AVIP

DIARIO 2001 - MISSIONE A DOBOROVCI: RELAZIONE DELLA SETTIMANA IN BOSNIA DEL 2001

domenica 5 lunedì 6 martedì 7 mercoledì 8 giovedì 9 venerdì 10 sabato 11 domenica 12 sabato 18

domenica 5 agosto

Insieme con gioia è ormai alla sua sesta edizione. La partenza è come gli altri anni da S. Angelo, incontro alle 5.30 e poi alle 6.30 partenza, via!

Quest'anno oltre alle solite macchine abbiamo anche un pulmino. Il viaggio procede tranquillo anche se il caldo e l'afa sono terribili ma non sufficienti a toglierci l'allegria.

Solita tappa il bel castello di Otocez in Slovenia per pranzare al sacco.

Finalmente verso le 17.30 passiamo la frontiera Bosniaca. Noto molti cambiamenti: più bar, negozietti, perfino uno shopping center.

Anche la piscina che c'era già lo scorso anno è ancora più gremita ed ha un nuovo edificio azzurro a fianco.

Arriviamo a destinazione verso le 18.30.

I bambini ci accolgono subito con entusiasmo. Alcuni di loro quando ci vedono arrivare sono corrono dietro alle macchine per venirci a salutare.

E' arrivato il nostro caro amico Habib a darci il benvenuto e ci accompagna al bar da Krusko.

Quest'anno non c'era Krusko ad accoglierci. Questa primavera un attacco di cuore ha posto fine alla sua vita.

Mi sembra strano non vederlo, con la sua figura imponente, a darci la mano.

Il figlio comunque ci accoglie con grande cordialità e ci assicura che avremo gli stessi spazi dello scorso anno e cioè la cucina e il terrazzo. Potremo inoltre utilizzare le scuole per fare i nostri laboratori con i ragazzi.

lunedì 6 agosto

Bel risveglio al mattino e la prima notte è passata senza problemi. Colazione super abbondante con nutella e marmellata e poi... ci siamo tuffate! Un piccolo mercato paesano, i bambini si sono letteralmente attaccati a noi, sinceramente non ho neanche guardato il mercato, ero troppo attenta a guardare quei visini sorridenti e le loro piccole mani strette alle mie. Visita al campo profughi sempre tutti in "branco", per animare la passeggiata canti e una bella sosta con bans e balli di gruppo cercando di coinvolgere tutti i ragazzi. Pranzo da Krusko! Pomeriggio: laboratori a scuola con varie attività. Molto entusiasmante bucare la pelle con un punteruolo che non perfora molto bene, beh! Ho fatto un po' di muscoli credo che la cosa sia positiva lo stesso, no? Dopo la sistemazione delle aule al termine delle attività ci siamo ritrovati per organizzare il martedì mattina, imbustare i cartellini per la divisione in squadre, tagliare lo spago da appendere al collo, ecc. Dopo una giornata del genere una bella rinfrescata e pimpanti (ma non troppo) una buona cena tutti in allegria. Dopo cena qualcuno ha proposto qualche gioco "indecente" che per fortuna o sfortuna non è andato a buon fine. Ultime chiacchiere e risate e poi...tutti a casa con le pile e non si poteva terminare così... lo scherzetto alle ragazze della casa vicina è riuscito bene direi... soddisfatte finalmente siamo andate a letto e ci siamo immerse nei nostri sogni!

Sabrina Cacco

martedì 7 agosto

Come iniziare? Cosa dire? Non saprei?! Maria Laura mi ha consigliato di buttare giù qualsiasi idea e così ho fatto. Giornata speciale, gente speciale, bambini speciali (anche se in molti, molti, molti casi verrebbe voglia di "menare"). Siamo già al secondo giorno qui a Doborovci, questa sera sono un po' stanca ma questo non conta assolutamente. I momenti di ritrovo in cucina (colazione, pranzo, cena) sono indimenticabili, possiamo dire di essere ormai una famiglia, "la famiglia italiana a Doborovci", potrebbe essere il titolo di un libro. Il momento più bello della giornata è stato quando a scuola durante il laboratorio un bimbo - Samir - ha disegnato con dei colori a tempera dei cuori ed ha voluto che scrivessi per lui il mio ed il suo nome. Piccolissimo gesto che mi ha dato molto, anzi moltissimo. Tutte ci stiamo facendo belle perché questa sera si va a Gračanica, si va in centro. Voglio ricordare che una cosa mi ha reso molto felice: c'è l'acqua, temevo tanto non ci fosse, qualche problema con il water ma non mi sembra il caso di scendere in particolari quindi vi saluto calorosamente perché si è fatto tardi... il divertimento ci aspetta.

Marianna Masiero

mercoledì 8 agosto

Mattino: passeggiata un po' dura ma... l'unione di una bella compagnia fa la forza e dà la gioia per una spinta in più che porta alla meritata meta. Una bella foto e il ricordo di una memorabile "gita" che s'è per fortuna conclusa. Mezzogiorno: quanta fame dopo tanto liquido perduto, per fortuna che il destino ha dato "in dotazione" dei validi e rimedievoli cuochi che sembrano avere la soluzione giusta sempre alla portata di mano: un caldo e "liquidoso" minestrone per compensare le perdite subite! Proprio buono (davvero eh!) co' sto caldo e co' sto seco... e giusto per cambiare: il salutare tonno... ciò, abbiamo bisogno di rinforzi per le energie vitali della memoria e delle funzioni psico-mentali!!! Grassie!!!

Pomeriggio: laboratorio, preparativi per la prima festa degli indiani... ma insomma, perché 'sti bimbi giannizzeri no i xè boni de stare fermi e calmi? Sì, sì, c'è bisogno di un aiuto, magari da quegli strani giovanotti che si aggirano per il paese - anzi, che sono sempre lì - solito posto, solito bar, solito volto, solito inno "I love you" e apprezzamenti vari... credo. Ore 18.00: mega partita di football Italija - Bosna: bella, bella, bella... cosa? La partita? Ma no, l'equipe fans-italian-girls: decorazioni, canti, grida; il risultato? Italia 3 Bosnia 5... bravi, brave, si, si. Cena: Non mi ricordo più, passo avanti.

Chicca della giornata (mi si scusi l'ironia): ore 21.30: serata nel campo profughi: canti all'italiana, diapositive delle nostre belle famiglie, del Brenta, della sede AVIP,... insomma qualche foto e notizia della nostra provenienza; non ho ancora capito se l'iniziativa è stata apprezzata, ma siamo ottimisti! E per finire, il programma stabiliva - in portate generose e gratuite, quale gesto di amicizia e condivisione - dolci e bibite. Insomma il bello della serata! Peccato che anche per il bello ci possa stare un'antinomia. E' proprio da parte di quei "baldi" giovanotti che tanto volevamo coinvolgere e con i quali per giunta condividere la gita a Sarajevo del giorno dopo! Non so per quale gradita ragione, ma sputi di profumato e delizioso gelato al gusto fragola-cioccolato ci sono arrivati addosso... forse tanto delizioso tale gelato non era! Un solo gesto ha scatenato rabbia, indignazione, sconforto, malintesi e tanta, tanta delusione per un gruppo di gioiosi volontari che si son sentiti traditi, amareggiati e che hanno visto in un attimo buttati via anni e anni di lavoro, sacrifici, gioie, attaccamenti e amicizie. Discussioni e drastiche conclusioni: bisogna dare loro una lezione! Non si fa piùùù la gita a Sarajevo! Una sana e saggia punizione o l'innesco di una terribile bomba di odio, sospetto e rischi? Quale la sorte del gruppo? Quali pericoli per le nostre macchine? Noi offesi nei valori, nel rispetto, nell'amicizia tradita e mai apprezzata. Questione delicata che proprio a me non spetterebbe commentare o criticare, visto che sono tra le ultime arrivate del gruppo, ma non riesco purtroppo a star passiva di fronte a certi eventi e situazioni. A me viene voglia di guardare nell'ottica della comunità che rischia di subire le conseguenze per colpa di di una decina di scalmanati o maleducati o incivili o - chiamateli come volete - ragazzi che hanno compiuto una delle loro tante bravate! Sì, hanno sputato, sono stati i fautori di una serata andata a rotoli ma quale la motivazione, quali i disagi e i drammi che feriscono il loro cuore? Niente moralismo e giustificazioni ma guardare in faccia tutte le cause e conseguenze, beh... un'accesa discussione che ci ha portato a riflettere, a confrontarci - sì anche a contraddirci - ma che a mio parere, se ognuno di noi (e su questo non ho dubbi) ha parlato col cuore sicuramente la soluzione migliore verrà a galla e sarà benefica sia per la coesione del gruppo sia per la buona convivenza nella comunità di Doborovci! Sono le 2.00 di notte, mancano poche ore sia all'alba che alla decisione definitiva per andare a Sarajevo o meno coi giovani: scelta difficile perché determinerà le sorti del gruppo, la nostra partenza ed il nostro rapporto con questa bella comunità. Non so quanto si riuscirà a dormire...Comunque buona notte.

Silvia Dainese

giovedì 9 agosto

La sveglia suona alle 6.30. Mi sveglio con un po' di fatica. Sono contenta di aver dormito malgrado lo stupore e l'amarezza provate la sera prima riguardo la decisione di non andare a Sarajevo e di fare ritorno anticipato in Italia. Ancora non ci credo, no non ci credo proprio. Ma come? Cinque anni che vengo a Doborovci, che stringiamo rapporti di amicizia, che i nostri sforzi sono volti a fare giocare i bambini del campo profughi con quelli del paese, ed ora succedono fatti - molto spiacevoli, è vero - ma noi rompiamo?

Penso a mio figlio di sedici anni, l'età dei ragazzi chiamati in causa, in certe occasioni così bulletto, sprezzante, arrogante; come non sentirsi traditi, non provare smarrimento di fronte a certi suoi atteggiamenti? Ma chi era veramente smarrito? Io l'adulto o lui? E quando capisci che l'arroganza può nascondere insicurezza, la crudeltà dolore, l'indifferenza paura di soffrire, lo vedi per quello che è: un ragazzo che cerca - anche se in modo errato - una sua strada. Decido di pregare, la rottura non ci deve essere, le rotture non devono esserci mai.

Padre Nostro, Padre Nostro, Papà Nostro, Nostro, Nostro...

Sveglio anche Elisa, Daniela, Rossella, Sabrina e Marianna. L'accordo della sera prima era di essere tutti alle sette da Krusko per aiutare moralmente il Presidente a dire ai ragazzi del campo profughi invitati alla gita a Sarajevo che la gita non si fa più. Ma proprio non si fa più? Ma dico io: la notte porta consiglio e vuoi proprio che non ci consigli bene? Ed io il mio zainetto me lo preparo, perché proprio non mi va giù sta storia che non si va a Sarajevo. Ci ritroviamo da Krusko, siamo tutti stralunati, troviamo Mario, e poi, non mi ricordo chi (e mi spiace) qualcuno dice che riguardo la votazione della sera prima - Sarajevo sì o no - lui ci ha ripensato e ora darebbe un giudizio diverso e anche altri dicono la stessa cosa. Il presidente chiede se siamo tutti d'accordo a rifare le votazioni e - vista la nostra risposta affermativa - si rifanno con il risultato che la maggioranza stavolta vota per andare a Sarajevo. Siamo tutti più sollevati, io sono felice. Partiamo in corriera: il gruppo AVIP seduto davanti ed i ragazzi invitati dietro, naturalmente c'è il nostro caro amico Habib. Il viaggio va bene. Rivedo Sarajevo dopo cinque anni. La bella Sarajevo, provo tanta gioia a vedere quanto è cambiata, molto ricostruita, anche se ancora ferita da quella assurda guerra. Percorriamo la città vecchia, con le sue stradine che mi ricordano i suk, bevo a lungo l'acqua fresca della fontana, girovaghiamo e ci rechiamo alla moschea.

I lavori di ricostruzione non sono terminati, i tappeti per la preghiera sono posti esternamente sotto un porticato. Chiedo ad Habib se posso andare a pregare, non vorrei offenderli, essere invadente visto che non sono musulmana, lui gentilmente mi rassicura di farlo tranquillamente. Mi inginocchio in un tappeto e ringrazio Dio sia perché non ci sono state rotture sia perché siamo lì, a Sarajevo. In quella moschea pregare con raccoglimento mi riesce forse più facile che non nelle nostre chiese. Essere accovacciati su un tappeto è una postura più naturale che l'essere inginocchiati in un inginocchiatoio e poi la semplicità del luogo non mi distoglie dal raccoglimento, dalla immediatezza e del contatto diretto con Dio attraverso la preghiera. Andiamo a mangiare, i ristoranti sono tanti e piccoli, ci dividiamo in gruppi, con il mio mi reco in un ristorante dove fanno i burek, una specialità locale: sono come dei cannelloni fatti da una pasta che è un misto tra la pasta greca e la pasta sfoglia, la quale è arrotolata con un delizioso ripieno che può essere di verdure, patate, carne o formaggio. Si possono gustare con una crema liquida sopra... squisite. Bevo yogurt come fa la gente dei tavoli vicini, yogurt che - contrariamente a quanto può sembrare - è proprio dissetante. Giriamo per le stradine e poi ci rechiamo nella Sarajevo austro-ungarica con dei bei caffè all'aperto pieni di gioventù. Mi si apre il cuore, cinque anni fa non era così: che bello vedere una città tornata alla vita. Visitiamo la chiesa cattolica, quella greco-ortodossa e la sinagoga, sono tutte a poca distanza l'una dall'altra. Visitiamo anche il mercato di piazza Merkale dove 5 anni fa una granata ha fatto un enorme numero di vittime. La gita prosegue quindi fino al parco - meta del turismo locale - dove ci sono le sorgenti della Sava. Anche il ritorno è bello, si comincia a cantare, cantano prima i ragazzi Bosniaci: canzoni tristi, sempre addii a causa della guerra; cantiamo poi noi le nostre: la solita "Bella Ciao" e le intramontabili canzoni di Battisti, è una gara simpatica dove ogni volta ci sono applausi e "Bravo" da una parte e dall'altra. Siamo tutti contenti e sollevati. Luciana maliziosamente ogni tanto mi dice: "Ma non si doveva andare tutti a casa?"

Maria Laura

venerdì 10 agosto

E' arrivato il giorno della caccia al tesoro che i bambini reclamano già da lunedì. Quest'anno l'ho organizzata io, ho pensato di fare qualcosa di diverso dagli anni precedenti per evitare che, come al solito, nascano delle incomprensioni e si evitino imbrogli da parte dei giocatori. Lo scopo del gioco è di superare 5 prove collocate in 5 posti diversi, dopo averle superate viene consegnato al caposquadra un biglietto con il pezzo di una frase. Alla fine delle 5 prove, unendo i vari pezzi con la frase, i giocatori scoprono dov'è nascosto il tesoro. Alcuni di noi seguono le squadre, altri si recano ai posti dove devono essere affrontate le prove. Alle 9.30 la caccia al tesoro comincia. La squadra di Maria Laura e Mario Celo arriva per prima al campo sportivo dov'è nascosto il tesoro. La squadra è felicissima e i bambini vogliono avere subito il premio ma bisogna aspettare gli altri. Maria Laura non riesce a credere che la sua squadra ha vinto, mi corre incontro urlando: "Daniela, Daniela sono proprio contenta, dopo cinque anni che vengo a Doborovci, questa è la prima volta che la mia squadra vince la caccia al tesoro, ci tenevo proprio, sono proprio soddisfatta. Adesso voglio fare delle foto alla mia squadra!".

Dopo circa un'ora dall'inizio del gioco, tutte le squadre hanno terminato e si può procedere con la premiazione. Alla prima squadra consegniamo una maglietta con il disegno di un indiano ed un sacchetto con un cappellino, delle penne e delle caramelle. Agli altri, arrivati tutti a pari merito, diamo solo la maglietta. Aldin cerca di tradurre tutto: "I bambini dicono che non è giusto che tutti abbiano lo stesso premio, quelli arrivati secondi non vogliono lo stesso premio degli ultimi, cosa devo fare?". Gli suggeriamo di dire che per quest'anno è così, o accettano il premio o per loro non ci sarà nient'altro. Sembra funzioni, tutti si mettono in fila. Ma che sconforto: i bambini non sono per niente contenti di questo premio, forse solo una o due bambine accennano un sorriso di ringraziamento, qualcuno addirittura lo rifiuta (poi si pente e si rimette in fila per riceverlo). Aldin continua a tradurre "Questa bambina dice che la maglietta è troppo grande e non la vuole". Marianna M. gli suggerisce "Fai come ho fatto io, se ti dicono che la maglietta è troppo grande, rispondi che possono regalarla alla mamma, ti assicuro che funziona, ho visto delle bambine contente di questa risposta, oppure puoi dire che basta lavarla e si restringe anche se sembra un po' una presa in giro". Diciamo ai bambini che la maglietta devono usarla sabato per la maratona. E' un po' una delusione anche per me che prima di partire mi ero impegnata per avere quelle magliette in tempo.

A parte i premi, sembra che il gioco sia ben riuscito anzi c'è stato anche qualche episodio divertente come quello raccontato da Aldin che ha seguito il gioco del mimo vicino ad una fontana: "C'è stata una squadra che dopo aver superato la prova, si è messa a cercare il tesoro dentro alla fontana buttando fuori l'acqua e non voleva saperne di proseguire per la tappa successiva".

Intanto è già arrivata l'ora del pranzo.

Alle 14 arrivano degli ospiti: abbiamo chiesto ai ragazzi che sono venuti in gita a Sarajevo di venire a prendere un caffè da noi per stare un po' assieme e per raccontarci qualcosa di loro. Non sono molto convinta di questo incontro, forse preferirei dedicarmi ad altre cose ma resto lo stesso ad ascoltare. Le frasi che più mi colpiscono sono quelle di Atif: "Quando sono scappato dal mio paese, avevo 13 anni, ero assieme alla mia famiglia, dopo un po' mia mamma e mia sorella sono state portate in un altro posto. Io correvo per i boschi con mio padre ma un giorno ho perso anche lui e da allora non l'ho più rivisto. Sono arrivato in un paese dove arrivavano pullman pieni di gente e ho aspettato che arrivasse qualcuno che conoscevo. Così è stato e con questa gente sono arrivato qui a Doborovci". Un altro ragazzo dice: "Anch'io ero piccolo quando è successo, mi ricordo che per un anno dall'inizio degli scontri, noi bambini giocavamo ancora tutti assieme, io avevo degli amici serbi che abitavano nel mio stesso paese e giocavo con loro. Dopo le cose sono cambiate e non abbiamo più potuto giocare assieme ma non per colpa nostra, erano i genitori che ce lo impedivano". Jasmin dice: "Come passiamo le nostre giornate adesso? Lavoriamo un mese all'anno quando ci chiamano per i raccolti nei campi e poi al mattino ci alziamo ed aspettiamo che arrivi la sera per giocare a calcio e dopo andiamo a letto e aspettiamo che arrivi il mattino". Uno di loro dice: "Anche noi siamo contenti quando venite voi italiani, vi ringrazio ancora per la gita di ieri a Sarajevo e spero che anche l'anno prossimo organizzerete una gita in un posto più lontano". Noi chiediamo un po' di collaborazione da parte loro durante i giochi e i laboratori del pomeriggio e loro accettano. Un'ora passa veloce e capiamo che tutti vorrebbero lasciare Doborovci per andarsene in America come tanti di loro hanno già fatto. Alle loro frasi non riesco a fare commenti, sono rimasta in silenzio ad ascoltare e sono contenta di averlo fatto, adesso li conosco un po' di più e posso avere più rispetto per loro.

Alle 15.30 andiamo tutti a scuola per preparare le fasce da mettere in testa per la festa degli indiani. Non mi sembra vero ma i ragazzi più grandi ci hanno seguito e ci aiutano. In particolare Jasmin resta con me e si mette a tagliare le penne sul cartoncino per tutti i bambini, poi prepara due fasce con la penna, le colora e me ne regala una. Con i colori a dita ci coloriamo il viso (e non solo: qualche bambino si dipinge anche braccia, gambe e corpo). Assieme a tutti gli altri andiamo in campo sportivo dove Mariano, Mario Celo e Giorgio hanno montato quattro tende. Iniziamo la festa con alcuni canti e tante foto.

Più tardi abbiamo appuntamento con la famiglia di Krusko per andare a visitare la tomba. Siamo in pochi, quelli che conoscevano Krusko, la moglie ci ringrazia per essere lì. E' per me un momento forte perché penso che se non ci fosse stato quell'uomo e adesso la sua famiglia, forse noi non saremmo mai andati a Doborovci e io non avrei potuto vivere esperienze così importanti (almeno non in questo modo).

Sempre di corsa andiamo a consegnare del materiale all'asilo del paese, qualche foto al volo e finalmente posso andare a casa.

La serata è speciale: siamo tutti invitati al ristorante di Krusko per la cena che ogni anno ci offrono. Quest'anno la cena viene servita all'aperto. Il menù è sempre il loro tipico: pita, caprone, verdure. Alla fine della cena ci scambiamo ringraziamenti e regali.

La serata è accompagnata da musica tipica Bosniaca fino a quando Stefano P. e Samir prendono i loro cd ed inizia la vera festa (almeno per noi). Spostiamo una fila di tavoli ed ecco pronta la pista da ballo dove ci scateniamo tutti (a parte qualche pigrone) fino a notte fonda. Sul più bello, il loro musicista, di professione infermiere, prende il sopravvento e ci delizia (come direbbe Maria Laura) suonando la fisarmonica e cantando. L'unica contenta è Maria Laura che ha un debole per quell'uomo così affascinante. Tutti speriamo che finisca in fretta.

Sono già le due e andiamo a casa, qui ho gli ultimi momenti per commentare la giornata e soprattutto la serata con le mie compagne e poi si va a dormire.

Scritto da Daniela

sabato 11 agosto

(in costruzione)

domenica 12 agosto

è arrivato il giorno del ritorno a casa.Verso le 9 ci troviamo tutti da Krusko, salutiamo la sua famiglia che anche quest’anno ci ha ospitato nel suo ristorante e facciamo i migliori auguri alla signora perché abbiamo appena saputo che aspetta un bambino.

A differenza degli altri anni questa volta c’è meno commozione forse perché solo alcuni bambini sono venuti a salutarci, in effetti non abbiamo fatto tanta pubblicità sull’ora della nostra partenza.

Verso le 10.30 inizia il viaggio di ritorno.

Già nella zona dell’Arizona troviamo un po’ di traffico. In realtà non ho mai visto così tanta gente in questo posto ma poi capiamo che è giorno di festa e tutti si muovono per fare le spese, è un po’ come da noi al sabato quando affolliamo i centri commerciali. Dopo circa un’ora riusciamo a riprendere la marcia.

Il furgone guidato da Stefano Stefano è sempre in testa e i due sembrano avere molta fretta di arrivare a casa tanto che per 500 km. non accennano a fermarsi, rincorsi dalle maledizioni di una ragazza che dovrebbe andare al bagno; per fortuna ad un certo punto anche loro devono fare benzina e ci graziano con la prima sosta. Le fermate successive sono poche e brevi.

Verso le 19.30 arriviamo all’autogrill di Gonars dove incontriamo i genitori di Lorenza che sono venuti a prenderla per portarla a casa ad Udine e nei loro sguardi si vede spegnersi la vana speranza che ce la fossimo dimenticata lì.

Alle 21 arriviamo a Sant’Angelo ma la voglia di stare assieme è ancora tanta e così ci fermiamo tutti per una pizza a Celeseo.

L’avventura di quest’anno è finita, abbiamo passato assieme giorni bellissimi, importanti, intensi, abbiamo superato momenti difficili, sono nate nuove amicizie.

Scritto da Daniela F.

sabato 18 agosto

Ciao, ciao... A presto!

Vidimo se.

E questi saluti accompagnati anche da molte lacrime dei bambini che vedevano finire la loro avventura per quest'anno, mi ritrovo qui a casa piena di nostalgia per tutto quello che sono riuscita a vivere assieme a quei dolci angioletti.

Sono stati loro ad insegnarmi il sorriso, la gioia di vivere l'amicizia senza riserve e l'amore gratuito.

Mi piange il cuore sapere che ho lasciato tutto lì, così lontano da me perché quei bambini sanno dare molto.

Se io a loro sono riuscita a dare la metà di quello che avevo dentro loro hanno saputo darmi tre volte il doppio.

Vorrei andare avanti per fogli e fogli e riempire pagine e pagine per dire cosa porto nel cuore di questa meravigliosa esperienza "magica" e "viva".

Quando ci sono di mezzo i bambini è proprio il caso di parlare di vita, ed è stato bello vedere che nei loro occhi brillava e pullulava il senso e la voglia di vivere.

Mi hanno fatto sperimentare che vivere significa rischiare ed è stato proprio questo il viaggio in Bosnia per me: un grande rischio, ma come tutte le cose pieno di sorprese.

Ciò che ricordo con più tenerezza nel mio cuore è come i bambini cercavano amore, carezze e abbracci dal primo sconosciuto che accennava loro un sorriso. Ed io, quando arrivai in Bosnia, ero una di questi, una perfetta sconosciuta, ma loro non hanno temuto e senza tanti complimenti o terzi gradi come noi, senza neppure sapere chi fossi, mi hanno letteralmente buttato le braccia al collo.

Ho ancora la pelle d'oca nel pensare a quanto sono stata coccolata in questi sette giorni e a quanto amore ho respirato, quell'amore gratuito che non chiede nulla in cambio, ma basta a se stesso nell'essere stato donato.

Ecco tutto quello che ricordo, degli angioletti dagli occhini sinceri che mi tendevano le loro manine e sapevano sempre come farmi sentire speciale anche se non facevo proprio nulla per esserlo.

Elisa

RESPIRO D'AMORE

Non sanno chi sono

Ma ecco,

delle manine,

si avvicinano a me senza riserve,

stringendomi, coccolandomi con attenzione,

e poi ecco

guardando più su,

anche gli occhini scorgo,

mi sorridono, mi scrutano, mi osservano,

con un po' di curiosità.

In un attimo ed incredibilmente,

già buoni amici

io,

quelle manine strette a me,

quegli occhi che si incontrano,

e le parole?

Non parlano le nostre bocche,

ma conversano tra loro i nostri cuori;

noi,

come piccoli fili ci uniamo,

ed intrecciati l'uno all'altro

intessono,

un semplice, ma così meraviglioso

ed unico,

respiro d'amore.

Elisa

Stile predefinito (basso contrasto).Cambia stile (testo scalabile, medio contrasto).Cambia stile (testo scalabile, alto contrasto).[Non definito.]
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