noi si sono sentiti delle celebrità. Così eravamo pari. Dopo lo spettacolo il divertimento è continuato con una serata di "disco" sempre in quel salone, offerta dal gruppo AVIP alla giovent&ù; del paese. Ci siamo lanciati tutti, i ragazzi Bosniaci, la nostra giovent&ù; ed anche i non pi&ù; giovani, come la sottoscritta, in danze sfrenate. Non so chi si è divertito di pi&ù;, noi o loro, di fatto tutti i giovani ed intendo dire ragazzi e ragazze dell'AVIP e ragazzi e ragazze di Doborovci hanno finito in bellezza con una bicchierata in un bar del paese. Questo viene definito volontariato ma io lo chiamerei con il suo vero nome: divertimento o per dirla come un mio amico latino "pura vida". E per dirla proprio tutta, le gratificazioni non sono finite qui, al ritorno, la sottosccritta che non era andata al bar con i giovani, assieme a Luciana e a Marianna, abbiamo raggiunto il Presidente nel bar da Krusko. Il nostro Presidente era seduto ad un tavolino assieme a Manubrio (un signore Bosniaco da noi battezzato così per via dei baffi) c'erano anche il cantante con la chitarra e il violinista zigano. Beh, mi è stata dedicata dal sig. Manubrio una serenata suonata e cantata da entrambi i cantanti. Un'esperienza unica, meravigliosa e irripetibile.

GIOVEDI' 08 agosto 2002

a cura di Marianna (Ciop)

Sono sempre pi&ù; convinta che il mio(ma non solo mio!!) peggior nemico sia il tempo che corre, corre, corre!! Ho aspettato un anno per rivedere questi bambini, queste colline, questo cielo, questa terra e ora mi ritrovo già a giovedì sera con il pensiero che domenica... ritornerò in Italia. Per dare sfogo alla mia "quasi" rabbia vorrei gridare al mondo intero che sono felice di essere qui, ma visto che il mondo intero non mi sentirà mi accontento di scrivere queste righe su "Insiemecongioia2002". Riflettendo mi sono resa conto che questa missione è totalmente diversa dalla precedente: sarà che sono stata pi&ù; coinvolta nella preparazione del programma, sarà che stavolta ho una squadra di 20 maschi ribelli e 3 femmine da seguire, sarà la mancanza delle "veterane" (senza nulla togliere ai simpatici compagni d'avventura di quest'anno) che con i loro saggi consigli definivano i dettagli dei giochi e tutte le altre attività, sarà il mio stupore di fronte al nuovo rapporto che si è instaurato con i giovani del campo profughi già dal primo giorno (mai avrei pensato che la situazione potesse cambiare così tanto). Marianna basta con le chiacchiere ... finalmente lasciamo spazio ai fatti. Stamattina nonostante il brutto tempo abbiamo finito i tornei di pallaprendi e questo pomeriggio, dopo un abbondante pranzo (credo sia doveroso ringraziare i nostri cuochi Mario e Antonio), verso le 14.30 siamo partiti con i ragazzi del campo profughi per una breve visita alla città di Tuzla. Per la prima volta (segno che il comportamento delle donne sta cambiando) partecipano alla gita cinque ragazze attratte (secondo me) non tanto dalla bellezza della città di Tuzla quanto dal fascino dei nostri machi padovani.... Appena saliti nel pullman ho subito notato una differenza mentre l'anno scorso gli italiani erano seduti nei sedili anteriori e dietro erano seduti tutti i ragazzi bosniaci quest'anno tanti di noi erano seduti tra i ragazzi del campo e per festeggiare la partenza quest'ultimi hanno subito offerto a tutti della buona birra bosniaca. è stata molto toccante la visita al cimitero in cui sono sepolti 71 civili uccisi da una granata il 25 maggio 1995 nel centro di Tuzla, erano tutti giovani avevano la mia stessa età o poco pi&ù;, tra loro anche un bambino di soli 3 anni; poco distante da questo cimitero c'è un altro monumento, in cui sono ricordati tutti i caduti durante la guerra di Tuzla e dei paesi vicini, molti tra questi erano amici, vicini di casa, parenti, coetanei dei ragazzi bosniaci mentre noi italiani in silenzio e con molto rispetto osservavamo i nomi scritti era evidente la commozione di molti ragazzi; non è assolutamente facile dimenticare la guerra con tutte le sue conseguenze ci vorranno anni, molti anni in questo caso soltanto il tempo riuscirà a riemarginare non tutte ma gran parte delle ferite. La nostra gita è continuata con un rilassata passeggiata nel centro di Tuzla, abbiamo visitato il luogo esatto in cui è caduta la granata, dove per non dimenticare adesso è stata scritta questa frase: "Qui non si vive solo per vivere, qui non si vive solo per morire, qui si muore ma per vivere". Alle 19.00 abbiamo consumato un buon piatto di cevapi in un piccolo ristorante e verso le 21.00, sotto una fitta pioggia siamo risaliti in pullman per rientrare a Doborovci. Altro che stanchezza!! Una volta arrivati a Doborovci la festa, iniziata in pullman, è continuata da Krusko con tanti balli, tanti canti e "fiumi" di birra fino a mezzanotte e oltre. Quando ormai il sonno comincia a farsi sentire spegniamo le luci, la musica tace, salutiamo i nostri ospiti e ciascuno ritorna alla propria casa. Io mi ritrovo qui stasera, in compagnia di tanti nuovi ricordi e nuove emozioni che esistono grazie all'Avip e alla Bosnia.

VENERDI' 9 agosto 2002

a cura di Sabrina (Cip)

Le dita incrociate e gli scongiuri del giorno prima sono serviti a regalarci una bella mattinata di sole (credo che sia stato il giorno pi&ù; bello metereologicamente parlando), per me e Rossella sveglia alle 7.00 per andare a preparare la colazione per tutti da Krusco, cosa incredibile da credere ma eravamo quasi sempre puntuali. Dopo l'abbondante colazione con nutella e marmellata, Daniela ci ha illustrato la mitica caccia al tesoro attesa tutta la settimana dai bambini, con la suddivisione dei compiti e la formazione delle cinque squadre composte dall'unione di due popoli, noi vichinghi eravamo abbinati agli indiani dell'India. Dopo aver appreso le varie informazioni io e Marialaura "lanciatissime" ci siamo accordate per le varie prove da affrontare. Tutti in campo schierati pronti per partire... il fischio d'inizio ha scatenato nei ragazzi una forza tale da mescolarsi probabilmente senza rendersi conto di quale fosse la meta e ovviamente io dietro a loro cercavo di trascinarli davanti al VULKANIZER dove ognuno doveva gonfiare un palloncino e annodarlo ad un filo (circa 40 bambini per squadra) ottenendo così una lunga catena colorata. Alla consegna del secondo biglietto ci siamo precipitati al campo profughi io e Marialaura cercavamo di tenere unito il gruppo io correvo sempre avanti lei rimaneva alla fine per raccogliere gli ultimi bambini e il lavoro eseguito nella prova. La seconda prova consisteva nell'infilare della pasta in un filo tanto da ottenere delle collane, ricorderò sempre la bravura di una bambina che con le sue dita piccole andava come un razzo. Terza prova al magazzino AVIP dove si dovevano ritagliare delle strisce di carta da dei giornali e unirle con dello scotch ottenendo così un lungo serpente di carta. Quarta ed ultima tappa alla fontana si dovevano riempire due bottiglie d'acqua con dei bicchieri bucati, quando sono arrivata alla fontana i miei formidabili ragazzi avevano già concluso la prova e quindi l'ultimo biglietto svelava dov'era nascosto il tesoro, l'indovinello diceva circa così "se il tesoro tu vuoi trovare dal lampione italiano tu devi andare"e tutti di corsa si sono precipitati al pub da Dario il pi&ù; alto in assoluto degli italiani e come per magia siamo arrivati primi e la festa che c'è stata in quel momento non la scorderò mai. Palloncini che scoppiavano salti urla sorrisi e per concludere un "dammi il cinque generale" i migliori eravamo noi. Ancora non mi spiego perché dopo tutte quelle corse per il paese in lungo e in largo non sentivo la stanchezza e continuavo a dire IDE, IDEMO. Alla fine siamo andati in campo per far sapere alle altre squadre che era inutile che si dessero da fare perché ormai avevamo vinto noi . Come premio tutti hanno ricevuto un aquilone e in pi&ù; indiani-vichinghi un pallone per i maschi e una trousse di trucchi e una borsetta per le bambine. Finalmente era ora del pranzo ed ognuno doveva trovare il proprio posto secondo al biglietto con un nome di dolce che pi&ù; gli assomigliava io avevo "frittella" nome simpatico che mi è piaciuto. Il men&ù; era risotto ai peperoni braciole ai ferri pomodori olive caffè. Al pomeriggio alle 15.00 ci siamo recati tutti a scuola per vestire i ragazzi con i copricapo e gli abiti costruiti durante la settimana. I miei vichinghi erano fantastici con quelle due corna sulla testa e qualcuno aveva anche lo scudo "fenomenale", poi non so di chi sia stata l'idea di dare a qualche bambino dei vasetti di colore a dito nel giro di circa uno minuto credo non di pi&ù; mi sono trovata il viso sporco di nero giallo e rosso fantastico!! E per finire siamo andati tutti in campo a fare la festa dei popoli tutti insieme. Decisamente distrutti un po' tutti siamo andati a ripulire la scuola che era in uno stato pietoso ma l'unione fa la forza e in poco tempo abbiamo finito. Tutti nei rispettivi alloggi per lavarsi e sistemarsi per l'importante cena che ci aspettava. Mentre tutti si stavano preparando mi sono affacciata alla finestra perché sentivo un gran movimento infatti una colonna di macchine stava arrivando proprio sotto casa nostra per parcheggiare tutti erano venuti alla gran festa paesana. Tutti ben vestiti e in ghingheri ci siamo diretti da Krusco per la cena che c'è stata offerta in occasione dei festeggiamenti e della nostra presenza a Doborovci. Con tanto d'orchestra e di ricche pietanze di capra e maialino ci siamo sentiti al centro dell'attenzione. Per ringraziare dell'ospitalità abbiamo "cercato" di cantare una canzone in serbo-croato con la base di "io vagabondo" dei Nomadi e le parole tratte da una poesia scritta da Elisa, impresa ardua non sarà stata perfetta la pronuncia ma credo che abbiano apprezzato il gesto. Per concludere abbiamo ballato assieme a loro che ci hanno insegnato i loro balli tipici e finché il sonno ha retto siamo rimasti e poi ce ne siamo andati a letto.

VENERDI' 9 agosto 2002

a cura di Erika

Il primo pensiero che si affaccia nella mia mente appena traumatizzata dalla sveglia è: "che tempo farà fuori"? Probabilmente non sono l'unica che si sveglia con questa preoccupazione visto che in questi giorni il tempo non è stato dei migliori. Alzo la tapparella e faccio un sospiro di sollievo.... La giornata è baciata dal sole, per fortuna!!!! Saluto le mie "coinquiline", facciamo i consueti turni in bagno e i nostri conti con il vestiario per non trovarci durante la giornata a soffrire il caldo o a patire sotto la pioggia ormai compagna di questi giorni. Siamo pronte per uscire dalla casa ospitante. L'umore è buono. Siamo proprio un bel gruppetto eterogeneo sia per età che provenienza, nonché per le differenti esperienze che mai prima d'ora abbiamo vissuto tutte e cinque assieme. Come sempre da lunedì ad oggi ci troviamo con gli altri amici italiani a far colazione da Krusko. Siam una bella tavolata anche se un po' assonnata. Cosa ci aspetta oggi? La mitica Caccia al Tesoro. Purtroppo io non scorrazzerò per il paese perché la mia squadra degli "indianci" oltre ad essere la pi&ù; numerosa è composta dai bambini pi&ù; piccoli e per loro la caccia al tesoro risulta un po' difficoltosa da gestire. Ci dirigiamo in campo sportivo, la nostra formazione preferita è "U KRUK" che significa in cerchio e qui ci scateniamo con bans italiani che i bambini già conoscono e giochi vari con e senza palla. I nostri amici pi&ù; grandi attraversano di corsa il paese tra risate e urla per me incomprensibili alla ricerca affannosa del "BLAGO" cioè del tesoro che fa capolinea a Dario (non poteva essere altra persona!!!!). Dopo le corse sfrenate distribuiamo the e biscotti a tutti, grandi e piccini. Non so quale squadra abbia trovato per prima il tesoro ma so che un aquilone come regalo simbolico è stato dato a tutti i ragazzi, che impegno hanno messo poi tutti quanti per farlo volare. Pausa pranzo. Tutti soddisfatti: il tempo ha tenuto, la caccia al tesoro è riuscita e gli aquiloni hanno avuto un super successo. Nel pomeriggio ci attendono i preparativi per la festa dei "POPOLI" tema che ha legato le varie attività pomeridiane all'interno del loro purtroppo fatiscente scuola elementare. Ogni squadra si addobba in modo semplice a seconda del popolo appartenente. Ci sono i cinesi con trecce e cappello tipico, i vichingi con elmo munito di corna. Le hawaiane con collane floreali, gli africani con gonnella, le brasiliane con turbane e pareo e gli indiani con le piume in testa...tutti naturalmente dipinti in viso in modo esagerato. Si fanno alcuni bans, ci facciamo varie foto e poi distribuiamo a tutti i famosi polaretti...Cosa sono i polaretti? Ho fatto un salto nel mio passato e precisamente alla mia infanzia quando anch'io mangiavo o meglio succhiavo i ghiaccioli in sacchetto (polaretti) e non pensavo esistessero ancora. Beh! Diciamo che la distribuzione dei ghiaccioli non è stata facile sembravamo cow boy attaccati dagli indiani o viceversa ....altro che "festa dei popoli". Poi tutti a "kuci" a casa. La giornata volge al termine e ormai pure la settimana. Per finire in bellezza durante la cena si mette a piovere. Ormai è buio ed è ora di rincasare, ha smesso un po' di piovere fa abbastanza fresco, in fondo siamo pure in mezzo ai monti. Il cielo è coperto di nuvole chissà se per domani si sistema regalandoci un'altra magnifica giornata. Con mia grande sorpresa vedo in mezzo al campo sportivo ridotto ormai ad una palude alcuni temerari ragazzi che corrono su e gi&ù; per far volare i loro aquiloni. Il cuore mi si colma di gioia nel vedere la loro felicità per un oggetto apparentemente insignificante. Chiudo gli occhi nel "mio" divano letto e penso: "che i sogni di questi bimbi possano essere colorati come un aquilone e le loro speranze per un mondo migliore possano volare alte in un cielo senza nubi.

SABATO 10 agosto 3002

a cura di Marialaura

Ultimo giorno a Doborovci. Speravamo in una giornata con un po' di sole, sia perché, come ogni anno, avevamo organizzato la maratona e anche perché era la festa degli eroi della guerra che viene festeggiata nel villaggio con una sagra paesana. Di anno in anno la festa è sempre pi&ù; grande, in questa ricorrenza le famiglie ricevono le visite di parenti lontani e tanti emigrati tornano per una breve vacanza. Nel campo e nello spiazzo adiacente, come pure nella strada principale era tutto un susseguirsi di bancarelle, piccoli chioschi improvvisati e, novità, anche due grandi tendoni dove la gente poteva andare a mangiare e ad assistere allo spettacolo di una cantante locale molto famosa. Ogni anno la festa è sempre pi&ù; grande ed affollata, anche questo un segno della voglia di vivere di andare avanti e di migliorare. Per la maratona quest'anno abbiamo dovuto chiedere un permesso speciale alle autorità e una macchina della polizia è venuta quale garante della sicurezza e del buon andamento della manifestazione sportiva. Alla maratona partecipavano come ogni anno un gran numero di ragazzi grandi e bambini piccoli che sono stati divisi in tre gruppi: i piccolissimi, i medi ed i grandi. Il gruppo dei piccoli, numerosissimo, come ogni anno era composto da bambini dai quattro anni ai sei anni, circa, alcuni con scarpe da ginnastica, altri in ciabatte. Piccoli, smilzi, al via corrono velocissimi, ogni volta non ci crediamo perché percorrono il tragitto con una velocità che ogni volta ci lascia strabiliati. Sono abituati a correre questi bambini, non hanno come i nostri i genitori che li portano dappertutto in macchina. Alla fine della gara la consegna dei premi, per i ragazzi grandi del denaro. Nel pomeriggio ci siamo recati a visitare delle famiglie di profughi che vivono in un grande caseggiato. Le famiglie vivono ognuna in un'unica stanza. Mi ha colpito l'ordine e la pulizia nonché la cura di queste stanze-appartamenti che contrastavano con lo squallore dell'edificio. I bagni erano in comune. Queste famiglie sono quasi tutte composte dalla madre e dai figli. I padri ed i mariti, non ci sono pi&ù;, sono stati uccisi nella tristemente famosa Srebrenica da dove i superstiti sono fuggiti. Abbiamo provato un grande disagio a renderci conto solo dopo tanti anni di queste famiglie di profughi così disagiate. Ci siamo chiesti come mai non ce n'eravamo mai accorti. La sera ci siamo divisi in vari gruppetti invitati da diverse famiglie a cena e l'esperienza è stata molto bella. Dopo cena tutti a girovagare nella sagra a divertirci assieme ai ragazzi del campo profughi. Il Presidente, Giacomo Scotti, Carla, Luciana, Marianna ed io siamo state invitate in casa di Habib. La casa di Habib è situata a 3,4 km pi&ù; su dal centro del paese, così ci siamo recati in macchina. E' una bella casa immersa nel verde con un giardino pieno di fiori, l'orto, il pollaio ed una piscina, cosa questa che mi ha lasciata alquanto stupita. Di fronte alla casa hanno costruito una specie di gazebo posto sopra una specie di piattaforma, così da risultare elevato, fornito di tavolo e sedie. Lì, con una bella vista sui colli abbiamo cenato. La moglie di Habib ci ha mostrato la casa, calda ed accogliente, spaziosa, dove dove le sue giovanissime nipoti si stavano preparando per recarsi alla festa del paese. Le case della gente nativa del villaggio, quasi sempre benestante, sono case calde, accoglienti, con molte rifiniture in legno. Il salotto ha sempre un paio di divani e tappeti, spesso tessuti dalla padrona di casa. Ovviamente le case dei profughi sono di ben altro tenore, ma comunque una cosa in comune ho notato che in tutte, ricche o povere c'è tanto ordine e cura. Tante piante e tanti centrini fatti dalla padrona di casa che decorano e danno un tocco ovviamente molto femminile. Tornando alla cena da Habib i nostri ospiti non hanno cenato con noi. Habib si è seduto accanto a noi e la moglie si è data da fare a servirci malgrado le nostre richieste che mangiassero con noi. Ci è stata servita una deliziosa minestra di verdure, pezzettini minuscoli di carne e pomodoro, una specie di goulash saporitissimo. Hanno sacrificato uno dei loro polli ruspanti per deliziarci con un eccellente pollo arrosto con contorno di patatine cotte al forno. Il baruk preparata dalla nostra padrona di casa era semplicemente insuperabile. Questo piatto bosniaco è una pasta di grano o di mais, che.come consistenza e sapore, ricorda sia la nostra pasta sfoglia che la pasta filo greca, che viene arrotolata con un ripieno di ingredienti come carne, verdure, formaggio. Dulcis in fundo abbiamo gustato un dolce farcito con marmellata fatta in casa di visciole, buonissimo. Dopo cena è arrivata una coppia, amici di Habib e ci siamo seduti sotto degli alberi, l'amico di Habib si è messo a suonare la chitarra e a cantare. Questa loro abitudine di suonare e cantare assieme nei momenti conviviali mi piace tantissimo. Amo particolarmente come cantano le loro canzoni d'amore ........... che sono sempre molto malinconiche se non tristi e che vengono interpretate con voci un po' gutturali, moresche, quando le cantano sento che anche se non capisco le parole dei testi quella musica, quelle voci entrano nel pi&ù; profondo della mia anima. Durante la serata abbiamo avuto anche una piccola sorpresa: silenziosa, un po' guardinga è passata una volpe, Habib ci ha riferito che passa spesso da lui e a volte preda il pollaio. La serata si è conclusa per tutti al campo profughi dove sono state proiettate le diapositive con le foto dell'anno scorso con grandi risate da parte di tutti.

DOMENICA 11 agosto 2002

Anche questa mattina piove, ma alcuni bambini lo stesso sono venuti da Krusko a salutarci. La commozione è tanta e qualcuno non riesce a trattenere le lacrime. Ringraziamo ancora i padroni di casa e per tutti è un generale "VIDIMOSE". Il viaggio di ritorno è decisamente pi&ù; tranquillo. Verso le 21.30 arriviamo a Sant'Angelo ma la voglia di stare assieme è ancora tanta, così decidiamo di terminare la serata in pizzeria. Insieme con gioia 2002 è terminato, è stata anche quest'anno una bellissima esperienza, le persone che ogni anno si avvicinano al gruppo sono speciali perché ognuna di loro porta la sua esperienza e la sua originalità. Iniziamo già a pensare alla prossima missione in Bosnia "Insieme con gioia 2003".

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