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DIARIO 2003 - MISSIONE A DOBOROVCI: RELAZIONE DELLA SETTIMANA IN BOSNIA DEL 2003

DIARIO 2003

domenica 10 lunedì 11 martedì 12 mercoledì 13 giovedì 14 venerdì 15 sabato 16 domenica 17

Domenica 10 agosto

Scritto da Chiara Stivanello

Dopo mezza nottata passata a dimenarmi nel letto per l'agitazione nel pensare all'avventura che mi aspettava, arrivano finalmente le 3.30: ora di alzarsi per sistemare le ultime cose e soprattutto per collaudare il marchingegno (studiato da papà) per aprire gli sportelli del mitico fiorino che ci dovrà portare fino alla lontana Dobrovci. Ma funzionerà o non funzionerà questo lungo cordoncino legato nel portabagagli? Mi ricorderò o no di saltarlo ogni volta che scenderò dall'auto? Meglio non pensarci...

Tutti assonnati ma eccitati ci troviamo a S.Angelo e caricati i mezzi all'inverosimile partiamo con prima tappa in un autogrill dove ci aspettano Sandra e Giordano (o il sommo poeta). Cominciano da subito le battute sul fiorino: sorvoliamo...

Stupenda è l'alba in tangenziale, apprezzata ancora di più trovando le strade libere.

Dopo la colazione in autogrill deviamo per Nova Goriza per evitare il traffico di Trieste e arrivati alla dogana schiviamo un poliziotto sloveno che poi fermerà lo scudo blu di Giorgio e Andrea T. Per ora nemo problemo: anche loro dopo un po' passano il confine.

Entriamo nella Slovenia e subito risalta il magnifico paesaggio: colline verde scuro che alternano boschetti e campi coltivati, case con tetti a spiovente e rivestite con legno come quelle dei nostri monti, castelli fiabeschi che infondono tanta serenità.

Arriviamo alle 10.30 ad Otocec tutti felici considerando che l'anno prima vi si era giunti nell'ora di pranzo. Visitiamo in velocità il castello situato in un isolotto nel mezzo di un fiume e sgranchite le gambe ripartiamo.

La temperatura comincia a salire perciò attiviamo al massimo l'aria del fiorino e ci distraiamo con la radio di Roberto T. che però mi occupa tutto lo spazio sotto il sedile...Ricomincia l'agitazione avvicinandoci alla seconda frontiera sloveno-croata, ma il fiorino fortunato passa: niente da dichiarare!

Aria di vacanze al mare in Croazia, aumenta il traffico ma senza particolari rallentamenti. Nuova sosta per il pranzo in un autogrill dove, seduti all'ombra, tra gli antichi profumi di una fattoria vicina, aspettiamo i due interpreti Scotti. Accontentati i nostri stomachi ripartiamo e con grande dispiacere io e Andrea lasciamo il fiorino a Roberto e Daniela entusiasti di poterlo guidare un po' (che sia vero?).

Nella Punto di Michele il tempo vola tra una chiacchiera e un'altra e arriviamo così al confine con la Bosnia. Passata la lussuosa dogana croata attraversiamo un lungo ponte sopra il fiume che divide i due stati e, con gran sorpresa dei veterani dell'AVIP, scorgiamo la nuova dogana bosniaca in costruzione. Michele ci avvisa che ogni anno c'è qualcosa di nuovo da scoprire in Bosnia e ciò mi rincuora un po' di fronte agli edifici e abitazioni ancora segnate dalla guerra. La gente ha voglia di andare avanti e ciò è percepibile non solo dalle costruzioni ma anche dal fatto che le persone s'inventano lavori ai lati della strada dell'Arizona, come vendere CD, riparare auto ecc. E' inquietante poi vedere le zone di terreno incolte, abbandonate, contrassegnate dai cartelli di pericolo mine antiuomo e a punti recintate da striscioni rossi. Nessuno oserebbe scendere dall'auto.

Ci fermiamo per l'ultimo rifornimento di carburante e poi cominciamo la salita tra i colli che conducono a Doborovci. L'emozione per il vicino arrivo è grande, aumentata ancor più da un ape gigante che entra nell'auto e ci obbliga a fermarci. La gente a

volte si ferma dal proprio lavoro per guardare questa scia d'auto salire lenta per la stradina dissestata. Altro che le buche del Cornio!

Arriviamo strasudati ma soddisfatti attorno alle 17.30 a Dobrovci dove ci aspetta la chiusura della grande festa paesana che raccoglie centinaia di persone. Scesi dall'auto passeggiamo tra bancherelle di giocattoli, vestiti, cevapi, pivo e caprone arrosto per giungere al ristorante da Krusco. La gente è vestita a festa, i bimbi giocano con le pistole-giocattolo acquistate in qualche bancherella e noi diventiamo subito facile bersaglio; tanti si accorgono del nostro arrivo, qualcuno si avvicina e ci saluta. Risaltano subito i profumi locali (o odori...) del caprone venduto su piccoli tavolini ai lati della strada e poi la musica bosniaca. Quante sensazioni nuove!

Da Krusco veniamo ospitati con gran calore e invitati a bere bibite fresche (con le mitiche cannucce...), poi ognuno di noi va nelle case assegnate. Io, Andrea, Erika e Virginia siamo ospitati nella Grande Reggia dove scorre voda a volontà!

Che gioia essere qui con questo gruppo e tra questa gente!!!!!!!!!!!!

Lunedì 11 agosto

Scritto da Giorgio Fiorin

La mattinata del lunedì inizia con lo scarico del materiale nel magazzino, anche quest'anno è uno stanzone al piano terra della casa dove dormono alcuni di noi. Una piccola delegazione va a Vranovic per salutare Fikreta, che già aspettava da qualche giorno e per prendere accordi con il maestro per organizzare i giochi con i bambini. Sistemata la cucina si va tutti al primo pranzo della settimana e nel pomeriggio in molti saliamo al campo, circondati da uno sciame di bambini, per ordinare i tappeti che venderemo in Italia al nostro ritorno. E' con noi per le contrattazioni Memo, un bosniaco che ha vissuto per un periodo da noi per frequentare uno stage lavorativo in una fabbrica di scarpe e che ora è tornato nel suo paese. A metà pomeriggio ci rechiamo tutti all'asilo della maestra Nasveta alla quale consegnamo un po' di sedie e lavagne che Sandra e Giordano hanno procurato. Dopo cena si va tutti a Gračanica con alcuni dei ragazzi più grandi a prendere un gelato in un bar del centro pedonale dove ho l'occasione di conoscere un signore che scopro essere il marito dell'ostetrica cui alcuni anni fa abbiamo regalato la vecchia Lancia Prisma, auto che hanno usato fino a poco tempo prima, fino alla rottura di un pezzo troppo difficile da sostituire.

Martedì 12 agosto

Scritto da Marianna Masiero

Parlare di AVIP per me significa parlare soprattutto di Bosnia, e chi mi conosce da poco o da molto tempo questo lo sa bene, se conosci Marianna conosci di sicuro un po' la Bosnia o quanto meno un po' delle caratteristiche positive e negative di questa terra e dei suoi abitanti, siano essi bambini, adulti o anziani. Come ogni anno l'usanza (sostenuta soprattutto da Marialaura che quest'anno purtroppo non è con noi) è di scrivere, ovviamente chi desidera farlo, il mitico DIARIO o MEMORANDUM della settimana, esprimendo qualche pensiero e riflessione personale o quant'altro si voglia dire sulla settimana.

Decido quindi di approfittare del silenzio che mi circonda in questo momento, visto che gli altri sono già crollati nei loro letti o meglio divani, per parlare e riflettere in compagnia con me stessa di come è andato questo secondo giorno di "INSIEMECONGIOIA2003".

Stamattina è stato il primo giorno in cui abbiamo iniziato le attività di animazione con i bambini e la prima cosa che mi ha molto colpito è stata la notevole diminuzione del numero dei ragazzi, rispetto all'anno scorso molti di loro sono emigrati all'estero con le loro famiglie, chi in America, chi in Germania e chi è ritornato nel villaggio in cui abitava prima della guerra, tanti piccoli segnali di una lenta, dura e faticosa specifico "molto faticosa" ripresa.

Il gioco a squadre da fare al mattino in campo sportivo è stata la pallabase..., e per la "tranquillità mentale" di molte persone non sto qui a riscrivere le regole del gioco che alla fine non interessano a nessuno, l'importante per la cronaca è ricordare che anche in questo caso la teoria è stata più difficile della pratica!... polemiche inutili a parte, oltre alla solita "viva ed animata" partecipazione dei bimbi, credo sia doveroso riconoscere il "pericoloso" ruolo assunto dagli arbitri: io, Giordano, Andrea T. e Sabrina, nonostante le minacce di "linciaggio e violenza" subite dai giocatori in campo, abbiamo svolto con fermezza e determinazione il nostro ruolo di direttori di gara.

Terminati i giochi in campo e la distribuzione di tè e biscotti, ci siamo rilassati sotto il gazebo da Krusko in attesa di un buon pranzo preparato accuratamente da Manuela, Marianna S. e Giorgio D.

La seconda parte della giornata è stata molto più impegnativa dal punto di vista emotivo: subito dopo il pranzo io, Daniela e Sabrina in compagnia di Aldin siamo partiti per Vranovic, un piccolo paese poco distante da Doborovci, per preparare la "festa per Fikreta", mentre gli altri membri del gruppo ci hanno raggiunto un po' più tardi.

Fikreta è una ragazza di tredici anni disabile, o meglio "diversamente abile", che l'AVIP ha conosciuto qualche anno fa; mentre gli anni scorsi abbiamo dato dei piccoli contributi economici per le spese sanitarie e scolastiche della ragazza alla famiglia, quest'anno abbiamo deciso di aiutare in modo molto più concreto questa nostra amica con la donazione di una sedia elettrica che le permetterà di muoversi senza la presenza costante di una persona accanto. Per quanto mi sforzi di raccontare nei minimi dettagli com'è andata la consegna della sedia, preferisco riassumere semplicemente il tutto con due sole parole: "IMMENSA FELICITA'". Tutti i presenti e dico tutti: Fikreta, la mamma, la sorella Beatrice, gli amici dell'AVIP, i bambini che ci hanno aiutato a preparare dei disegni e a gonfiare i palloncini, gli adulti di Vranovic, il vicesindaco, il giornalista, insomma TUTTI erano felici, perchè avevano visto con i loro occhi realizzarsi un sogno, ma non un sogno qualsiasi: il sogno di Fikreta; e poi, Fikreta con la sua IMMENSA FELICITA': per la prima volta poteva scegliere liberamente in che direzione andare, chi rincorrere, quanto velocemente correre senza nessuno che decidesse per lei.

Anche adesso che siamo tornati a Doborovci e sono trascorse ormai delle ore, non riesco a dormire, rivedo davanti a me Fikreta, sua mamma e sua sorella entrambe con le lacrime agli occhi, finalmente lacrime di gioia dopo tante lacrime di sofferenza e di dolore, e tutti noi dell'AVIP entusiasti per aver portato a termine questo progetto.

Stanca e felice, mi abbandono a queste magiche sensazioni... mi lascio cullare dalle onde di questo IMMENSO OCEANO DI EMOZIONI che questa indimenticabile giornata mi ha regalato...Marianna

Mercoledì 13 agosto

Scritto da Sabrina Cacco

Dopo una bella dormita una delle giornate che attendevo da mesi... una giornata intera a Vranovic nel piccolo paesino non molto lontano da Dobrovci. Il primo mio pensiero della giornata è per Fikreta, penso a come abbia trascorso la notte, se dall'emozione di muoversi da sola con la carrozzina che le abbiamo donato sia riuscita a riposare, quindi non vedo l'ora di vederla.

Sono proprio felice di evadere un po' dal gruppo visto i precedenti della scorsa serata che mi hanno un po' demoralizzata, quindi vai a tutta birra!

Solita prima colazione ma con pochi eletti perché qualcuno ancora frastornato dallo strano virus dorme.

Prepariamo gli zaini con qualcosa per il pranzo, per oggi niente pastasciutta, che triste!

Partenza con l'auto di Michele: io, Daniela, Mary e Samir sballottati da una parte all'altra per la tortuosità della strada. Abbiamo parcheggiato nel cortile della casa di Fikreta, lei era già lì che ci aspettava. Con nostra immensa gioia abbiamo visto che si muoveva con disinvoltura con la nuova carrozzina.

Nel giro di pochi minuti sono arrivati un sacco di bambini e per iniziare i soliti bans imparati il giorno prima: "banana coccobaobab", "cicche ciacche" e "l'arca di Noè" - come dire - loro non sono mai stanchi! Per rendere partecipe Fikreta ci siamo messi davanti alla recinzione di casa sua a dividere i bambini in due squadre da 35 bambini per gruppo... però: non avrei mai immaginato che sarebbero stati così tanti, la voce si è sparsa bene.

Abbiamo pensato di giocare a fazzoletto, così Fikreta chiama il numero di chi deve sfidarsi a prendere il fazzoletto. Ne succedevano di tutti i colori, a volte arrivano due della stessa squadra, a volte uno solo, a volte addirittura tre bambini alla volta.

Sempre divisi in due squadre decidiamo di fare dei passamano con la palla per renderli tutti partecipi e la cosa - un po' alla volta - ha funzionato. Poi tutti accaldati ci fermiamo per una pausa; i bambini si dissetano nella fontana e noi siamo invitati dalla mamma di Fikreta ad entrare in casa. Fikreta per ringraziarci di tutto ci regala un dinosauro di plastica ben incartato, noi la ringraziamo del gesto e le chiediamo come ha trascorso la notte e come si sente, lei era ancora emozionata e ci ha risposto che ha fatto fatica a riposare perché era preoccupata di dove fosse la carrozzina. Quando siamo uscita dalla casa i bambini ci hanno accolto con battimani ed urla di gioia e quindi - per accontentarli - abbiamo cantato gli ultimi bans prima del pranzo.

Poi noi siamo saliti per andare a pranzare a scuola con la scia di bimbi al seguito - inclusi nel prezzo - come sempre.

Entrati nella scuola ci siamo sistemati in un'aula e abbiamo preparato la tavola unendo alcuni banchi e sistemato le vettovaglie di plastica le scatolette di tonno e le olive: ci basta mangiare, tanto la fame si fa sentire.

Siamo veramente rimaste sbalordite dall'ordine che c'e nella scuola: tavoli allineati, lavagne tirate a lucido ,cartine geografiche intatte; nulla a che vedere con la scuola di Doborovci. Io, Daniela e Marianna siamo andate assieme alla bidella a visitare la moschea mentre Samir - molto tranquillamente come al solito - si è appisolato all'ombra di un albero.

Al nostro ritorno sistemiamo i ragazzi in due squadre e segniamo il campo ed iniziamo un'entusiasmante partita di palla guerra. Arbitrare una partita del genere non è facile, visto che si scambiano di squadra e qualcuno rientra in campo anche dopo essere stato eliminato. Sorpresa: Fikreta assieme alla sorella riesce a venire a vederci giocare! Arrivati allo stremo delle forze consegniamo caramelle, quaderni, girandole e bolle per i più piccoli, un aquilone ogni due bambini e - incredibile - nessuno ha litigato!

Ultimi Bans prima del saluto finale. Sistemiamo un po' il cortile della scuola e sorprendentemente tutti ci aiutano a raccogliere le carte ed a fare ordine. Salutiamo tutti e andiamo a casa di Fikreta per salutare. Dopo poco è arrivato Giorgio con Sandra e Walter a spiegare a Fikreta ed alla madre il funzionamento della carrozzina. Noi salutiamo e ringraziamo e ce ne torniamo a Doborovci dove ci aspettano tutti gli altri.

Arrivati ci informiamo di come stanno gli ammalati e come sono andati laboratori. Ci avviamo ognuno nel proprio alloggio per controllare se siamo fortunati ad avere l'acqua: purtroppo niente da fare, ormai siamo diventati esperti ad arrangiarci on le caraffe. Dopo aver cenato abbiamo organizzato la serata in discoteca per socializzare con i giovani e per renderli partecipi. La temperatura era alle stelle ed un po' alla volta siamo usciti tutti a bere qualcosa. Alla fine purtroppo ci siamo trovati tutti al bar e pochi sono rimasti in discoteca, pazienza!

Il solito succo - o la "pivo" - qualche balletto assieme ai giovani e agli amici degli altri comitati che sono venuti a trovarci.

Direi proprio che la giornata è stata intensa e non poco però ne è valsa la pena, anche perché quando sei qui in Bosnia vuoi proprio esserci e la fatica non la senti fino a quando non appoggi la testa sul cuscino. Il bello è che tutto quello che fai ti viene spontaneo senza tanti programmi; è così naturale e bello che se anche sei stanco stai terribilmente bene...

Giovedì 14 agosto

Scritto da Erika Brigato

LA "MEMORABILE" GITA

Il sole è già alto e picchia sulle nostre teste.

Fatta colazione, pronti a partire con zainetto in spalla e mini scorta d'acqua. Sì, siamo tutti felici, il gruppo è ben numeroso, allegro, spensierato e - soprattutto - ignaro del proprio destino.

Fatti i "1500" tornanti per scendere da Doborovci, scopriamo - con lo stomaco sotto sopra - che l'aria condizionata del nostro pullman GRAN TURISMO (con i finestroni non apribili) non funziona!

Fuori ci saranno stati i 35/38 gradi che hanno caratterizzato quest'estate 2003. mentre dentro il pullman stavamo raggiungendo in modo vertiginoso i 45/48 gradi.

Prima tappa (della nostra via crucis):

Boccheggianti e già super sudati (vi lascio immaginar il profumino), scendiamo a TRAVNIK.

Il gruppo, compatto, si dirige verso una piccola cascatella dove si ristora, poco dopo il gruppo sparpagliato va alla conquista del castello, o meglio dei ruderi che restano di un antico castello... commento: come picchia questo sole! Si rischia un'insolazione, ma c'è chi va ad espugnare il minareto nonostante i rischi in cui si può incorrere... e chi è? Un ciuffo biondo slavato, certo non poteva essere che "Rocky".

Seconda tappa: pausa pranzo.

Il gruppone è definitivamente smembrato!!!

Alcuni si sono fermati per rifocillarsi, altri si sono diretti alla moschea, altri ancora hanno fatto scorta di frutta, qualcuno ovviamente si è disperso.

Chi ha potuto pranzare con il poeta "Giordanka" può testimoniare la poesia dei giorno, che è la seguente, in rigoroso dialetto friulano: "I m'ha spaca on sercion... che i se ciave!"

Ore 15: tutti in carrozza - o meglio - in quella carretta di pullman-forno.

La nostra situazione va peggiorando. Abbiamo tutti sullo stomaco qualcosa di "non facilmente digeribile", fa un caldo pazzesco e l'aria è irrespirabile e - a nostra insaputa - un virus maligno è tra noi, forse mandato da chi è stato costretto a rimaner a casa, e non faccio nomi, ma chiedete pure a Samucle.

Penultima tappa: siamo alla ricerca di un ristorante capiente perché siamo in tanti ma la fortuna non ci assiste, cosi dopo aver giocato un po' a pallone, infortunato una nostra amica del gruppo dei profughi e fatto due chìacchiere (ovviamente pure una sosta in bagno) ripartiamo speranzosi ed ormai sfiniti.

Il sole è ormai tramontato, così pure i canti che hanno allietato il nostro caldo viaggio sono ormai scemati.

Siamo tutti affamati, stanchi, sudati e qualcuno sta pure male, ma resiste.

Ultima tappa: arrivo da Krusko.

Beh, visto che nessun ristorante abbiamo trovato, concludiamo tornando al nostro paesello e il bar ospitante ci fa trovare qualcosa da mangiare.

La gita è stata una vera odissea, ci siamo divertiti ma poi i brontolamenti hanno avuto la meglio e non sapevamo ancora che i BRONTOLAMENTI DI PANCIA ci avrebbero puniti ulteriormente.

Conclusione: tutto è bene quel che finisce bene e - soprattutto - mai lamentarsi poiché per rendere una gita memorabile occorrono vari ingredienti: un anno la pioggia, un altro anno il caldo infemale e chi più ne ha più ne metta.

RINGRAZIAMENTI-.

Al fotografo ufficiale della gita: "Fufi".

E, come disse il poeta: "Ma Fufi la halo o no la halo la pelicola".

Venerdì 15 agosto

Scritto da Melissa Masiero

"Bosnia" quante domande mi sono posta prima di arrivare qui e adesso tutte le mie angosce, le mie paure sono sparite appena ho visto i sorrisi e gli sguardi di questi bimbi.

Appena arrivata dopo quel lungo viaggio ho aperto il rubinetto e non vedendo uscire l'acqua ho detto: "Ecco ci mancava solo questo e adesso?" Ma ora che è arrivato venerdì e sono già trascorsi sei giorni il problema dell'acqua è passato in secondo piano, visto che qui ci sono cose molto più importanti!

Assieme a Michele, sono caposquadra dei "ROSSI" e oggi nella caccia al tesoro unendo due squadre, sono diventata la caposquadra dei "ROSSI-BLU": bella squadra!: tutti maschi, tra gli 11 e i 18 anni, l'unica "donna" che ha saputo resistere è Nihada, chissà perché... le altre sono state cacciate martedì mattina; comunque ora che ho trascorso qualche giorno con loro posso dire che - anche se sono scontrosi al primo impatto (per maggiori informazioni contattate Giordano "O sommo poeta", come arbitro ne sa qualcosa) - in fondo sanno anche essere dei bravi ragazzi.

L'argomento principale della giornata a Doborovci non è stato tanto la caccia al tesoro quanto lo stato di salute degli italiani: metà del nostro gruppo già dalla notte scorsa è bloccata a letto con febbre e vomito (gli altri particolari li lascio a voi) per fortuna io mi sono salvata.

Credo sia giusto ed indispensabile ringraziare ufficialmente:

Luciana Collini per i medicinali, per la consulenza medica e le visite a domicilio;

Marianna Salmaso per le spremute di limone e zucchero;

Daniela Fiorin, Virginia Meneghetti (e la sottoscritta) per il trasporto a domicilio del thè caldo e delle fette biscottate;

Chiara Stivanello per la pazienza che ha avuto con Andrea (vedi i chilometri sul fiorino);

Il Farmacista di Doborovci per i fermenti lattici e le aspirine;

Il fruttivendolo di Doborovci per tutti i chili di limoni forniti ed infine agli interpreti che sono riusciti a spiegare ed a tradurre tutti i nostri bisogni!!

Oggi pomeriggio sono andata al posto di mia sorella Marianna - con Daniela e Sabrina - a Vranovic per salutare Fikreta e tutti gli altri bimbi e per consegnare loro gli ultimi regali.

Sono stata molto sorpresa dalla tranquillità e dall'ordine di questi bimbi così diversi da quelli di Doborovci, figuratevi che non hanno voluto nemmeno aprire i regali e chi lo aveva già ricevuto si spostava e non ne chiedeva un altro, (e pensare che non sono molti i chilometri che li dividono dai bimbi di Doborovci!). Li abbiamo salutati, con le lacrime agli occhi siamo saliti in macchina e quanto ci siamo girate dopo qualche metro per vederli per l'ultima volta ci siamo accorte che anche Fikreta ci stava rincorrendo con la sua carrozzina e ci salutava con la mano. Non è facile raccontare e descrivere le emozioni che ho vissuto in quel momento.

Dopo essere rientrata da Vranovic ho completato il mio turno di visite ai malati a domicilio e subito dopo mi sono preparata per andare alla cena da Krusko offerta dagli amici di Doborovci; l'accoglienza è stata come al solito calda e la cena ottima, inoltre, dopo aver riempito abbondantemente la pancia, ci sono stati ringraziamenti reciproci e sono state consegnate due borse di studio: una ad una ragazza del villaggio ed un'altra ad una ragazza del campo profughi.

Finisce qui il mio sesto giorno a Doborovci: stanchezza e felicità, si fanno sentire in uguale misura, quanta fatica ad addormentarmi, tantissime le immagini di bimbi, di ragazzi, di adulti e di anziani nel mio cuore... grazie!

Sabato 16 agosto

Scritto da Giorgio Fiorin

La mattina del sabato inizia sotto una pioggia fitta, fa anche più freddo del solito.

Siamo costretti a fare colazione dentro al ristorante e lì veniamo a conoscenza del fatto che alcuni profughi il giorno prima - al termine del torneo di calcetto - si sono lamentati con Mario perché si sentono trascurati dagli italiani, a vantaggio dei residenti del paese.

Poco dopo il cielo si rischiara e così possiamo far partire la maratona anche quest'anno, stavolta con un percorso diverso, su per il campo profughi, perché non abbiamo l'aiuto della polizia per poter far correre i bambini per la strada senza rischi. Stavolta tra i grandi manca il vincitore annunciato: Fufi, forse quest'anno è troppo vecchio o forse ha fatto le 5 del mattino come tre giorni fa e sta dormendo o forse non ha più fiato, visto quanto fuma. La consegna dei premi conclude in bellezza la mattinata, i vincitori sono contenti dei palloni riservati ai primi classificati, per tutti poi c'è un bel frisbee ed una liquirizia che alcuni però sputano schifati.

A pranzo tocca a me essere di corvèe con Samuele - detto "Salomone" - serviamo l'ennesima pasta fredda e riso in bianco alla bosniaca (cioè super-scotto) per i reduci dagli episodi di scombussolamento intestinale.

Nel primo pomeriggio vado con Mario e Mariano a parlare con i profughi che si erano lamentati; unico neo il fumo che con il caldo ti impregna benissimo i vestiti sudati, ma l'importante è aver chiarito costruttivamente le reciproche posizioni. Quando usciamo dalla cappa passiamo per il campo e ci troviamo nel bel mezzo della festa con i bambini vestiti con le casacche dei colori della pace che reclamano da bere e così si porta loro il tè anche di pomeriggio, nella confusione più totale.

Si va poi tutti al cimitero per la visita alla tomba di Krusko ma quest'anno c'è fermarsi anche sulla tomba di Medo, il ragazzo di 20 anni che si è suicidato alcuni mesi fa. Lì vicino ci sono anche i monumenti ai caduti di Doborovci, scopro così che - oltre a 22 militari - sono morti anche 2 civili, colpiti da granate cadute in paese nel 1993.

La strada che dal cimitero porta al paese piena di fermate: la successiva prevede la conoscenza di Music, il calciatore passato dal Como al Modena quest'estate. E' in ciabatte e si sta rinfrescando con un cubetto di ghiaccio in mano; gli dico che l'anno prossimo può giocare con la squadra italiana al torneo di calcetto... se c'è posto e poi gli rivolto una mia personale richiesta per il prossimo campionato di Serie A: non fare gol alla Juventus! (tra me e me penso: "Quando mai avrò un'altra occasione del genere di spararle così grosse, se non qui?")

Giunti in paese io e Chiara andiamo al bar con 4 ragazzi, tra i quali c'erano Elvira e Medina, la sorella di Medo; è un'esperienza nuova, nel senso che per la prima volta riesco a non farmi pagare da bere da dei Bosniaci... paga Chiara.

Le novità non sono ancora finite: mentre guido per andare a Gračanica a cena da Aldin mi trovo davanti un auto del luogo che procede incredibilmente più lenta di noi, mentre lo faccio notare agli altri ne capiamo anche il motivo quando l'autista prende una curva a destra molto lentamente e completamente contromano: anche qui i lavoratori vanno a bere lo sprizzetto al termine della giornata di lavoro!

La cena da Aldin è squisita, Rocky non dice una parola, i padroni di casa sono molto accoglienti e parlano bene italiano: non capita tutti i giorni di sentire degli stranieri dall'accento toscano, eppure non sono gli unici che sento quel sabato perché - tornati a Doborovci - trovo i compagni dell'Avip al bar davanti ad un tavolino ricoperto di bottiglie di birra offerte da Husso, Bosniaco dall'accento toscano anch'egli, dato che lavora a Pisa.

Domenica 17 agosto

Scritto da Andrea Tolin

E così siamo arrivati al giorno degli addii, questa mia prima esperienza a Doborovci è volata fra animazione e giochi coi bambini, cene tipiche bosniache, qualche bottiglia di pivo e...infezioni virali! La giornata comincia come sempre con Giorgio che viene a svegliarmi sulle 7 (se non ci fosse stato lui chissà se mi sarei mai alzato in orario...) un saluto ai miei coinquilini, per fortuna stanno abbastanza bene - visti i malanni dei giorni scorsi - quindi una capatina in bagno per compiere i soliti riti mattutini (sono un ragazzo fortunato, stamattina l'acqua c'è!!). Carichiamo le valigie sui nostri potenti mezzi, salutiamo la famiglia che ci ha ospitato (non prima d'esserci fatti un paio di foto in loro compagnia) e quindi anche quest'ultima mattina ci troviamo da Krusko con gli altri per far colazione. Che bello, sono venuti un sacco di ragazzi e bambini sia del campo profughi che del paese a salutarci, la commozione è grande sia da parte nostra che loro. Dopo il caffè, piccola riunione per sistemare gli ultimi dettagli, tutto questo in mezzo al baccano dei bambini presenti. La partenza sarebbe fissata per le 9, ma tra un abbraccio,una lacrimuccia e un saluto il tempo vola, per fortuna ci pensa Super-Francesco a prendere in mano la situazione, spingendoci letteralmente a bordo delle vetture (fosse per me, sarei ancora là a salutare!). Partiamo da Doborovci che sono le 10.20, in ritardo di un'ora abbondante sulla tabella di marcia, ma contenti per il caloroso saluto che la gente ci ha riservato. La comitiva è composta da 10 auto, io sono - come all'andata - a bordo dello scudo guidato da Giorgio. L'inizio del viaggio non è dei migliori, dopo neanche 3 km troviamo un incidente,comunque con un po' di manovre riusciamo a passare agevolmente l'ostacolo.

Io mi sento discretamente bene, ho un po' di mal di testa e qualche doloruccio qua e la ma - in confronto a quello che sarò all'arrivo - sono in gran forma! Poco dopo la partenza facciamo una sosta in una stazione di servizio, Daniela s'è accorta che le manca il cellulare. Rivolta come un guanto sia il borsone che lo zaino, ma del telefono nessuna traccia, cosicché decide di tornare da Krusko. L'accompagnano Michele e Roberto T., noi invece, dopo averli salutati, proseguiamo per la via di casa. Passiamo l'Arizona, che è il mercato più grande della Bosnia, dove troviamo un po' di colonna... nulla comunque in confronto a quello che c'attende. Passiamo senza problemi il confine con la Croazia (era circa l'una se non ricordo male), prendiamo l'autostrada e sfrecciamo dritti verso il confine Sloveno.Il viaggio in autostrada è abbastanza piacevole,abbiamo una bella scorta di cassette (la colonna sonora - rigorosamente rock'n'roll - spazia da AC/DC, Led Zeppelin, Deep purple ecc.).Facciamo una sosta in un autogrill per rifocillarci e per salutare Giacomo e Walter Scotti che prendono un'altra strada per Fiume. Ci raggiungono anche Daniela C.,sono stati velocissimi, ma del cellulare purtroppo nessuna traccia. Pazienza, provvederà Michele a regalargliene un altro... Ripartiamo e tutto procede bene finchè non arriviamo alla frontiera croato-slovena, sono circa le 16. Qui ci attende una colonna di macchine praticamente ferme, gente che cammina per strada, altri che spingono l'auto spenta per non surriscaldarla. Procedendo alla fantastica media di 1 km scarso all'ora, pian pianino attraversiamo prima la dogana croata e poi quella slovena. Usciamo dall'imbottigliamento che sono le 20 passate, ci raduniamo con gli altri che si erano dispersi nella confusione e ripartiamo dritti verso l'Italia. Passo io al volante per dare un po' di riposo a Giorgio e - sarà perché siamo stati fermi per più di 4 ore, sarà per la fretta di tornare a casa - forse premo un po' troppo sull'acceleratore, tanto che semino il Fiorino di Andrea poco prima dello svincolo per Gorizia a cui dobbiamo girare, cosicché lui tira dritto per Trieste con Dario che lo segue.

Comunque nessun problema, entriamo in Italia (nel frattempo Giorgio è tornato al volante... mejo par tuti, và), facciamo un'ultima tappa in un autogrill e lì troviamo ad aspettarci i"triestini" dispersi. Dopo aver preso un caffè, salutiamo Sandra ed il sommo poeta che proseguono in direzione Pordenone e Paolo che invece va a Lignano. Ci rimettiamo in autostrada che è l'una passata, qui c'aspetta il brivido finale: un camionista riparte dalla corsia d'emergenza senza freccia e si butta in mezzo la strada, dove a fianco passa un camion russo, ci troviamo la strada sbarrata, per fortuna Giorgio ha la prontezza di frenare. Ce la caviamo con un grande spavento ed i sinceri complimenti al camionista per la brillante manovra.

Arriviamo al campo sportivo alle 2.30, un po' a pezzi per il lungo viaggio (in quel momento avrei potuto recitare ne "la notte dei morti viventi"!!!), ma felicissimi per quello che siamo riusciti a fare a Doborovci. Personalmente spero di poterci essere anche il prossimo anno, questa con l'AVIP è un'esperienza che vale la pena di fare, perché il gruppo è simpatico e dinamico, la gente del posto apprezza quel che facciamo ed è molto ospitale e in più ti fa crescere come persona.

Alla prossima!

Stile predefinito (basso contrasto).Cambia stile (testo scalabile, medio contrasto).Cambia stile (testo scalabile, alto contrasto).[Non definito.]
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